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Servizi segreti, perché Conte non molla la delega

Crisi Di Governo

Il governo traballa non solo su Mes e Recovery Plan ma anche sulla delega ai servizi segreti che Conte non sembra voler cedere in alcun modo, nonostante le richieste dei suoi alleati del Pd e del leader di Italia Viva

Continua il braccio di ferro tra Conte, maggioranza e opposizione sulla delega sui servizi segreti. Il premier sembra infatti disposto a rischiare una crisi di governo pur di non abbandonare la delega che gli fu consegnata nell’estate del 2019 dal segretario del Pd Nicola Zingaretti.

CONTE PUÒ MANTENERE LA DELEGA AI SERVIZI SEGRETI?

La legge n. 124/2007 del 3 agosto, “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”, pone per la prima volta il Presidente del Consiglio dei Ministri a capo dei servizi informativi e stabilisce che sia lui stesso a nominare direttore e vicedirettori delle varie agenzie e coordinare le politiche dell’informazione per la sicurezza.

Il capo del governo – in via esclusiva – può detenere l’alta direzione e la responsabilità della politica dell’informazione per la sicurezza, l’apposizione e la tutela del segreto di Stato, determinare l’ammontare annuo delle risorse finanziare, provvedere al coordinamento dei servizi e impartire le direttive.

IL VERO PROBLEMA

Se quindi la legge prevede la possibilità che il capo del governo detenga la delega ai servizi segreti “in via esclusiva”, il vero problema è la centralità dei poteri nelle mani di Conte. Il premier però sembra sempre più isolato sulla questione perché sia Pd che soprattutto Italia Viva – Matteo Renzi ne ha fatto un suo cavallo di battaglia insieme a Mes e Recovery Plan – hanno chiesto a Conte di cedere la delega.

LA RISPOSTA DI CONTE

Il premier si è rifiutato sostenendo che “non disponendo di un partito non potrebbe dare la delega a un appartenente a tale partito, come è sempre stato nel passato” e se lo facesse “comprometterebbe l’operatività dell’intero comparto” perché si verrebbe a costituire una “struttura bicefala anomala”.

LA SMENTITA DI RENZI

Renzi però alla giustificazione del premier ha risposto che esistono casi che dimostrano il contrario: per esempio Gianni Letta durante il governo Berlusconi o Gianni De Gennaro ai tempi di Mario Monti. Enrico Letta e Renzi scelsero Marco Minniti, mentre Paolo Gentiloni tenne la delega per sé proprio come oggi Conte. “Conte si trovi un uomo di fiducia, pure un tecnico”, ha affermato il senatore di Scandicci.

LA SPIEGAZIONE DI CICCHITTO

Fabrizio Cicchitto sul quotidiano Il Tempo a riguardo ha scritto: “Al di là di un gioco politico, nel quale non vogliamo entrare, Renzi ha 10.000 ragioni nel sostenere che Conte deve mollare il diretto controllo sui servizi, rispetto ai quali non ha né la professionalità né il tempo. A Conte sono concesse cose finora mai permesse a nessuno. Pensiamo cosa sarebbe accaduto se Berlusconi avesse voluto per sé il diretto controllo sui servizi. L’unica spiegazione di tutto ciò è che Conte vuole avere questo controllo per tre ragioni, una certamente difensiva. Quella difensiva è che evidentemente vuole avere la certezza che siano coperti e protetti aspetti che non vuol far conoscere della sua vita privata.

La seconda ragione che evidentemente vuole incutere qualche timore specie ai suoi soci di governo. Tutto ciò non è affatto brillante, specie se si pensa che, in parallelo, tramite Arcuri egli ha anche il totale controllo su qualunque aspetto riguardante gli approvvigionamenti sanitari e anche, non si capisce proprio perché, sull’ex Ilva.

La terza ragione deriva dall’autorizzazione a suo tempo da lui data al direttore del DIS Gennaro Vecchione perché desse tutti gli aiuti possibili e immaginabili anche utilizzando Aisi e Aise a Durham e Barr che stavano facendo per Trump contro indagini sul Russiagate avendo nel mirino i democratici e l’Fbi. Si ricorderà che Aisi e Aise fecero grandi ricerche su tal Mifsud, transitato per la Link University di Vincenzo Scotti.

Evidentemente Trump divenne così affettuoso con ‘Giuseppi’ per questa disponibilità che adesso col cambio di presidente diventa molto imbarazzante. Non vorremmo che a causa dei problemi familiari di Grillo, dell’incompetenza in materia dei grillini e della sostanziale viltà di Zingaretti non diventiamo una sorta di variante di una repubblica sudamericana”.

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