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Sommessa preghiera a Papa Francesco

Papa

Una sommessa preghiera a Sua Santità perché non ci faccia scherzi…I Graffi di Damato

No, Santità, con la pausa sanitaria che si è data, almeno negli impegni esterni, non ci faccia scherzi: né da prete, né da gesuita, né da Papa, con la maiuscola. Si ristabilisca presto e torni a farci sobbalzare o sognare o sospirare, secondo i gusti di chi L’ascolta e di chi La vede e inevitabilmente paragona le Sue parole e il Suo stile col predecessore ancora in vita e per nulla dimenticato. Di cui sono bastate due o tremila battute trascritte digitalmente da qualche collaboratore per un libro in uscita di un cardinale africano per provocare il finimondo, al di là e al di qua delle mura vaticane, e -temo- anche per farLe perdere la pazienza. Che, in verità,  si è rivelata inferiore a tutte le attese, almeno di chi non La conosceva bene, sin da quando si è liberato con poco garbo, francamente, da una stretta di mano troppo insistente, per quanto inoffensiva, di una fedele. E poi ha in qualche modo allontanato un monsignore dal nome troppo complicato per scriverlo di getto, come sto facendo. Il cui torto a molti è sembrato, a torto o a ragione, solo o soprattutto di essere quello di ricordare più il Papa emerito che quello felicemente regnante.

Non ci faccia scherzi. Santità, specie con quel nome impegnativo che si è dato, unico tra tutti i Papi succedutisi dopo la morte e la rapida santificazione di Francesco d’Assisi. Che da lassù ci rimarrebbe malissimo ad accoglierLa così presto rispetto a quella sera di quasi sette anni fa soltanto in cui ci annunciò simpaticamente di essere salito sul trono di Pietro “quasi dalla fine del mondo”, per quanto di Roma conoscesse già abbastanza bene la lingua ereditata da Mario Bergoglio, il papà piemontese emigrato nel 1929 in Argentina.

Non ci faccia scherzi, Santità, in un momento peraltro già così denso di preoccupazioni di salute per tutti in questo mondo tanto più globalizzato quanto più esposto ai pericoli di un qualsiasi virus sconosciuto.

Non ne faccia, di scherzi, in particolare, al Suo devotissimo, per quanto laico e forse neppure credente, Eugenio Scalfari. Al quale Sua Santità ha fatto la grazia, con le telefonate e le udienze qualche volta trasformate in interviste con una imprudenza generosamente perdonata, di distrarlo per un po’ dalle vicende politiche di questa nostra povera Italia, diventate spesso solo degli incisi nei suoi appuntamenti con gli elettori, prevalentemente domenicali come le messe e le prediche.

Al prossimo Angelus, Santità.

 

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