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Tensioni Renzi-Conte

Conte Renzi

I Graffi di Damato. Sale la fiducia nelle vaccinazioni ma per il governo è sempre aria di crisi

Il “Vax pensiero” felicemente suonato sulla sua prima pagina dal manifesto per partecipare al clima di speranza che merita l’avvio della campagna di vaccinazione antipandemica – a dispetto dell’ironia usata da Beppe Grillo nell’assordante silenzio degli amici, ma anche degli avversari politici, che in fondo lo temono ancor più di quanto non appaia – non solleva il governo dal rischio dello scongelamento di una crisi che ha già costretto il presidente del Consiglio alla pratica indesiderata della “verifica” della maggioranza.

Francesco Verderami sul Corriere della Sera ha attributo a Matteo Renzi – che peraltro sta preparando il discorso al Senato sulla legge di bilancio in uscita proprio oggi dalla Camera con la ormai solita corsa contro il tempo – questa confidenza agli amici: “L’esperienza del Conte 2 per me è già archiviata. Se volete, discutiamo sul dopo”. E ancora: “Dovrei nascondermi su Marte se cambiassi idea”. Infine, giusto per non bruciarsi alle spalle proprio tutti i ponti: “Certo, dare la fiducia a un Conte 3 mi costerebbe”. Ma sarebbe comunque un altro governo, che il presidente del Consiglio dovrebbe negoziare con i suoi attuali alleati, a cominciare da Renzi. Non sarebbe certamente una compagine ministeriale con Renzi all’opposizione e Silvio Berlusconi, per esempio, nella maggioranza o direttamente o indirettamente, con un bel po’ di cosiddetti responsabili in buona parte provenienti dalle sue parti e in qualche modo prestati a Conte.

D’altronde, già all’inizio di questa anomala legislatura, nel 2018, se a Conte riuscì l’impresa di fare, come fiduciario dei grillini, il suo primo governo con la Lega di Matteo Salvini, ciò accadde perché Berlusconi più o meno malvolentieri, pur di evitare nuove elezioni dalle quali il suo alleato di centrodestra potesse uscire sorpassando ancora di più Forza Italia, diede una vera e propria autorizzazione. Che Salvini gli rinfacciò anche pubblicamente quando il Cavaliere dall’opposizione divenne più nervoso un po’ perché l’esperienza di governo gialloverde durava più di quanto egli non avesse messo nel conto e un po’ perché la Lega, anziché risultarne penalizzata, come lui forse sperava, cresceva in ogni elezione parziale, o locale. Essa arrivò a raddoppiare i propri voti, e a dimezzare quelli dei grillini, nelle elezioni di fine maggio dell’anno scorso per il rinnovo del Parlamento europeo. Poi sbagliò modi e tempi della crisi, fidandosi troppo dell’impegno pubblico del segretario del Pd Nicola Zingaretti di non cambiare alleati prima di un passaggio elettorale.

Ora la musica di Berlusconi sembra cambiata, pur negli ondeggiamenti e nei tatticismi che anche lui ha imparato a praticare con un certo professionismo politico negato solo a parole. Proprio oggi in una lettera sempre al Corriere della Sera l’ex presidente del Consiglio si è mostrato tutto proteso perché “i liberali”, che ritiene di rappresentare, anche se con meno voti “di quanti vorremmo”, possano “tornare al ruolo di guida della coalizione di centrodestra”.

Il contesto, diciamo così, è insomma diverso. E dovrà forse farsene una ragione sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Che, sempre schieratissimo con Conte, ne ha oggi celebrato “la vetta” nei sondaggi, contro il “flop dei 2 Matteo”, Renzi e Salvini. E ha preannunciato “pulizie di fine anno” di segno naturalmente opposto a quello perseguito dagli avversari o critici del presidente del Consiglio faticosamente in carica.

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