Tra promozioni e avvicendamenti coinvolti Eleonora Santi, Michele Samoggia, Antonio Mirabella Philip Morris Italia ha…
La giornata no di Marco Travaglio (per Davigo condannato e non solo)
A queste notizie giudiziarie di carattere interno vanno aggiunti, sempre per comprendere il forte stato di turbamento procurato al principe del giornalismo d’opposizione, il crollo a Bruxelles del dimissionario inquirente del Qatargate Michel Claise
Vi chiedo un attimo di umana comprensione, per quanto immeritata, per la giornata o “l’Italia alla rovescia” che ha dovuto vivere Marco Travaglio, dal suo punto di vista naturalmente, in quel laboratorio fumettistico che è diventato Il Fatto Quotidiano tra fotomontaggi, vignette e “cattiverie” dichiaratamente offerte ai lettori in pima pagina.
Nel giro di poche ore sono cadute come un’alluvione sul povero Travaglio la commemorazione –“l’autopompa funebre”, l’ha chiamata- dell’odiatissimo Silvio Berlusconi nell’aula del Senato, nel solitario e polemico dissenso delle 5 Stelle; la condanna, sia pure di primo grado, e quindi a innocenza costituzionalmente ancora presunta, del mitico magistrato in pensione Pier Camillo Davigo per divulgazione di segreto; l’assoluzione definitiva, dopo 7 anni e 4 processi, dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, da una “tenue” turbativa d’asta per la manutenzione di due piscine comunali. Che furono scambiate dai grillini per due fabbriche d’armi, a dir poco.
NON SOLO DAVIGO: ANCHE CLAISE E NORDIO CONTRO LA LOGICA DI TRAVAGLIO
A queste notizie giudiziarie di carattere interno vanno aggiunti, sempre per comprendere il forte stato di turbamento procurato al principe del giornalismo d’opposizione, il crollo a Bruxelles del dimissionario inquirente del Qatargate, una specie di Davigo o di Antonio Di Pietro d’esportazione, e l’abbraccio, a Parigi, di Emmanuel Macron e Giorgia Meloni, che nella logica grillina dovrebbero essere il diavolo e l’acqua santa.
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E’ mancata, a rovinare la giornata di Travaglio e di quanti si riconoscono nella sua mobilitazione quotidiana contro l’Italia della “illegalità”, la notizia delle scuse dell’associazione nazionale dei magistrati al ministro della Giustizia Carlo Nordio per avere criticato il suo primo “pacchetto” di riforma della Giustizia prima ancora di averne letto e soprattutto compreso i pur soli otto articoli di cui è composto. Se fosse arrivato anche questo colpo -scongiurato da un lungo editoriale del Corriere della Sera firmato da Giovanni Bianconi sul “piede sbagliato” col quale il pacchetto sarebbe partito- forse Travaglio non sarebbe fisicamente sopravvissuto all’alluvione. O sarebbe stato dato quanto meno per disperso.
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Ciò che è apparso nefasto al Fatto Quotidiano e ai suoi lettori indottrinati in una visione della politica e del Paese a dir poco disfattista, costituisce invece per altri di segno, cultura, animo, cervello e viscere opposte motivo di consolazione e di speranza che si apra finalmente per l’Italia un’altra pagina, e un’altra prospettiva. Non tutto ancora è fortunatamente perduto da noi e dintorni. Forse ce la potremo davvero fare ad uscire da quell’Italia alla rovescia, sì, in cui siamo entrati una trentina d’anni fa, quando la magistratura -ha sostanzialmente e finalmente riconosciuto di recente l’insospettabile Massimo D’Alema- volle ricavare una Repubblica giudiziaria da quella parlamentare nata con la Costituzione, in particolare “vigilando sull’etica pubblica e promuovendo il ricambio della classe dirigente”.