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Teatro San Carlo, bilancio ok per Lissner. Ma la Regione vota contro e Fuortes non vuole il posto

Teatro San Carlo Bilancio

“Il bilancio consuntivo 2022” del teatro “presenta un avanzo di gestione pari a 388.658 euro (49.373 nel 2021) e un patrimonio netto pari a 44.083.793 euro”

Teatro San Carlo ancora al centro delle cronache. Dopo l’addio di Carlo Fuortes dalla Rai, l’ormai ex ad di viale Mazzini era dato in pole position per la successione alla sovrintendenza del palco di Napoli al posto di Stéphane Lissner. Di lì, le polemiche di quest’ultimo e la rinuncia di Fuortes.

Nel frattempo, è arrivato il bilancio 2022.

LISSNER SILURATO DAL TEATRO SAN CARLO, LA REGIONE UNICA A BOCCIARE IL BILANCIO 2022

Martedì si è riunito il Consiglio d’indirizzo della Fondazione Teatro di San Carlo per approvare i conti dell’esercizio per l’anno scorso. Unico voto contrario quello di Riccardo Realfonzo, rappresentante della Regione Campania.

“E’ evidente che siamo in presenza di alcuni rilevanti costi impropriamente gravati sul Teatro e che vanno recuperati. D’altronde, i principi di trasparenza e buona amministrazione delle risorse pubblica non possono che stare a cuore a tutti coloro che amano il San Carlo”, ha commentato per spiegare il voto contrario. Per poi esprimere “anche perplessità in merito alle procedure di gestione del personale, soprattutto per quanto riguarda le 66 assunzioni a tempo indeterminato realizzate nel 2023. Sia chiaro che io comprendo bene che queste assunzioni hanno consentito di stabilizzare personale altrimenti precario, anche se ciò non è accaduto in tutti i casi. E so bene che il ministero ha approvato una pianta organica di 392 unità”.

Ma i numeri del bilancio parlano chiaro: “avanzo di gestione pari a 388.658 euro (49.373 nel 2021) e un patrimonio netto pari a 44.083.793 euro (…) valore della produzione pari a 41.104.244 euro in aumento rispetto ai 36.044.045 euro dell’esercizio precedente. Il totale dei costi della produzione è pari a 40.459.044 euro e questo valore risulta maggiore rispetto a quello di 35.759.423 dell’esercizio precedente principalmente per i maggiori costi contabilizzati nei servizi, sul personale e per godimento dei beni di terzi”.

Sull’aumento dei costi, scrive il Corriere del Mezzogiorno “in larga parte” è “dovuto alla variazione delle «competenze degli artisti scritturati» (oltre 3 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente)”. Mentre per le spese del personale, dice il bilancio, “ammontano a 19.860.910 euro, con un incremento netto pari a 1.526.418 euro, dovuto alle assunzioni previste dalla nuova dotazione organica”.

In sintesi: ricavi, utili, costi, contributi in crescita e quindicesimo anno di equilibrio economico.

IL CASO RAI-SAN CARLO

Insomma, Lissner via (con effetto dal 1° giugno) ma con un bilancio a posto.

Il caso si è intrecciato con la vicenda Rai. Come abbiamo raccontato su Policy Maker, al netto della scadenza nel 2025 il contratto di Carlo Fuortes è stato risolto con largo anticipo per soddisfare la sete di nomine nella tv pubblica del nuovo governo.  E dunque, a viale Mazzini sono arrivati Roberto Sergio e Giampaolo Rossi per il nuovo corso, che ha già sostanziato la cacciata di Fabio Fazio da Che Tempo Che Fa e prevede ancora un’altra dose di rimpasto del palinsesto.

Tornando al direttore del San Carlo, a metà aprile Il Mattino scriveva – su Lissner – che “sembra complessa l’ipotesi che il sovrintendente possa lasciare Napoli senza avere prima un altro prestigioso incarico in tasca, probabilmente in grandi metropoli come Madrid, più che in un’altra città italiana”. E allora?

FUORTES DICE NO AL TEATRO SAN CARLO

Intanto, però, l’ormai ex ad della Rai Carlo Fuortes pare aver chiuso tutte le porte al passaggio alla sovrintendenza del Teatro San Carlo di Napoli.

Posizione, questa, che secondo Fuortes “non può in alcun modo subire distorsioni, essere o apparire di parte, come invece le cronache cittadine e nazionali delle ultime settimane evidenziano in modo inequivocabile”. Una conferma velata della sua preferenza per la Scala di Milano?

Di qui il rifiuto, forse definitivo. “Non ci sono a mio avviso le condizioni per ricoprire il ruolo di sovrintendente del Teatro San Carlo”. Pur avendo, come ha ricordato, già diretto alcuni teatri d’opera in Italia. Quello partenopeo “costituisce forse il luogo più simbolico e identitario. Dunque va trattato come tale: con l’attenzione e il rispetto che si deve a una grande istituzione pubblica”.

Anche se forse il soggetto che ha ricevuto meno rispetto in tutta questa vicenda è proprio Stéphane Lissner.

 

 

 

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