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Saluto romano, cosa ha deciso la Cassazione e cosa prevede l’art.5 della legge Scelba
La Cassazione si pronuncia sul saluto romano alla commemorazione per Ramelli a Milano nel 2016: “Contestare la legge Scelba”
Per il saluto romano va contestata la legge Scelba sull’apologia del fascismo e in particolare l’articolo 5. E’ la decisione delle sezioni unite della Cassazione che hanno disposto un processo di appello bis per otto militanti di estrema destra che avevano compiuto il saluto nel corso di una cerimonia commemorativa a Milano nel 2016 per Sergio Ramelli, studente di 19 anni e militante del Fronte della gioventù assassinato nel 1975 da un un gruppo appartenente ad Avanguardia operaia. Gli imputati erano stati assolti in primo grado nel 2020 per l’insussistenza dell’elemento soggettivo e poi condannati nel 2022.
Nelle informazioni provvisorie la Suprema Corte afferma che “la ‘chiamata del presente’ o ‘saluto romano’ è un rituale evocativo della gestualità propria del disciolto partito fascista, integra il delitto previsto dall’articolo 5 delle Scelba, ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista”.
I giudici, inoltre, ritengono che “a determinate condizioni può configurarsi” anche la violazione della legge Mancino’ che vieta “manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge”.
GLI AVVOCATI: “MA IL SALUTO ROMANO NON E’ REATO NELLE COMMEMORAZIONI FUNEBRI”
Repubblica.it riporta le dichiarazioni dell’avvocato Domenico Di Tullio, difensore di due degli otto imputati: “La decisione della Cassazione sancisce che il saluto romano non è reato a meno che ci sia il pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista così come previsto dall’articolo 5 della legge Scelba, oppure ci siano programmi concreti e attuali di discriminazione razziale o violenza razziale così come previsto dalla legge Mancino”. “Se mancano sia il tentativo di ricostituzione o programmi di discriminazione ovviamente non è reato – sostiene l’avvocato – La cerimonia del ‘presente’ quindi si può fare solo quando è un atto commemorativo come nel caso specifico. Nel caso di Acca Larentia e nelle migliaia di commemorazione fatte in Italia negli ultimi 70 anni, il saluto romano non è reato. Toccherà alla magistratura dimostrare in concreto il contrario”.
COSA PREVEDE L’ART.5 DELLA LEGGE SCELBA
“Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell’articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni”. E’ quanto recita l’articolo 5 della legge 20 giugno 1952, n. 645, citato dalla Cassazione in relazione al saluto romano.
PG: “IL SALUTO ROMANO E’ REATO SE PERICOLO DI ORDINE PUBBLICO”
In mattinata la Sezioni Unite della Suprema Corte ha dovuto affrontare una questione interpretativa sul saluto fascista. E’ stato l’avvocato generale e Pg di Cassazione, Pietro Gaeta, nel corso del suo intervento ha detto che “il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.
Il rappresentante della procura generale della Cassazione, che ha chiesto di confermare la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato alcuni esponenti di un movimento di estrema destra che aveva fatto il saluto fascista durante una commemorazione, ha aggiunto che “Acca Larentia con 5 mila persone è una cosa diversa di quattro nostalgici che si vedono davanti ad una lapide di un cimitero di provincia ed uno di loro alza il braccio – ha affermato Gaeta – Bisogna distinguere la finalità commemorativa con il potenziale pericolo per l’ordine pubblico. La nostra democrazia giudiziaria è forte e sa distinguere. E’ ovvio che il saluto fascista sia una offesa alla sensibilità individuale” ma diventa reato “quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico. Non possiamo avere sentenze a macchia di leopardo in cui lo stesso gruppo viene assolto da un tribunale e condannato da un altro”.
COSA AVEVA DETTO IL MINISTRO PIANTEDOSI SUI FATTI DI ACCA LARENTIA
In occasione del Question Time alla Camera lo scorso 10 gennaio, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, era intervenuto circa i fatti della commemorazione in via Acca Larentia (la commemorazione neofascistadi decine di militanti di estrema destra, che hanno fatto il saluto romano): “Lo spirito della commemorazione di tragedie così gravi come quella di Acca Larenzia, che ha causato il vile assassinio di giovani vite e che rimane tuttora senza giustizia, è tradito dalla riproposizione di gesti e simboli che rappresentano un’epoca condannata dalla storia” aveva scandito in Aula Piantedosi. “La questura ha trasmesso alla competente autorità giudiziaria – aveva poi proseguito il titolare del Viminale – una prima informativa di reato, contestando il delitto di apologia del fascismo a carico di cinque esponenti di Casa Pound, individuati tra i partecipanti, cui seguiranno ulteriori comunicazioni all’esito del riconoscimento e identificazione degli ulteriori convenuti alla manifestazione”.