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Riforma Cartabia, quando a creare l’inciampo sono Forza Italia e Lega

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L’approvazione della contestata riforma Cartabia sta creando strane alchimie tra M5s, ex grillini e forzisti, che provano assalti per rallentarne la corsa…

Nemmeno tre settimane, in seno al Consiglio dei ministri, fa era passato all’unanimità il testo della riforma Cartabia del processo penale. Tutti i rappresentanti della variegata maggioranza di questo terzo esecutivo della legislatura, apparentemente, erano perciò d’accordo. Ma Mario Draghi non si era fidato, tant’è che aveva detto ai vari ministri di comunicare ai rispettivi gruppi di appartenenza che il presidente del Consiglio si aspettava “lealtà” in vista del passaggio in Parlamento. Di più: Palazzo Chigi aveva fatto trapelare l’auspicio del premier anche ai media, per inchiodare i partiti alle proprie responsabilità.

Poi sappiamo com’è andata: Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento 5 Stelle, ha iniziato a sparare palle incatenate verso la riforma Cartabia, sia per differenziarsi da Beppe Grillo, filo-governista e mai così moderato,sia per serrare i ranghi tra pentastellati nuovamente a rischio scissione, strizzando l’occhio a quelli più oltranzisti. A parte questi mal di pancia messi già in conto da Palazzo Chigi, però, finora la maggioranza aveva tenuto. Almeno fino a poche ore fa, quando 25 deputati della commissione Giustizia hanno bloccato il tentativo di arrembaggio di 19 parlamentari di Forza Italia e Lega che chiedevano di allargare il perimetro della riforma del processo penale all’abuso d’ufficio e alla definizione del pubblico ufficiale. Una sortita piuttosto sguaiata, che ha ottenuto come unica conseguenza l’uscita della deputata forzista Giusi Bartolozzi dalle file berlusconiane e il suo passaggio al Gruppo Misto. Respinta di misura una analoga richiesta di allargamento del perimetro avanzata dall’Alternativa c’è (il gruppo formato dagli ex M5s) con 23 voti contrari e 21 favorevoli.

La riforma Cartabia sta dunque creando insolite alchimie, con pentastellati ed ex pentastellati che tornano a parlarsi, ma soprattutto che annusano, nemmeno troppo sospettosamente, i colleghi forzisti, anch’essi a quanto pare intenzionati a calciare la palla lontano, rinviando il testo a dopo l’estate. Mario Draghi – è noto – non vuole assolutamente: la riforma Cartabia è prodromica all’arrivo dei fondi del Next Generation Eu (ce l’ha chiesta l’Europa e approvarla in fretta sarà prova della serietà delle nostre intenzioni una volta che avremo i primi soldi di Bruxelles) e per di più il premier si è speso personalmente con Ursula von der Leyen sulla sua approvazione entro l’estate, che si fa sempre più difficile.

 

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