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Totoministri: i possibili nomi del Governo Meloni ed i nodi da sciogliere

Totoministri Governo Meloni

Totonomi ancora in alto mare, per i vari dicasteri di un potenziale Governo Meloni si sono fatte diverse ipotesi, ma restano molti i nodi da scogliere. Sopratutto per salvaguardare gli equilibri interni alla maggioranza. Tutti i dettagli in una analisi di Nomos – Centro Studi Parlamentari

Nonostante l’accordo in dirittura d’arrivo per le presidenze di Senato e Camera, non si registrano passi in avanti decisivi su come riempire le caselle del prossimo Governo. E si continua a trattare ad oltranza. Nonostante infatti “una offerta generosissima” fatta dalla leader di Fratelli d’Italia a Lega e Forza Italia — molti i ministeri offerti, ben più di quelli che sarebbero loro toccati contando i pesi dei tre partiti, e perfino una timida apertura sulla possibilità di nominare due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani — l’intesa non si è ancora chiusa.

Fonti interne al centrodestra riportano che i maggiori malumori siano soprattutto all’interno di FI, mentre la Lega sembra decisamente più soddisfatta dagli ultimi sviluppi. Con Berlusconi la situazione è difficile, dal momento che Meloni si sarebbe trovata di fronte a richieste giudicate eccessive come il ministero della Giustizia, sul quale, al nome fatto da Meloni (l’ex magistrato Carlo Nordio eletto con FdI) Berlusconi preferirebbe l’ex presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati e l’azzurro Paolo Sisto; un ministero per Licia Ronzulli (si parla di Turismo accorpato con lo Sport) sul quale Meloni non sente ragioni per non perdere la faccia ed evitare strumentalizzazioni mediatiche. Non sembrano invece esserci dubbi sul numero due di Forza Italia, Antonio Tajani che dovrebbe finire agli Esteri.

Rapporti più distesi, invece, con Matteo Salvini che, però non sarebbe ancora convinto della possibilità che il ministero dell’Economia venga affidato a Giancarlo Giorgetti, che nonostante sia il numero due del partito, è ritenuto troppo autonomo rispetto alla linea dettata dal leader milanese. Il nome dell’ex ministro dello sviluppo economico rimane comunque favorito dal momento che FdI non sta raccogliendo adesioni entusiastiche da parte dei possibili ministri tecnici (da Scannapieco a Panetta passando per Mazzotta) e che, in un comunicato da via Bellerio, la Lega ha annunciato di star ragionando ad alcuni ministeri come “Economia, Sicurezza, Infrastrutture e Autonomia”. Nel caso in cui quest’ultimo fosse accorpato con gli Affari regionali, l’ex ministro per le disabilità Erika Stefani della Lega sarebbe in pole.

Oltre agli esponenti politici, rimangono sullo sfondo alcune candidature tecniche che, secondo gli ultimi rumors, non dovrebbero essere più di cinque e dovrebbero avere le deleghe di almeno tre ministeri: Agricoltura, Lavoro e Sanità. Per quest’ultima sembra avere delle chance Francesco Rocca, presidente della Croce rossa, ma anche l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Anche le deleghe del Viminale potrebbero finire ad un tecnico, vicino alla Lega nel caso fosse il prefetto Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto di Salvini nel governo Conte I, oppure di Fratelli d’Italia se si trattasse di Giuseppe Pecoraro, ex prefetto e candidato, ma non eletto, con il partito della Meloni. In area FdI, invece, Adolfo Urso e Guido Crosetto continuano ad essere due punti fermi nella lista di Meloni, uno con possibile approdo alla Difesa l’altro forse chiamato a spendere il suo bagaglio di imprenditore alla guida del ministero dello Sviluppo economico.

Estratto da un approfondimento di Nomos.

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