Il livello medio di educazione finanziaria ed assicurativa degli italiani non migliora rispetto al 2023.…
Tabacci, Bonino, Di Maio: chi sono i big che potremmo non rivedere in Parlamento
Tra Rosatellum e riduzione del Parlamento sono diversi i politici noti che hanno condizionato gli eventi politici di quest’ultima legislatura e non solo che potremmo non rivedere in parlamento
Il nuovo Parlamento promette grandi cambiamenti e grandi sorprese. Dal 26 settembre non vedremo più molti volti noti, personaggi che hanno condizionato gli eventi politici di quest’ultima legislatura e non solo.
Anzitutto vi saranno 300 parlamentari in meno, per via della riforma voluta dal M5S e approvata definitivamente nel 2020 dopo la vittoria al referendum confermativo. In secondo luogo, alcuni esponenti della Seconda Repubblica, come Pier Luigi Bersani e Renato Brunetta, hanno deciso di ritirarsi dalla politica. Parlamentari come Vito Crimi, Paola Taverna, Roberto Fico e un’altra cinquantina di grillini non hanno ottenuto la deroga da parte di Beppe Grillo per fare un terzo mandato. Ma non solo. Se cinque anni fa il M5S arrivò al 32,5%, oggi dovrebbe prendere la metà dei voti. Ciò significa che potrebbero non rientrare in Parlamento anche molti dei deputati e senatori pentastellati che avevano alle spalle una sola legislatura e che, quindi, hanno potuto ricandidarsi. Poi, ci sono tanti altri ex M5S che torneranno alla vita di tutti i giorni. Il più è il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, che ha lasciato il Movimento poco dopo la rottura tra Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi. In un primo momento ha cercato di rilanciare la sua carriera dando vita a un progetto politico di ispirazione ambientalista però, poi, ha scelto di non ricandidarsi. O forse, un po’ maliziosamente, si può sostenere che non ha trovato nessun partito disposto a candidarlo.
Vi sono, inoltre, tutti quei parlamentari, come Pino Cabras, che hanno aderito al gruppo di ‘Alternativa’ e che sembravano pronti a proseguire la loro carriera politica grazie all’alleanza con Italexit di Gianluigi Paragone. La presenza di alcuni esponenti di estrema destra tra i candidati ha fatto venir meno questo accordo e, pertanto, hanno abbandonato l’idea di correre per le Politiche del prossimo 25 settembre dal momento che non vi era più tempo di raccogliere le firme. Anche il giornalista Paragone, però, entrato in Senato col M5S e fondatore di Italexit nel 2020, rischia di non essere rieletto, dal momento che la soglia minimo di sbarramento che consente di portare in Parlamento una quota minima di eletti. Basta fermarsi al 2,9% e persino Paragone resta a casa dato che è matematicamente impossibile che i candidati di Italexit possano vincere in un qualsiasi collegio uninominale.
Ma il vero ‘peso da 90’ che potrebbe restare escluso dai 600 parlamentari che siederanno sugli scranni del Parlamento nella prossima legislatura è Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri che ha fondato Impegno Civico, non solo per le note divergenze con Giuseppe Conte, ma anche per avere la possibilità di proseguire la propria carriera politica. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, la sua elezione non sembra più così scontata. È vero che il collegio di Napoli- Fuorigrotta è storicamente ‘rosso’, ma la partita stavolta è più difficile dal momento che Di Maio deve vedersela con avversari ‘tosti’. Il M5S, infatti, ha schierato l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa e il Terzo Polo ha schierato la titolare del dicastero per il Sud, l’ex esponente azzurra Mara Carfagna. Potrebbe essere difficile anche per i fedelissimi Vincenzo Spadafora e Laura Castelli conquistare il proprio collegio. In una situazione ancora peggiore si trovano tutti i dimaiani che sono stati candidati solo nei collegi plurinominali. Impegno Civico, infatti, potrebbe non superare neppure l’1% e, perciò, i suoi voti finirebbero addirittura dispersi. Bruno Tabacci, leader del Centro Democratico, che si è alleato con Impegno Civico consentendogli di essere esonerato dalla raccolta delle firme, ha una sola chance di essere eletto dal momento che è candidato soltanto in un collegio uninominale a Milano.
A rischio anche Nicola Fratoianni che, inizialmente, sembrava dovesse essere candidato nel collegio uninominale di Pisa, ed è candidato solo in tre collegi plurininominali, a differenza del suo alleato Angelo Bonelli che corre anche a Imola. Anche i radicali di +Europa potrebbero non superare la soglia di sbarramento e, quindi, a Emma Bonino non resta che vincere il suo collegio romano dove il suo principale sfidante è Carlo Calenda. Stessa sorte spetta a Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri e segretario di +Europa. Nel Terzo Polo la situazione è leggermente migliore, considerati i sondaggi, ma anche per i centristi candidati solo nei collegi uninominali il destino è praticamente segnato. Lì la partita è tra centrodestra e centrosinistra, fatta eccezione al Sud dove il M5S potrebbe vincere qualche collegio.
Nel centrodestra la situazione è migliore tranne che per la lista Noi Moderati che, molto difficilmente, supererà il 3% e la possibilità di essere rieletti è stata concessa solo a una dozzina di esponenti che, comunque, dovranno sudare per conquistare il proprio collegio: tra coloro che potremmo non vedere più sedere in Parlamento c’è il capolista Antonio Saccone, deputato Udc ed attuale candidato con Noi Moderati.
Tra coloro che non cammineranno nuovamente dentro Montecitorio e Palazzo Madami vi sono, infine, i tanti parlamentari candidati come “riempi lista” nei collegi uninominali in posizione ineleggibile, come Osvaldo Napoli (Terzo Polo) ed il renziano Luciano Nobili. Una vera e propria mattanza.