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Medio Oriente, cosa prevede il piano sicurezza del Viminale
Giornate di massima allerta in tutta Europa. In Italia il Viminale rafforza la vigilanza verso ogni possibile obiettivo a 360 gradi
Sale la tensione in Italia, come nel resto dell’Europa. Ieri è stato un venerdì di allerta massima nelle piazze e nelle moschee per quanto sta avvenendo in Israele. Una situazione resa ancora più complessa dopo quanto avvenuto in Francia dove un cittadino di origini cecene ha accoltellato a morte un docente di una scuola al grido Allah Akbar.
Un episodio che al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, “rievoca fantasmi non molto antichi” per “fibrillazioni che si possono verificare ma non sempre possono essere intercettate”. Per la premier Giorgia Meloni al momento nel nostro Paese “non c’è un livello particolare di allerta” ma i “nostri servizi di sicurezza sono allertati” anche “sul rischio emulazione”.
Una giornata, quella di ieri, che ha rappresentato, di fatto, il primo vero banco di prova del dispositivo in tema dopo quanto definito martedì scorso al Viminale del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Grande spiegamento di forze per manifestazioni in molte città. E oggi si replica con altri cortei pro Palestina a Milano, Palermo, Torino e Firenze.
In mattinata, nel frattempo, nuova riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica con i vertici di intelligence e forze di polizia per analizzare i riflessi della situazione in Medio Oriente.
IL VIMINALE: VIGILANZA RAFFORZATA VERSO OGNI POSSIBILE OBIETTIVO
Il Viminale già da martedì ha disposto “l’innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio”. Sul tavolo sono stati messi tutti i potenziali elementi di rischio da seguire con attenzione nei prossimi mesi che si annunciano complicati e carichi di tensione per gli apparati di sicurezza.
L’atto di guerra senza precedenti di Hamas ha infatti ridato forza alla galassia islamista che – almeno sul continente europeo – sembrava in fase recessiva dopo gli attentati degli anni scorsi. Non è un caso l’invito a rafforzare la vigilanza a 360 gradi, “verso ogni possibile obiettivo”.
OLTRE 28.000 OBIETTIVI SENSIBILI IN ITALIA, 205 QUELLI ISRAELIANI
Su quelli israeliani fin dallo scorso sabato in tutta Italia i Comitati provinciali per la sicurezza hanno potenziato i presidi su indicazione del capo della Polizia, Vittorio Pisani. A Roma, in primis, dove lunedì 16 ottobre ci sarà la cerimonia per l’80/o anniversario del rastrellamento delle Ss nel Ghetto. Ma si guarda più in generale a tutti gli eventi che richiamano folle, a stazioni ed aeroporti, a luoghi simbolo delle città.
In totale sono oltre 28mila gli obiettivi sensibili in Italia di cui 205 quelli israeliani, in prevalenza diplomatici e religiosi. La ricognizione è stata effettuata nel corso dell’odierna riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, durante la quale sono state acquisite notizie aggiornate ed è stata eseguita un’analisi degli obiettivi sensibili.
MONITORAGGIO SUGLI AMBIENTI ISLAMICI PIU’ RADICALI
Un forte impulso è stato dato alla raccolta di informazioni per cogliere sul nascere eventuali progetti terroristici. Monitorati gli ambienti islamici più radicali, le carceri ed anche la rete dove le immagini delle uccisioni efferate di civili israeliani stanno avendo molte condivisioni e vengono utilizzate per invitare alla jihad.
Sull’immigrazione – sia via mare che attraverso la rotta balcanica – il focus è stato potenziato. “In un momento di tensione – ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – bisogna verificare che tra i migranti irregolari non ci siano terroristi che cercano di entrare in Europa mischiandosi” con chi fugge dal proprio Paese: “quindi la vigilanza è aumentata”. E la nuova crisi potrebbe ulteriormente incentivare le partenze, diverse delle quali avvengono da aree a forte presenza jihadista.
Anche l’intelligence ha intensificato gli scambi informativi con le strutture analoghe dei Paesi del Medio Oriente. C’è poi attenzione sui gruppi palestinesi storicamente attivi sul territorio nazionale. Si tratta di associazioni che fanno riferimento a diverse fazioni e che hanno diverse modalità di difendere la causa. In passato alcuni degli esponenti sono stati accusati di raccogliere fondi per finanziare Hamas.
Ci sarà un giro di vite su queste attività anche sulla base di un’analisi dei movimenti bancari. Occhio anche ai circoli di sinistra ed antagonisti che tradizionalmente sostengono la causa palestinese.