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“Sulla fine di Moro alcune cose non le sapremo mai”. Parla Gero Grassi (ex Commissione d’inchiesta)
Intervista con Gero Grassi (Pd) sui risultati della Commissione d’inchiesta e sulla morte della brigatista Barbara Balzerani che partecipò al rapimento dell’on. Aldo Moro
Tra pochi giorni sarà il 46esimo anniversario del rapimento di Aldo Moro. Una vicenda oscura, forse la più oscura, di un periodo buio per la nostra giovane democrazia. Un periodo di cui è difficile provare nostalgia. Troppe le morti innocenti e i diritti, anche politici, negati dalla violenza terrorista. E invece la morte di Barbara Balzerani, una delle dirigenti delle Brigate rosse romane e responsabile del rapimento e della morte di Aldo Moro, ha suscitato qualche rigurgito nostalgico anche all’interno delle istituzioni.
Di tutto questo ne abbiamo parlato con l’on. Gero Grassi, ex deputato Pd e componente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro 2013 – 2018.
In occasione della morte della brigatista Barbara Balzerani la prof.ssa Di Cesare (Univ. Sapienza) ha ricordato con nostalgia la comune “rivoluzione”. Secondo lei perché nell’ambiente universitario c’è ancora questa fascinazione per le istanze degli anni ’70?
È stato un caso, sbagliato, profondamente inopportuno. Tuttavia, io non confonderei le parole di una professoressa con quelle di tutta l’università. Sarebbe ingeneroso nei confronti di tutti gli altri.
Quindi, secondo lei, le università non sono più un luogo dove tesi più radicali possono trovare ascolto.
Assolutamente no. Io frequento le scuole, le università e le dico che non è assolutamente così. Non si può generalizzare un caso e farlo diventare un problema nazionale. Ad aver sbagliato è stata solo una persona, con un’uscita completamente inopportuna, ma non andrei oltre.
Nel caso Moro quanto è stata centrale la figura di Barbara Balzerani?
Era in via Gradoli, era la compagna di Moretti, ha compiuto una serie di omicidi. Non era centrale, era centralissima. Il problema è un altro, che lei non si è mai pentita. Ha sempre rivendicato a sé e ai suoi amici l’intera vicenda del rapimento Moro. Al che io mi chiedo se lei sapesse o meno tutta la verità. Perché se sapeva tutta la verità è un conto, se non lo sapeva è diverso.
Cosa intende?
Intendo che Barbara Balzerani mi ha insultato tantissime volte perché io ho rivendicato in più occasioni la capacità della Commissione di provare che in via Fani c’erano anche le Brigate rosse, non solo le Brigate Rosse. La Balzarani, per una sorta di romanticismo brigatista, ha sempre rivendicato l’estraneità di altri alla vicenda Moro, cosa oggi ormai dimostrabile come falsa. È dimostrato che nell’intera vicenda Moro le Brigate rosse hanno collaborato con altre forze. Non so se lei sapesse la verità, perché la compartimentazione delle BR prevedeva che non tutti sapessero tutto. Qualche tempo fa Balzarani ha addirittura chiesto che qualcuno la ospitasse all’estero per sottrarsi alle celebrazioni del quarantennale della morte di Aldo Moro. Fu completamene inopportuna. Un po’ come la professoressa Di Cesare che l’ha descritta come una persona da ricordare. Per cosa? Per i morti? Per il dolore che ha prodotto? Per le stragi che ha fatto? Credo che sia completamente sbagliato.
Qualche giorno fa in una lunga intervista il generale Roberto Jucci ha parlato del caso Moro che all’epoca seguì in prima persona. Il generale parla del mancato contatto con i Paesi arabi che forse avrebbero potuto trovare un canale utile per la sua liberazione. Lei cosa ne pensa?
Io non penso, io so. Qui non si tratta di pensare. Negli atti della Commissione Moro c’è scritto che i paesi arabi non solo sono stati coinvolti ma sono anche intervenuti. Quindi quello che dice il generale è sbagliato. Il problema è un altro.
Quale?
Il problema è che in alcuni casi l’intervento è stato volto ad agevolare la morte di Moro. Penso, per esempio al ruolo di Israele. Le posso assicurare che la Palestina è intervenuta perché lì c’era il capo dei servizi segreti italiani in Medioriente, Giovannone. Quindi il generale su questo dice una cosa sbagliata.
Il generale ha detto anche che non è mai stato chiamato a riferire dalla Commissione Moro. Lei ha partecipato alla Commissione, perché non è stato chiamato?
Me la sono posta anche io questa domanda. Noi abbiamo ascoltato centinaia di persone, per ascoltarle tutte avremmo dovuto fare una commissione che durava 20 anni. Alcune persone non le abbiamo ascoltate ma non per negligenza, per tempo perché bisognava fare delle scelte. Abbiamo fatto 200 audizioni e 350 interrogatori, sono cose che portano via molto tempo. Non ci siamo risparmiati.
Il generale Jucci cita anche il ruolo svolto dalla P2.
Ecco se ci fosse il tempo e la voglia andrebbe approfondito il ruolo della P2, che è stato devastante. In questo non sono d’accordo con Giovanni Pellegrino che ne sminuisce la portata. Nel caso Moro la P2 è stata molto incisiva, in termini negativi, ovviamente.
Perché?
Perché c’erano molti appartenenti alle Forze Armate, dei servizi segreti, giornalisti e politici iscritti alla P2. Quindi l’incidenza della P2 è stata molto, molto pesante.
Secondo lei perché non è stato deciso di proseguire con il lavoro della Commissione Moro?
La legge dice che le Commissioni parlamentari d’inchiesta speciali, istituite con legge, quando decade il Parlamento vengono sciolte e questo è quello che è successo a marzo 2018. Se ne poteva aprire un’altra ma sul perché non sia stato fatto io non so risponderle perché non sono in Parlamento. Quello che so è che la nostra Commissione, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha approvato una relazione all’unanimità, il 13 dicembre 2017 alla Camera con un solo voto di astensione.
È stata fatta chiarezza su tutto?
Non è stata fatta chiarezza su tutto. Però ci sono delle cose sulle quali non si può fare chiarezza né oggi e né mai. O c’è un protagonista che ci racconta la verità, oppure la verità non si trova. Noi sappiamo come è stato ucciso ma chi ha sparato? Se non c’è qualcuno che parla noi non lo sapremo mai. Possiamo fare delle supposizioni. E con il passare del tempo sarà sempre più difficile.