Skip to content

Sulla natalità cosa fa il governo? La ricetta di FdI e gli altri esempi europei

Natalità

La natalità è il problema generazionale che deve affrontare questo esecutivo: il progetto di legge di Foti che vorrebbe introdurre due nuove misure economiche 

Il 2022, secondo i dati dell’Istat, è stato un anno “nero” per la natalità in cui si è toccato il minimo storico: per la prima volta dall’unità d’Italia si sono registrate 393mila nascite, e il 2023 si annuncia ancora peggio. L’assottigliamento della percentuale di giovani generazioni sul totale della popolazione mette a rischio la stabilità economica dell’Italia rendendo insostenibile il welfare italiano e minacciando la tenuta dei conti pubblici.

L’INVERNO DEMOGRAFICO E L’ESTATE “CALDA” PER LA NATALITÀ

Nel corso dell’estate appena passata la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella è intervenuta sull’argomento prima con una battuta che ha fatto discutere , “Sì, infatti oggi l’alternativa è tra lo spritz e il figlio”, e poi con la presa di posizione sui nomi “umani” attribuiti agli animali domestici, “Ai giardinetti sento alcuni padroni che chiamano i loro cani con nomi di persone. Questo tentativo di appaiare i nomi umani a quelli dei cani è sintomo di qualcosa, di un desiderio, un bisogno di affettività e di famiglia che c’è ma viene trasferito in maniera impropria sugli animali”.

IL WELFARE STATE E LA NATALITÀ: IL BINOMIO IN CUI CERCARE UNA SOLUZIONE

Se è vero che a pesare sulla scelta di avere figli non sono solo questioni di carattere economico, è pur vero che la generazione che ha tirato il freno della crescita demografica è quella che per prima ha conosciuto la precarizzazione del mondo del lavoro. Allo stesso tempo è vero che l’Italia è il paese Ue che destina agli assegni familiari la quota più bassa in relazione al PIL, solo il 4%.

“Nel 2018, la spesa media dei paesi europei per assegni familiari rispetto alla spesa sociale è pari all’8,3% – scrive Openpolis -. Di 27 paesi europei, 17 registrano quote superiori. Tra questi sono inclusi il Lussemburgo (15,4%), che è lo stato con la percentuale più alta, l’Estonia (14,4%), la Polonia (13,0%), l’Ungheria (12%), la Germania (11,5%) e la Danimarca (11,5%). Dall’altra parte della classifica, invece, ci sono l’Italia (4,1%), i Paesi Bassi (4,2%), il Portogallo (5,1%), la Spagna (5,5%) e la Grecia (5,5%)”.

IL PROGETTO DI LEGGE DI FDI PER INCENTIVARE LA NATALITÀ

Una proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia la scorsa primavera affronta la questione della denatalità dal versante del welfare state. Non è un mistero, infatti, che il nostro paese sia sensibilmente lacunoso, molto avaro nei confronti di alcuni (precari e lavoratori autonomi su tutti) e molto generoso nei confronti di altri, soprattutto nei confronti di quelli che il prof. Maurizio Ferrara individua come i residenti delle “cittadelle delle garanzie”. Il progetto di legge depositato alla Camera dal capogruppo di Fdi Tommaso Foti, a seguito delle parole della premier Giorgia Meloni agli Stati generali della natalità con Papa Francesco, avanza proposte di diverse misure: dagli aiuti economici alle famiglie a interventi più strutturali come quelli sugli asili nido.

IL REDDITO DI INFANZIA E DI GIOVENTÙ

Sono previsti due tipi di aiuti economici. Il primo è un assegno da 400 euro, una sorta di “reddito di infanzia”, a cui avrebbero diritto tutte le famiglie con un reddito inferiore ai 90mila euro. L’assegno, che si sommerebbe all’Assegno Unico e Universale, dovrebbe essere erogato per i primi sei anni di ogni figlio e l’ammontare può variare in presenza di disabilità o di famiglie con un solo genitore. La seconda misura sarebbe il proseguimento del “reddito di infanzia” in un “reddito di gioventù”: le famiglie, con i medesimi requisiti di reddito, dovrebbero ricevere un supporto all’istruzione dei ragazzi fino ai 25 anni d’età. Una delle condizionalità, infatti, è che i ragazzi siano registrati presso un istituto scolastico o universitario.

