Tempesta in un bicchier d'acqua sulle parole del ministro Giorgetti sulla revisione e l'aggiornamento delle…
Renzismo senza limitismo
Giorgia Meloni fa perdere politicamente la testa a Matteo Renzi. I Graffi di Damato
Temo, per lui naturalmente, che a perdere di più la testa dopo e a causa della conferenza stampa d’inizio d’anno di Giorgia Meloni sia stato Matteo Renzi. Non quello travestito da arabo con l’amico Marco Carrai nel fotomontaggio di prima pagina del Fatto Quotidiano, a caccia di petrodollari per conservare il vertice della classifica dei parlamentari paperoni, non avendo fatto in tempo ad acquistare a Milano il biglietto vincente della lotteria Italia, ma il Renzi vero. Quello propostosi agli italiani nelle ultime elezioni politiche come il motore, se non la guida momentaneamente lasciata al pur infido Carlo Calenda, di un terzo polo capace di oscurare a destra l’astro nascente della prima donna destinata a Palazzo Chigi e di far perdere definitivamente a sinistra le tracce di un Pd da lui inutilmente conquistato come segretario, e poi anche presidente del Consiglio, nell’ormai lontano 2012.
Da allora sembrano obiettivamente passati molto più degli undici anni e rotti trascorsi sul calendario, tanto è cambiato nel frattempo lo scenario politico italiano, pur in buona parte sotto la regìa dello stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da lui voluto ostinatamente nel 2015, anche a costo di rompere la semi-alleanza stretta con Silvio Berlusconi al Nazareno sul terreno della riforma costituzionale con i buoni uffici del comune amico Denis Verdini. Riforma notoriamente bocciata nel 2016 con quel referendum che doveva essere confermativo. E bocciata con l’inedita convergenza fra una destra ancora a trazione berlusconiana e una sinistra tornata in quella contingenza a trazione dalemiana, in una riedizione improvvisata, quindi, del famoso “Dalemoni” uscito dalla fantasia, o dall’acume, del compianto Giampaolo Pansa.
Forse pentito del riconoscimento fatto ieri sul suo Riformista alla Meloni di essersi dimostrata nelle tre ore e più della sua conferenza stampa, comprensive di una corsa umanissima alla toilette, “un’autentica – consumata – fuoriclasse della comunicazione”, contestata “in malafede”, Renzi ha voluto precisare oggi sul Corriere della Sera il carattere sostanzialmente fraudolento di quel successo.
Fraudolento, ripeto, perché la premier avrebbe speso la sua bravura per “nascondere l’affanno”, al singolare ma tanto grande da poterle risultare fatale, in cui si troverebbe col suo governo e con la sua maggioranza. Che – ha spiegato l’ex presidente del Consiglio – “devono trovare 15 miliardi per il 2024 e 35 miliardi per il 2025”. In attesa comunque della catastrofe da lui attesa o auspicata, Renzi ha riconosciuto che “per sei mesi la premier anestetizzerà tutto con la campagna elettorale. Si atteggerà a statista in politica estera dove pure non tocca palla. Cannibalizzerà Salvini e Tajani e a luglio gestirà il rimpasto da un punto di forza”. Un rimpasto, ripeto, da un punto di forza, non il suo funerale politico. Che tanto servirebbe invece a Renzi per continuare a fare davvero politica, e non solo soldi.