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Scuola, riaprire o non riaprire dopo l’Epifania?

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Il mondo della scuola, contrario al ritorno alla didattica a distanza, fa notare che i giovani sarebbero comunque liberi di assembrarsi nei pub al pomeriggio anche facendo slittare la riapertura ben dopo l’Epifania. Ma sempre più presidenti di Regione, allarmati dai numeri che arrivano dagli ospedali, premono per un rinvio

Per molti, non riaprire le scuole dopo l’Epifania, per la precisione il prossimo 10 gennaio, sarebbe un brutto segnale: la scuola italiana è già rimasta più giorni in DAD rispetto alle altre nazioni dell’Unione europea e passerebbe implicitamente il messaggio che i vaccini non bastano per fermare l’avanzata di contagi da Omicron e occorre tornare forme più o meno flebili di lockdown.

IL NODO DELLA RIAPERTURA DELLA SCUOLA DOPO L’EPIFANIA

Per altri, chiudere le scuole e lasciare i giovani liberi di riunirsi al pomeriggio in bar e pub non ha senso. E c’è chi fa notare che se le scuole chiudono occorrerà tornare allo smart working, o tanti genitori non sapranno a chi lasciare i figli. Ma questo vorrebbe dire danneggiare l’indotto della ristorazione, già duramente colpita dalle restrizioni decise dal governo. Resta il fatto che, soprattutto alle elementari, sono ancora pochissimi gli alunni vaccinati. Ecco perché sempre più presidenti di Regione chiedono al governo che la scuola non riapra subito dopo l’Epifania.

L’ASSE VENETO CAMPANO PER LA CHIUSURA DELLE SCUOLE

“Tifiamo tutti per la ripartenza il 10 gennaio, ma se ce lo consigliassero gli scienziati, non sarebbe una tragedia rinviare all’inizio di febbraio”, ha detto al Corriere della Sera il presidente del Veneto, Luca Zaia, che auspica “una regia nazionale”. “Ci vuole l’onestà intellettuale di avvisare i cittadini – argomenta il governatore – se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo”. Il Veneto fece questa scelta l’anno scorso, ha ricordato Zaia, “e così ci salvammo”. Il governatore lancia poi al governo la proposta “di valutare l’introduzione dell’automonitoraggio a scuola”, che consiste nel consegnare “a tutti gli studenti, una o due volte alla settimana, un kit per il test fai da te”. In questo modo, ha spiegato Zaia, “riusciremmo ad intercettare i positivi prima che il contagio dilaghi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: “La DAD? Ha permesso di evitare danni sanitari pesanti e anche adesso chiudere le scuole sarebbe la scelta più utile per la salute e la formazione”. Così in una intervista a La Stampa. De Luca è convinto che sia necessario trovare un punto di equilibrio “ragionevole” e che a partire dai dati circa il contagio sui giovanissimi, “sia utile fare le scelte più opportune”, per esempio “ritardare di due-tre settimane il rientro in classe, almeno per le primarie e le medie inferiori, e sviluppare una campagna di vaccinazione vasta per la popolazione studentesca”.

Sarebbe “un sacrificio limitato, in cambio di un beneficio rilevante, soprattutto in un mese che registrerà prevedibilmente una forte crescita dei contagi”, ha poi sottolineato De Luca. La decisione sulla chiusura delle scuole “spetta al governo” ma “se poi la situazione dovesse diventare drammatica, la Regione farà quello che ritiene necessario per la tutela della salute pubblica”. È “ragionevole” inoltre, secondo il Presidente partenopeo, “coinvolgere anche i vaccinati, sia perché il contagio può toccare anche loro, sia per evitare ogni forma di ’discriminazione’ fra ragazzi ed un impatto psicologico negativo”. Come “sarebbe ragionevole, in caso di breve chiusura oggi, recuperare i giorni sacrificati con una chiusura posticipata dell’anno scolastico”.

MUSUMECI: “ATTENDIAMO ROMA”

“Entro le prossime 24 ore decideremo sulla DAD. Attendiamo che il governo centrale faccia conoscere le proprie valutazioni”, è quanto ha detto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. “Dobbiamo guardare fino all’ultimo minuto i dati della curva epidemiologica- ha aggiunto- Non dobbiamo fare fughe in avanti su un tema così delicato come quello della scuola. Dobbiamo essere prudenti”. “I tamponi ci sono, troppo comodo fare tamponi e dire sono no vax. Io sono per l’obbligo vaccinale, basta con questa farsa. Si vaccinino. Meno tamponi faremo e più vaccinati avremo”.

TOTI SI SPINGE OLTRE: “OBBLIGO VACCINALE”

Ha ribadito di essere favorevole all’obbligo vaccinale anche un altro presidente di Regione, Giovanni Toti: “I vaccini hanno dimostrato la loro efficacia nel ridurre decessi e ospedalizzazioni. Basti pensare che abbiamo registrato 156 decessi negli ultimi due mesi del 2021 a fronte dei 1097 dello stesso periodo del 2020, sette volte meno. La variante Omicron, la più contagiosa in assoluto, ha fatto schizzare i casi positivi ma la maggior parte dei liguri sta affrontando la malattia a casa, praticamente come se avesse un’influenza. In questo, la differenza la fa solo il vaccino. Per questo credo che l’obbligo vaccinale per il mondo del lavoro sia necessario.” Così il presidente della Regione Liguria in un’intervista a La Nazione. Che poi ha aggiunto: “Il Paese non può più permettersi chiusure, né può essere ostaggio di una minoranza rumorosa ma residuale, che si ostina a sostenere posizioni antiscientifiche”. “Dobbiamo trovare una modalità di convivenza con il virus, uscire dalla visione del Covid come malattia devastante ed entrare nella fase endemica, costruendo regole diverse”, ha concluso Toti.

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