Alle ore 12 in plenaria a Strasburgo, l’Europarlamento voterà sulla richiesta del tribunale di Budapest di revocare l’immunità parlamentare di Ilaria Salis. Dopo il parere contrario della commissione Affari giuridici (JURI) — deciso per un solo voto di scarto — l’assemblea è chiamata a esprimersi definitivamente: la posta in gioco è la possibilità per la giustizia ungherese di processare l’eurodeputata.
Il Parlamento europeo è chiamato a decidere se revocare l’immunità all’eurodeputata Ilaria Salis: il voto di plenaria è in agenda per oggi nell’Aula di Strasburgo.
Sulla questione si è già espressa la commissione JURI, che ha già respinto la richiesta di revoca con uno scarto minimo – 13 voti a 12 – ribaltando le previsioni della vigilia. Malgrado non sia vincolante, l’Europarlamento in genere tende a convalidare quanto deciso dal comitato. Ora in soccorso di Salis arriva anche la relazione del presidente della Commissione Ilhan Kyuchyuk, che parla di possibili elementi di “persecuzione politica”: un aspetto non secondario, dato che l’Ue deve evitare che il voto si tramuti in una mozione contro il sistema giudiziario ungherese.
Ma per raggiungere la soglia necessaria e fermare la revoca dell’immunità serve una maggioranza più più voti di quanti la sinistra europea sia in grado di mobilitarne: per questo sarà decisivo il voto dei Popolari.
UN VOTO DALL’ESITO INCERTO
I gruppi di centro-sinistra e progressisti (S&D, Renew, Verdi, Sinistra) possono mettere insieme un blocco compatto a favore di Salis, che ammonterebbe a circa 312 deputati; tuttavia per respingere la revoca serve raggiungere la soglia di 360 voti.
I numeri ufficiali apparentemente non favoriscono Salis, ma la votazione si terrà in forma segreta e ciò può favorire i franchi tiratori che vogliono smarcarsi dalle indicazioni di ciascun partito, a partire dagli altri europarlamentari italiani, che sodalizzerebbero con la connazionale.
IL PPE È L’AGO DELLA BILANCIA
Ancora una volta sarà determinante l’orientamento del Partito Popolare Europeo, già decisivo in Commissione JURI il 22 settembre. La linea ufficiale del Ppe è quella di trattare diversamente i casi di Ilaria Salis e di Peter Magyar, il principale oppositore di Viktor Orbàn, anch’egli sottoposto alla medesima richiesta di revoca dell’immunità e lui stesso membro dei Popolari (diversamente dall’eurodeputata italiana, che milita nella Sinistra Europea).
IL DISTINGUO TRA SALIS E MAGYAR
Il distinguo tra i due casi lo ha chiarito Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia, parti to nei Popolari trova l’europartito di riferimento: “noi siamo e saremo sempre garantisti, ma l’immunità parlamentare serve a tutelare i parlamentari nello svolgimento del loro mandato: non possiamo trasformarla in uno scudo per evitare processi su fatti avvenuti prima dell’elezione”.
Il voto però sarà espresso in forma segreta e non è escluso che i Popolari possano votare in ordine sparso, come già accaduto in Commissione JURI, salvando l’europarlamentare italiana.
LA RELAZIONE DI KYUCHYUK: SALIS PERSEGUITATA
Il presidente della commissione JURI, Ilhan Kyuchyuk, ha redatto una relazione che sarà presentata in aula: nel testo Kyuchyuk ricorda le accuse a carico di Salis e le misure restrittive adottate durante il procedimento, ma evidenzia soprattutto elementi che, a suo avviso, fanno emergere un sospetto di persecuzione politica (“fumus persecutionis”) nei confronti dell’eurodeputata.Per questo motivo la commissione ha raccomandato alla plenaria di respingere la richiesta di revoca.
COSA SUCCEDE SE L’IMMUNITÀ VIENE REVOCATA (E SE NO)
In base all’iter parlamentare, la decisione della plenaria è quella che determina se l’immunità viene effettivamente revocata e se il procedimento giudiziario in Ungheria può proseguire.
Se la plenaria vota per la revoca, l’immunità cade e le autorità ungheresi potranno perseguire Salis. Se la plenaria conferma l’immunità, invece, il procedimento a suo carico rimarrà sospeso finché l’Europarlamento non decidesse diversamente.