IL NODO DEL FINANZIAMENTO DELLE MISURE

Tali misure incontrano sulla loro strada lo scoglio delle ristrettezze economiche con le quali dovrà fare i conti la prossima Legge di bilancio. Basti pensare che solo per la prima misura ogni famiglia avente diritto, dovrebbe ricevere 28.800 euro nei 6 anni, per la seconda si arriva a 57mila euro in 18 anni. La misura, secondo il Sole 24 Ore, potrebbe essere parzialmente sostenuta attraverso le risorse rimanenti dalla distribuzione dell’Assegno unico, stimate in almeno 1 mld di euro sui 18 stanziati.

LA NATALITÀ È UN PROBLEMA EUROPEO

Se è vero che i tassi della natalità in Italia sono particolarmente depressi non va molto meglio nel resto d’Europa. Tutti i Paesi europei, anche gli scandinavi, hanno un tasso di fertilità inferiore a due figli per donna, il cosiddetto “tasso di sostituzione naturale”. Lo studio Changing the perspective on low birth rates: why simplistic solutions won’t work analizza le misure messe introdotte dalle principali economie europee.

GERMANIA: IL KINDERGELD E L’ELTERNGELD

Il paese che negli ultimi anni ha più investito in natalità è la Germania riuscendo a risollevare il tasso di fertilità da 1,39 a 1,58 (dato 2021). Il sistema tedesco prevede due misure: l’assegno alle famiglie con figli (Kindergeld) e l’assegno parentale (Elterngeld). Il Kindergeld è simile al nostro assegno unico, è un contributo universale che parte da 219 euro al mese per il primo figlio e aumenta con i successivi, l’assegno è corrisposto fino ai 18 anni d’età o 25 se si studia o se si è disoccupati. L’Elterngeld è un assegno che viene erogato dopo la nascita di un figlio se uno dei due genitori è disoccupato oppure sceglie di lavorare con orario ridotto per accudire il bambino.

FRANCIA: IL PAESE PIU’ PROLIFICO D’EUROPA

La Francia è il paese che ha il tasso di fertilità più alto in Europa (1,83). In Francia è presente il quoziente familiare e tutti i principali assegni sono parametrati in base al reddito.  Le misure francesi sono molteplici e vanno dal premio alla nascita, all’assegno mensile di base per i figli fino a tre anni (175 euro al mese), dall’assegno per l’inizio dell’anno scolastico all’allocation familiale, un contributo che finanzia le famiglie con almeno due figli fino ai 20 anni di età o 25 se sono studenti con un importo che varia dai 140 euro ai 500 euro dai 4 figli in poi. Inoltre, in Francia i genitori possono usufruire fino a tre anni della riduzione dell’orario di lavoro e lo Stato copre parte dello stipendio mancante.

SPAGNA, AVARA CON LE FAMIGLIE

Molto meno generose sono le misure di sostegno al reddito in Spagna dove sono assegnate solo se presenti criteri reddituali. L’assegno mensile è di 100 euro al mese per i bambini da 0 a 3 anni, che scende a 70 euro da 3 a 6 anni, e a 50 euro da 7 a 18 anni, e solo se il reddito annuale non supera i 27 mila euro. Non a caso il tasso di fertilità spagnolo è peggiore di quello italiano: la Spagna è penultima in Europa con 1,19 figli per donna.

UNGHERIA: L’APPROCCIO MULTICANALE (CHE PREMIA)

Nell’Europa dell’est l’Ungheria ha provato un approccio multicanale. Da un lato sussidi economici non particolarmente generosi, 30 euro al mese per il primo figlio, 37 per il secondo e 44 per i successivi. Dall’altro incentivi fiscali come un mutuo agevolato per le donne che si sposano prima dei 40 anni o alle famiglie con due figli, le famiglie numerose, con più di quattro figli, sono esentate dalle tasse a vita. Tali misure hanno permesso al paese di Orban di passare da un tasso di fertilità all’1,3 a 1,5 figli per donna.

– Leggi anche: Ecco come Meloni rilancerà la natalità

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su