Dal caso Facci a quello Petrecca. Non trova pace la nuova Rai targata Meloni. Conversazione con il responsabile Informazione, Cultura, Culture e memoria del Partito democratico, Sandro Ruotolo
Non trova pace la nuova Rai targata centrodestra. Dopo l’addio di nomi di peso della tv pubblica, da Fabio Fazio a Lucia Annunziata passando per Bianca Berlinguer, ora ad accedere il fuoco della polemica ci sono i casi Facci e Petrecca. Entrambi legati alle vicende giudiziarie che coinvolgono il figlio della seconda carica dello stato, Leonardo Apache La Russa.
Delle controversie in Rai e di una quadratura del cerchio non si è ancora trovata per la tv pubblica ne abbiamo parlato con Sandro Ruotolo, giornalista e responsabile Informazione, Cultura, Culture e memoria del Partito democratico.
A causa di un’espressione poco ortodossa utilizzata in un articolo Filippo Facci rischia di perdere il suo programma in Rai. Lei cosa ne pensa?
Facci è un’intellettuale che sceglie spesso il passo della provocazione, come Sgarbi, che ama l’eccesso. Però l’eccesso funziona fino a un certo punto. Quando si toccano argomenti come il sessismo, l’omofobia, il razzismo, beh lì non c’è eccesso che tenga. Quelli sono reati, non sono espressione di una di una libertà di pensiero che va garantita con l’articolo 21. Quando ti esprimi in quel modo nei confronti di una donna che denuncia di essere stata violentata, quando ti esprimi su Michela Murgia definendola il “cessismo”, in un tweet di qualche anno fa, o quando te la prendi con i napoletani, non c’entra nulla l’articolo 21. È un modo di essere che un può, tra virgolette, accedere al servizio pubblico. Tra l’altro lui è stato sospeso dall’ordine dei giornalisti per aver scritto delle frasi razziste nei confronti dell’Islam. Quindi ha un bagaglio tale di provocazioni, chiamiamole così, che non può condurre un programma, una striscia su Rai Due. Lui ha fatto il giornalista della carta stampata, fa l’editorialista di Libero, continuasse a scrivere o a essere ospite di chi lo vuole come ospite, ma non può condurre.
Perché secondo lei non può condurre in Rai?
Perché la Rai è di tutti. Non può succedere che siccome è amico della Meloni allora lo mettono a condurre un programma. No, questo non è accettabile.
Secondo lei è stata sbagliata la selezione di un profilo come quello di Filippo Facci per la Rai?
Mi meraviglio perché ce n’è di gente che ne capisce di televisione e di servizio pubblico. Ci sono alcuni dirigenti attuali che come facevano a non sapere. Ma poi è stato Facci, con quell’articolo sulla figlio di La Russa, l’autore dello scandalo. Se l’è costruita da solo la trappola.
Come valuta la non reazione dei vertici Rai?
Ho visto come non ha reagito Roberto Sergio. Ha detto che non prende decisioni sull’onda delle emozioni e della strumentalizzazione politica. Tra l’altro l’ad Sergio si è espresso in maniera molto dura contro la consigliera di amministrazione Bria e del consigliere Laganà. Beh, io aspetto con impazienza le decisioni che prenderà l’amministratore Roberto Sergio. Il tempo è tiranno, nel senso che settembre è alle porte. Ha detto che decide lui, benissimo decida in fretta e decida bene. Perché non credo che convenga, a chi in questo momento dirige l’azienda di viale Mazzini, mettere a repentaglio la credibilità del servizio pubblico. Il servizio pubblico è più importante di Filippo Facci e del programma di Filippo Facci.
Però in Rai è forte la dipendenza dal potere esecutivo.
