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Tax Credit Videogiochi al via, ma l’associazione IIDEA mugugna lo stesso
L’associazione di produttori, sviluppatori e distributori italiani: “Da noi Tax Credit Videogiochi inferiore al resto d’Europa. Prossimo anno aumentare i fondi”
La prima sessione del Tax Credit Videogiochi si chiuderà a mezzanotte del 31 gennaio 2022. Le imprese interessate possono fare domanda attraverso il portale online DGCOL, presente sul sito della DG Cinema e Audiovisivo. Si entra solo da registrati o attraverso l’autenticazione offerta da Spid. La disposizione prevede un’aliquota del 25% del costo di produzione a favore delle imprese produttrici di videogiochi di nazionalità italiana, riconosciuti di valore culturale da un’apposita commissione esaminatrice, fino all’ammontare annuo massimo di 1.000.000 di euro.
Il Tax Credit Videogiochi è uno strumento di sostegno all’industria dei videogiochi che è stata già adottato con successo in tanti Paesi europei, che consente di attrarre investimenti importanti e di creare centinaia di nuovi posti di lavoro altamente qualificati. Tuttavia, la dotazione finanziaria per il primo anno, pari a 5 milioni, per effetto del decreto di ripartizione del Fondo Cinema e Audiovisivo del 5 febbraio 2021, non soddisfa la principale associazione di categoria del comparto: IIDEA, che commenta: “Una dotazione decisamente al di sotto di quanto fanno nel resto d’Europa: non pensiamo soltanto alla Francia apripista o alla Germania con i suoi 50 milioni l’anno, ma anche a paesi più piccoli come nel caso più recente, l’Irlanda che lo scorso ottobre ha annunciato l’istituzione di un credito d’imposta per i videogiochi che riconoscerà fino a 25 milioni di euro per singola produzione”.
COME FUNZIONA IL TAX CREDIT VIDEOGIOCHI
Il credito d’imposta e le altre misure di sostegno pubblico non possono superare, complessivamente, la misura del 50% del costo eleggibile del videogioco. I soggetti beneficiari dovranno avere sede legale nello spazio economico europeo, essere soggetti a tassazione in Italia per effetto della residenza fiscale o in presenza di una stabile organizzazione in Italia e possedere un capitale sociale minimo e patrimonio netto non inferiori a 10.000 ciascuno. Il beneficio, inoltre, spetta a condizione che un importo non inferiore al credito d’imposta riconosciuto sia speso nello spazio economico europeo.
“È dunque evidente – continuano dalla associazione di categoria – che la copertura finanziaria prevista dall’Italia è gravemente insufficiente e se vogliamo che il nostro Paese sia realmente competitivo in questo settore e capace di attrarre maggiori investimenti da parte delle imprese italiane e dei grandi publisher internazionali, dobbiamo puntare ad aumentare la capienza della misura a partire dal prossimo decreto di ripartizione del Fondo Cinema e Audiovisivo 2022 – tanto più ora che il fondo in oggetto è stato recentemente finanziato in Legge di Bilancio con la cifra record di 750 milioni di euro – e a rimuovere o innalzare sensibilmente l’attuale limite di 1 milione per impresa”.