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Se il patteggiamento di Toti mette d’accordo il Giornale e l’Unità
La notizia dell’accordo sul patteggiamento per l’ex governatore della Liguria, Giovanni Toti, al centro del dibattito e dei commenti sui principali giornali
Giovanni Toti ha fatto bene o male? La sua decisione sarà un boomerang per il centrodestra alle elezioni regionali? Hanno vinto i magistrati? Toti è stato lasciato solo? L’ultimo colpo di scena nell’inchiesta per corruzione che ha sconvolto la Liguria in questi mesi ha sollevato interrogativi e discussioni.
IN COSA CONSISTE L’ACCORDO DI PATTEGGIAMENTO TRA TOTI E LA PROCURA
L’ex presidente della Regione ha trovato un accordo con la Procura per patteggiare una condanna a due anni e un mese da scontare con 1.500 ore di lavori socialmente utili per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito. Notizia al centro delle prime pagine dei quotidiani, tra commenti, interviste e analisi.
La decisione finale spetterà al gup. L’accordo prevede anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena e la confisca di 84.100 euro. Anche l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova Signorini concorda con il pm di patteggiare una condanna a tre anni e 5 mesi e una confisca di 100mila euro oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici.
L’‘AMAREZZA’ E IL ‘SOLLIEVO’ DELL’EX PRESIDENTE TOTI
Toti ha commentato, anche sui social, esprimendo ‘amarezza e sollievo per la fine di una vicenda tormentata’. “In giornate come queste – ha scritto su Facebook – torni a casa, ti guardi allo specchio e ti chiedi se hai fatto la cosa giusta. Credo proprio di sì, per tutti: per me stesso, la mia famiglia, la mia parte politica, Marco Bucci che ora può correre e vincere la sua sfida, per chi ha lavorato al mio fianco ed è candidato e porterà avanti con orgoglio questi nove anni di buon governo.
Ogni accordo che si fa suscita due sentimenti contrastanti: l’amarezza di non aver combattuto fino in fondo per le proprie ragioni e la soddisfazione di vederne riconosciute comunque una gran parte. Oggi i magistrati hanno riconosciuto che non ho preso un euro da nessuno per me stesso e che tutte le pratiche di cui mi sono interessato erano legittime e legali.
(…) Certo, ho accettato di fare 1500 ore di volontariato come condanna per quella che una legge dello Stato definisce “corruzione impropria”, ovvero atti legittimi, finanziamenti legittimi, ma rapporti considerati troppo amichevoli, diciamo così, con alcune imprese”.
TOTI: “IL VERO NEMICO DELLA POLITICA NON E’ LA MAGISTRATURA, MA LA POLITICA STESSA”
Ha aggiunto poi l’ex governatore “.. Credo anche che lo scontro non sia tra Toti e i magistrati di Genova, ma tra una politica ipocrita che ha approvato e applaudito leggi morali, anzi moraliste e i pochi che credono in una democrazia liberale dove le persone vengono giudicate sui fatti e non sui pregiudizi.
Purtroppo neppure la lezione ligure ha indignato a sufficienza la politica per innescare un cambiamento. (…) Il vero nemico della politica non è la magistratura, ma la politica stessa che ha costruito la gabbia in cui si è rinchiusa. Io per provare a cambiare questa politica ho fatto quanto potevo e ho pagato di persona. Se al mugugno sommesso, o peggio, al sorriso a mezza bocca di chi spera di prendere il posto dell’inquisito di turno non subentrerà il coraggio di cambiare allora… avanti il prossimo, come dice una nota canzone, gli lascio il posto mio” ha concluso.
L’AMAREZZA E IL GARANTISMO CHE UNISCE SALLUSTI E SANSONETTI
Una notizia che è stata commentata da vari direttori ed editorialisti delle testate nazionale, e che ha unito le figure più garantiste, anche se su opposti schieramenti, come il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e il direttore dell’Unità Piero Sansonetti. Entrambi hanno concluso il proprio editoriale con un amaro “Peccato” e con la consapevolezza che, come ha ammesso lo stesso Toti tra le righe del suo post sui social, l’ex presidente è stato lasciato politicamente solo in questa sfida giudiziaria.
IL DIRETTORE DEL GIORNALE: “LA SOLITUDINE DI UN POLITICO”
“Conoscendolo, Giovanni Toti – scrive Sallusti – ci deve aver pensato molto prima di accettare un compromesso che sì mette una pietra tombale sulla vicenda, ma che lo costringe a rinunciare a una completa accettazione delle sue ragioni. E conoscendo i magistrati, tanto devono aver pensato prima di arrivare ad ammettere che la loro costosa montagna di lavoro aveva, nelle migliori delle ipotesi, partorito un topolino che non sarebbe uscito vivo dalla sede processuale.
Chiuderla qui, per entrambi, è quindi sembrata la soluzione migliore e così è stato. Resta il fatto che questa inchiesta dopo aver calpestato diritti politici (le libertà di scelte di un governatore eletto), diritti umani (spiare una persona giorno e notte per quattro anni non è da paese civile), aver bruciato inutilmente centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici, azzerato il risultato di una elezione e richiamato i liguri alle urne forse nella speranza di un ribaltamento del risultato, dopo, e oltre tutto questo, ha messo nelle condizioni l’ex governatore di dover accettare due compromessi: torni libero se ti dimetti; eviti un processo che si preannuncia lungo e per te economicamente assai oneroso se patteggi su almeno uno dei tanti capi di imputazione.
E dire che la chiamano giustizia – conclude il suo editoriale il direttore del Giornale -, e dire che non Toti ma il mondo politico in generale si è di fatto girato dall’altra parte lasciando il governatore da solo a fare scelte che, ovviamente, a quel punto non potevano che essere di salvaguardia personale. Peccato”.
SANSONETTI (L’UNITA’): “LA PROCURA STRAVINCE LA PARTITA, PER LO STATO DI DIRITTO GIORNATA NERA”
Per Sansonetti è “difficile valutare la vicenda – cioè, la conclusione della vicenda – se non come un successo molto netto dei Pm. Che probabilmente avrà conseguenze importanti”. Oltre agli aspetti legati più alla sfera e alle valutazioni private, il direttore dell’Unità osserva come ci sia anche “un problema politico. Il messaggio che viene recepito dalla stragrande maggioranza dei cittadini è inevitabilmente questo: ‘Toti ha confessato. I Pm avevano ragione’.
I Pm non avevano ragione. Avevano torto marcio. Perché contro Toti non c’era niente. Reati inesistenti. Accuse robuste come il semolino I magistrati avevano deciso che toccava a loro giudicare le scelte della Regione e stabilire se fossero giuste o sbagliate. Cioè avevano invaso il campo. Andavano respinti. Era necessario, per ristabilire lo Stato di diritto. Toti è stato lasciato solo dal centrodestra e aggredito dal centrosinistra che addirittura è sceso in piazza contro di lui quando era detenuto. E alla fine si è arreso. Peccato. Oggi per lo stato di diritto è una giornata nera. E’ un altro capitolo oscuro di Mani pulite” conclude Sansonetti.