Facciamo attenzione: il servizio pubblico è di tutti, la governance della Rai, purtroppo, ahimè, per colpa di tal Matteo Renzi, all’epoca Presidente del Consiglio, dipende dalle nomine al governo, dell’Esecutivo. Che per me è un ossimoro perché la Rai è l’industria culturale più importante del paese, è l’industria informativa, il punto informativo più importante del paese e i vertici li decide l’Esecutivo? Ma neanche nel paese più remoto della Terra esiste una cosa del genere. Cozza con lo Stato di diritto, con l’articolo 21 sono. L’informazione non deve essere dei governanti ma dei governati. Qui abbiamo il mondo alla rovescia, l’informazione è gestita dai governanti che è l’opposto di un paese liberale. L’informazione dovrebbe essere il cane da guardia della democrazia e invece qui è il cane da guardia del governo. È allucinante, veramente allucinante. Quindi noi dobbiamo cambiare immediatamente la governance e mandare in soffitta la riforma Renzi che è stata devastante.
C’è anche un altro caso che sta tenendo banco, quello del direttore Rai News, Paolo Petrecca accusato di aver operato tagli e omissioni nei servizi sul caso che ha visto coinvolto il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa.
Io lo trovo gravissimo. C’è la protesta dei giornalisti e io solidarizzo con i comitati di redazione e con i colleghi giornalisti che sono stati costretti a togliere la firma. C’è qualcosa di ancora più grave: Rainews 24, guidata da questo direttore, alla vigilia del voto delle amministrative ha rotto in modo clamoroso. la par condicio, trasmettendo in diretta il comizio finale a Catania dei leader della destra. Queste cose fanno male al servizio pubblico ne minano la credibilità.
La partenza di nomi di peso come Fabio Fazio, Lucia Annunziata e Bianca Berlinguer che Rai hanno lasciato?
Prima di tutto c’è stata una perdita di pluralismo ma anche un costo. In poche ore sono andati via due programmi che facevano Rai Tre. Fabio Fazio e Lucia Annunziata conducevano due programmi che conferivano forza alla rete, un po’ come se Rai Uno avesse perso Bruno Vespa. Rai Tre ha perso il suo programma di punta, come lo sostituisci? Sono dei costi. I sostituti non è che in automatico faranno gli stessi ascolti o avranno la stessa pubblicità. Si può mettere il più grande dei conduttori, il più grande autore ma ci metti tempo. E poi mi chiedo, la Rai li ha i migliori? Il punto vero è il tipo di narrazione che si vuole fare. Stiamo assistendo alla riscrittura della storia dalla parte degli sconfitti. Perché hanno il controllo di tutto: del Prime Time, del Day Time, dell’approfondimento, quindi occorre fare attenzione. Tra l’altro un tempo se si voleva lanciare un appello, un allarme per il pluralismo ci si poteva rivolgere ai presidenti delle due camere. Oggi a chi ti rivolgi? Cioè se un presidente del Senato si chiama Ignazio La Russa e il presidente della Camera è il leghista Fontana, a chi ti rivolgi? Non puoi sempre chiamare in causa il Colle. Davvero è una situazione drammatica. Cioè sono dei carrarmati, stanno facendo tabula rasa.
Sono previste iniziative da parte del partito democratico?
A livello parlamentare certamente, seguiamo in commissione parlamentare di vigilanza, abbiamo fatto interrogazioni in merito. Stiamo entrando in sintonia per costruire un fronte di opposizione più ampio possibile. E stiamo lavorando alla riforma della governance e del conflitto di interesse. Queste sono le due iniziative politiche. Dopodiché se i sindacati, le associazioni chiamano alla mobilitazione noi ci siamo.
Ci sarà la collaborazione del Movimento 5 Stelle?
C’è poca collaborazione del M5S sul tema della Rai, noi in consiglio d’amministrazione stiamo sull’altro fronte. Però dobbiamo un fronte di opposizione, come lo stiamo facendo sul salario minimo, e tutte le occasioni sono buone. Mi auguro che anche sulla riforma della governance della Rai e del conflitto interesse si trovino convergenze con le altre forze dell’opposizione. Noi dobbiamo costruire l’alternativa alla destra.