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Rimborsi dei parlamentari M5s, ecco i nomi dei morosi-ritardatari (ci sono anche ministri)

Rimborsi

A che punto sono i rimborsi dei parlamentari M5S tra i 42 morosi che non versano da parecchio tempo e il Comitato presieduto da Di Maio che ricorrerà agli avvocati

C’è maretta in casa Cinque Stelle per la questione dei rimborsi che gli eletti in Parlamento devono versare ogni mese. In sostanza, una restituzione ai cittadini di parte dello stipendio ricevuto dallo Stato.

Al momento i parlamentari, come si evince dal sito tirendiconto.it, hanno ridato 82.719.877, 75 euro. Il problema però — ed è stato il Messaggero a sollevare la questione — sono i 42 morosi (33 alla Camera e 9 al Senato), tra cui il senatore Alfono Ciampolillo (che non versa da oltre un anno), i ministri Lorenzo Fioramonti e Nunzia Catalfo, fermi rispettivamente a dicembre 2018 e a gennaio 2019, la deputata Carla Ruocco ferma anche lei a gennaio 2019. Insomma, 1 parlamentare su 4 del Movimento.

A vigilare sui rimborsi un Comitato ad hoc di cui fanno parte il deputato Francesco D’Uva e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, e che è presieduto dal ministro degli Esteri e leader del M5S Luigi Di Maio.

L’ultimo Restitution Day è del maggio 2019, prima delle elezioni Europee, quando sono stati dati circa 2 milioni di euro al Fondo per la povertà educativa infantile. Ora ci sono da parte oltre 2,5 milioni ma gli iscritti di Rousseau non hanno ancora deciso a chi destinare la somma.

IL CASO CIAMPOLILLO

Il più moroso al momento — come dicevamo — è il senatore Alfonso Ciampolillo, il cui ultimo versamento è di giugno 2018, e che tra gennaio e giugno 2018 ha restituito 10mila euro. In totale Ciampolillo ha ridato 168.025,54 euro.

LO STATO DELL’ARTE PER I MINISTRI DEL MOVIMENTO

Policy Maker è andato a curiosare fra i componenti pentastellati del governo Conte bis, partendo dal ministro degli Esteri, e leader del Movimento, Luigi Di Maio, il cui ultimo versamento risale a maggio 2019 e che finora ha restituito 193.096,14 euro.

Decisamente meno bene fanno il responsabile dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, fermo a dicembre 2018, che ha versato poco più di 21.500 euro, e la senatrice Nunzia Catalfo, responsabile del Lavoro e delle Politiche sociali, il cui ultimo versamento risale a gennaio 2019 per un totale di 153.475,06 euro.

Il più solerte, e chissà che non c’entri il ruolo che ricopre, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che è fermo a luglio 2019 e che ha restituito 300.149,83 euro. A lui spetta pure il record di cifra pagata ai cittadini.

Dietro Bonafede c’è Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, il cui ultimo versamento risale a giugno 2019 e che ha ridato 30.500 euro. Segue poi una pattuglia che è ferma con i versamenti alla primavera di quest’anno: Fabiana Dadone, Pubblica amministrazione, ha restituito 236.561,26 euro fino allo scorso maggio; Vincenzo Spadafora, Sport e Politiche giovanili, ha restituito 27.498,22 euro fino ad aprile; Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex ministro dei Rapporti con il Parlamento, che ha versato oltre 260mila euro fino a marzo 2019 così come il suo successore Federico d’Incà, che invece ha restituito 208.881,11 euro.

Nella lista è assente il responsabile dell’Ambiente Sergio Costa, perché è un indipendente di area M5S.

IPOTESI SOLUZIONE

Cosa fare a questo punto? Di Maio e gli altri del Comitato probabilmente ricorreranno agli avvocati visto che peraltro hanno dalla loro parte l’Agenzia delle Entrate la quale — come ricorda Il Messaggero — ha stabilito che quelle degli oltre 300 parlamentari non sono donazioni, per cui non sono soggette a tassazione, ma sono “l’adempimento di un obbligo giuridico che gli eletti della XVIII legislatura sono tenuti ad assolvere proprio in virtù della qualifica soggettiva di eletti quali parlamentari”. Perciò, si tratta di “un preciso obbligo giuridico di fonte convenzionale”.

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