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Terzo mandato, chi sono i governatori e i sindaci in scadenza                                         

Terzo Mandato

Aumentano le frizioni non solo politiche ma anche istituzionali sul Terzo mandato. Ecco chi sono i protagonisti al centro di questo scontro

Sul dossier del Terzo mandato per governatori e sindaci si stanno incartando un po’ tutte le forze politiche (tranne il M5S da sempre contro qualsiasi ipotesi di terzo mandato). Le fibrillazioni maggiori sono all’interno della Lega e del Pd come emerge dalle dichiarazioni, dalle veline fatte filtrare sui media e dai retroscena dei giornali. Perché il tema riguarda principalmente questi due partiti? Perché sono le due forze politiche che (al momento) si dividono la grossa fetta del potere locale. Non a caso Fratelli d’Italia si sta mettendo di traverso al superamento del vincolo del secondo  mandato perché la guida delle roccaforti locali fa gola anche ai ras del territorio di FdI (che già stanno iniziando a guardarsi in cagnesco tra di loro, ma questa è un’altra storia).

Il presidente della Conferenza Stato-Regioni è il leghista Fedriga mentre il presidente Anci è il dem Decaro, i quali ieri hanno preso carta e penna per manifestare il proprio disappunto sul dibatto in corso. Le Regioni in particolare hanno scritto al ministro per gli Affari regionali Calderoli per chiedere un incontro con il Governo incentrato sul terzo mandato. In passato – viene fatto notare – la Conferenza delle Regioni aveva espresso la sua contrarietà al limite dei due mandati.

Chi sono i governatori e i sindaci capoluogo di regione in scadenza che potrebbero essere interessati dagli sviluppi del dibattito sul Terzo mandato?

I GOVERNATORI IN SCADENZA

Nello specifico il prossimo anno, il 2025, rischia di essere una sorta di big bang a livello regionale. Si dovranno rinnovare i vertici di 5 importanti Regioni i cui governatori sono già al secondo mandato: Campania, Emilia Romagna, Liguria, Puglia e Veneto. Poi nel 2028 sarà la volta di Friuli Venezia Giulia e Lombardia.

Stefano Bonaccini (Pd). Dal 22 dicembre 2014 è presidente dell’Emilia Romagna. Apprezzato e stimato trasversalmente, ha guidato per sei anni la Conferenza Stato-Regioni. Ha sfidato Elly Schlein nella corsa alla segreteria del Pd, ora ricopre il ruolo di presidente del partito. A lui fa riferimento Energia popolare, l’area dem che proprio ieri ha fatto filtrare testualmente un “forte disappunto” per il voto espresso dal Pd in commissione al Senato sul terzo mandato, chiedendo una discussione su quanto accaduto.

Vincenzo De Luca (Pd). E’ la vera mina vagante tra i governatori e spina nel fianco non solo per la premier Meloni ma per la stessa segretaria del suo partito. Si è fatto paladino di una battaglia contro il progetto di Autonomia differenziata proposto dal governo di centrodestra e nei giorni scorsi ha avuto un duro scontro con la presidente del Consiglio, a cui ha rivolto epiteti che sono stati duramente condannati dalla maggioranza. Sul fronte dell’apertura al Terzo mandato è tra i più accaniti sostenitori, avanzando anche lo scenario che l’amministrazione campana possa decidere di legiferare una norma ad hoc in caso non venga presa una decisione omogenea a livello nazionale.

Michele Emiliano (Pd). I prossimi mesi in Puglia la situazione elettorale sarà incandescente, tra le amministrative di Bari, Lecce e Foggia, le regionali del 2025 e senza dimenticare le Europee di giugno. Emiliano sta giocando più partite anche se ha già detto che non si candiderà per un posto a Bruxelles. Di  recente si è scagliato contro il limite al Terzo mandato, giudicandolo “incostituzionale”. Rispetto agli altri colleghi governatori sta rimanendo un po’ più alla finestra.

Giovanni Toti (Italia in Centro). E’ stata la sorpresa delle ultime ore. E’ stato Toti infatti a imprimere ieri un’accelerazione sul Terzo mandato, affermando senza giri di parole che spetta alle Regioni la facoltà di scegliere il numero dei mandati dei propri governatori, paventando anche il rischio “nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni”. Toti in passato ha anche ricordato che la Liguria non ha ancora recepito la  legge 165/2004, art. 2 c. 1 lett. f. che disciplina la “previsione della non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale” e che quindi lui potrebbe anche bypassare i vincoli ad oggi vigenti..

Luca Zaia (Lega). Proprio il governatore del Veneto, infatti, è tra coloro che ha usato questo escamotage. Zaia si è insediato alla presidenza della Regione ad aprile del 2010, 14 anni fa, questa in corso è già la sua terza legislatura. Ma poiché la legge regionale che recepiva le indicazioni nazionali è avvenuta successivamente, allora ai fini dei vincoli imposti figura ancora al secondo mandato. Ieri il governatore leghista, diventato il simbolo di questa battaglia del Carroccio oltre che oggetto di contesa politica tra i due principali alleati della maggioranza di centrodestra, ha provato a minimizzare e stemperare i toni: “Prendo atto del voto. La strada è ancora molto lunga … Natura non facit saltus”.

Nel 2028 poi si dovrà decidere il futuro di Massimiliano Fedriga (Lega) in Friuli Venezia Giulia e Attilio Fontana (Lega) in Lombardia. Proprio Fedriga in questi giorni si era fatto promotore di un “lodo” ovvero rinviare tutta la discussione del terzo mandato a dopo le Europee, del resto i tempi tecnici per fare qualsiasi modifica ci sarebbero tutti. La sua voce però è rimasta inascoltata, a dimostrazione inoltre che nella stessa Lega si stanno giocando più partite, come scrive oggi anche il Corriere della Sera, secondo cui – attribuendo questo ragionamento anche ad ambienti di FdI – il vero obiettivo di Salvini sarebbe quello di affossare Zaia e costringerlo così a uscire allo scoperto per farlo candidare alle Europee.

I SINDACI DEI CAPOLUOGHI DI REGIONE IN SCADENZA

Tra i sindaci capoluoghi di regione in scadenza già quest’anno troviamo Luigi Brugnaro (Coraggio Italia) a Venezia, Antonio Decaro (Pd) a Bari, Dario Nardella (Pd) a Firenze, Andrea Romizi (FI) a Perugia. Poi nel 2026 Roberto Dipiazza (FI) a Trieste, Giuseppe Sala (centrosinistra) a Milano. Nel 2027 invece Pierluigi Biondi (FdI) a L’Aquila e Marco Bicci (centrodestra) a Genova.

Anche i sindaci hanno già fatto capire che venderanno cara la pelle, sia a livello istituzionale che politico. “La partita sul terzo mandato per tutti i Comuni non si chiude qui – ha affermato ieri Decaro – perché l’Anci non lascerà cadere questa battaglia, che abbiamo condotto sempre in maniera unitaria”. E, come abbiamo raccontato ieri e come emerge dai retroscena odierni, è forte il malcontento e la rabbia tra gli amministratori locali del Pd, che non si sarebbero sentiti rappresentati e hanno manifestato la propria contrarietà alla posizione assunta dal partito in Parlamento che ha votato contro il superato del limite del Terzo mandato.

Leggi anche: Se alla fine sul Terzo mandato a spaccarsi è il Pd..

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