Skip to content

Silvio Berlusconi

“Silvio Berlusconi: l’atlantista di ferro”. Il ricordo dell’on. Stefania Craxi

Silvio Berlusconi, personaggio pubblico e amico di famiglia. L’onorevole Stefania Craxi ci affida i suoi ricordi sul presidente Berlusconi

Oggi si terranno i funerali del Presidente Silvio Berlusconi. Presente alle esequie nel Duomo di Milano tutto il gotha del centrodestra e anche una delegazione del centrosinistra.

Il presidente Berlusconi compie l’ultimo rito della sua vita terrena prima di essere consegnato alla memoria dei cari e alla storia del nostro paese. Definire il confine dei lasciti del Presidente è molto difficile, uomo istrionico e volitivo, ha saputo lasciare la propria impronta in ogni ambito sul quale ha messo piede.

Abbiamo chiesto all’onorevole Stefania Craxi di aiutarci a tracciare un quadro, seppur parziale, di Silvio Berlusconi, a cavallo tra figura pubblica e amico privato.

Qual è il lascito politico più grande del presidente Berlusconi? 

Due grandi intuizioni politiche. La prima è stata il tentativo di ridare un’organizzazione, una solidità a un sistema politico che era a pezzi. Berlusconi istituì il bipolarismo, un’intuizione da difendere. Il secondo lascito è la sua visione internazionale. Berlusconi, che non amava la politica politicante, ha avuto una grande passione per la politica internazionale, lasciandoci degli orizzonti ben precisi. Prima di tutto la lealtà del legame transatlantico, Berlusconi era un uomo dell’Occidente. E poi la visione di un’Italia mediterranea. Vorrei ricordare il trattato che facemmo con la Libia, un trattato che faceva il bene dell’Italia e che poi è stato bruscamente interrotto dall’intervento francese e inglese in Libia.

In tema di politica estera nell’ultimo anno si è sentita l’assenza del Presidente Berlusconi rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina. Secondo lei perché Berlusconi non si è convintamente proposto come mediatore?

Al di là di quello che si è scritto e detto, Berlusconi era un uomo dell’Occidente e ci ha sempre dato indicazioni ben precise sulla linea del partito in questo senso, tant’è che i voti di Forza Italia sono stati sempre molto chiari. Dopodiché era umanamente e personalmente angosciato per questo conflitto, di cui ne paventava i pericoli.

Quali sono stati, secondo lei, i leader internazionali con i quali ha avuto un rapporto più stretto, quelli con i quali c’è stata più vicinanza, sia politica ma anche umana?

Come testimoniano i giornali internazionali di questi giorni lui ha avuto una statura internazionale e un peso internazionale importante. Viste le dichiarazioni di questi giorni direi che i leader a lui più prossimi sono stati quelli dell’asse transatlantico, quindi sicuramente George W. Bush e Tony Blair. La triade e l’asse di quel rapporto transatlantico che gli stava a cuore.

Perché il rapporto tra Berlusconi e la magistratura è stato così contrastato?

Silvio Berlusconi è stato oggetto di un’aggressione mediatico – giudiziaria di cui oggi si sta provando a fare finta che non esistano dei responsabili. Una persecuzione di una violenza e una proporzione tale paragonabile solo a quella subita da Bettino Craxi, che aveva chiari obiettivi di politica e non di giustizia. Stiamo parlando di un numero impressionante di processi, di carte giudiziarie, di sedute in tribunale, finite poi tutte con una con le assoluzioni. Lei come lo chiama questo? Io la chiamo persecuzione giudiziaria.

Quali sono i ricordi più cari per lei di Berlusconi in quanto amico della sua famiglia?

Berlusconi ha sempre fatto parte della mia vita familiare, era una grande amicizia quella tra lui e mio padre nutrita dall’ambizione di fare più grande d’Italia. Erano due intelligenze visionarie, due uomini con personalità diversissime che si sono incontrati e si sono capiti. Dopodiché io ho un ricordo bellissimo. Io ero già adulta, ero sottosegretaria agli esteri del suo governo. Un giorno partimmo insieme, io lo accompagnavo in un viaggio a Parigi in occasione del lancio, da parte del Presidente francese Sarkozy, dell’Unione per il Mediterraneo. La cena dei leader avveniva al Petit Palais, al termine, nell’uscire lui mi chiese se avessi mai visto la collezione di quadri del Petit Palais. Io gli risposi di no. Lui col suo tratto umano di estrema gentilezza si rivolse al guardiano e gli disse: “La prego, la signora non ha mai visto la collezione del Petit Palais, potrebbe aprircela?”. Il guardiano lo fece e fu una gita bellissima in cui mi illustrò tutti i quadri rivelandosi, cosa che peraltro già sapevo, anche uomo di cultura straordinaria.

All’interno della Forza Italia di oggi quanto c’è del PSI che è stato grande con suo padre?

Molto semplice: l’elettorato socialista nel ’94 ha votato Forza Italia e comunque è rimasto sempre nel centrodestra.

Silvio Berlusconi, nella sua ultima intervista a Il Giornale, ha parlato di un centrodestra europeo, quindi dalla volontà di portare anche nel Parlamento europeo la stessa intuizione di un centrodestra unito. Secondo lei quanto è fattibile?

Come al solito la testa di Berlusconi era rivolta al futuro. Sicuramente è una strada da percorrere. Quanto sia semplice, non so dirglielo, però sicuramente, come al solito, era un visionario e quindi aveva sempre nelle sue disamine e nelle sue intenzioni volontà di futuro e di grande capacità di lungimiranza. È un processo che, se si avviasse, prima o poi potrebbe arrivare a maturazione. Intanto si sta parlando di una prima federazione tra Partito popolare europeo e Conservatori. Può essere un primo passo.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su