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Terapie intensive sotto stress. Ecco dove iniziano a mancare letti
Le terapie intensive tornano a riempirsi oltre il livello di guardia in diverse Regioni: Umbria (56%), Abruzzo e Molise (38%), provincia autonoma di Trento (36%), Marche e Friuli Venezia Giulia (33%)
Tra i parametri cardine per comprendere quanto è alta la “febbre da Covid” e quanto rischia di danneggiare il nostro tessuto ospedaliero, c’è sicuramente il numero di posti nelle terapie intensive. Numero che va monitorato con costanza perché quando sale troppo occorre chiudere altri reparti ospedalieri e indirizzare medici e infermieri in quelli dedicati alla lotta al Coronavirus, sacrificando i malati per così dire “ordinari”. Nelle ultime ore, a fronte di una curva dei contagi che inizia a presentare in diverse zone i tratti della terza ondata, la situazione si è fatta preoccupante in diverse Regioni.
COSA ACCADE NELLE TERAPIE INTENSIVE DEL PAESE
Abbiamo allora consultato i dati messi a disposizione dal ministero della Salute per comprendere quali sono le zone del Paese maggiormente in difficoltà. Continuando il paragone con la febbre, se il numero di posti letto nelle terapie intensive fosse un termometro, il 30% equivarrebbe a 38°: un bel febbrone. E infatti il Comitato tecnico scientifico ha proprio individuato in quella percentuale la soglia oltre la quale è consigliabile non andare (e dunque agire tempestivamente con provvedimenti anti contagio, che sono poi le misure restrittive dell’Italia a zone cromatiche che ben conosciamo).
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Attualmente, includendo anche i dati di ieri (16.424 i casi di Covid-19 registrati in 24 ore, per un totale di 2.848.564 contagi dall’inizio della pandemia e 2.157 ricoverati nelle terapie intensive di tutto il Paese) a livello nazionale i posti letto occupati in t.i. sono al 24%, leggermente sotto la soglia di guardia che, come dicevamo, è stata fissata al 30%. Alcune regioni però superano la soglia: Umbria (56%), Abruzzo e Molise (38%), provincia autonoma di Trento (36%), Marche e Friuli Venezia Giulia (33%)