Il ritorno di Minardo in Forza Italia fa salire a cinque il conto dei deputati azzurri in Commissione Difesa. Occhi puntati sull’assenteista Fascina per riequilibrare il peso del partito di Tajani
A metà luglio il presidente della Commissione Difesa Nino Minardo ha lasciato i banchi del Gruppo Misto – dove era confluito dopo l’elezione nelle liste della Lega – per rientrare tra le fila di Forza Italia. Un ritorno a casa per il parlamentare siciliano, che per oltre vent’anni ha militato nel partito fondato da Silvio Berlusconi.
Il cambio di casacca prefigura però un grana non da poco per gli azzurri. Nella IV Commissione Difesa Forza Italia è infatti salita a cinque componenti: facile immaginare che l’opposizione – con Avs non rappresentata – o che lo stesso Carroccio – che ha perso in un colpo un membro e un presidente di Commissione – possano chiedere di riequilibrare la situazione.
CHI C’È IN COMMISSIONE DIFESA
Tra gli scenari possibili, c’è il trasloco di uno dei membri verso la Commissione Affari Sociali, dove FI ha solo tre rappresentanti. Ma chi dovrebbe sloggiare? Scelta non facile, dal momento che il pacchetto azzurro comprende parlamentari di peso, peraltro molto attivi.
Oltre al presidente Minardo, che non può essere “spostato” in virtù del suo ruolo, è intoccabile anche Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e già sottosegretario alla Difesa con il governo Draghi. Ma neanche il capogruppo Roberto Bagnasco e Gloria Saccani Jotti, entrambi riconosciuti per il proprio impegno in Commissione, sembrano intenzionati a trasferirsi.
OCCHI PUNTATI SU FASCINA
Rimane quindi la sola Marta Fascina, l’ex compagna del Cavaliere, che vanta un infausto record di assenze alla Camera, 94%. Un dato che ha alimentato i malumori interni alla maggioranza: se la regola non scritta della rappresentanza prevede che i posti in commissione riflettano il peso in aula, il posto di chi non partecipa sistematicamente ai lavori suscita riserve sul piano politico e simbolico.
Ciononostante, a giugno Fascina è riuscita a guadagnarsi la riconferma nella Commissione, di cui è anche segretaria. Ora però la sua presenza rischia di essere giudicata “di troppo” dai regolamenti non scritti delle negoziazioni interpartitiche.
BARELLI BLINDA FASCINA
Ciononostante il capogruppo degli azzurri Paolo Barelli per il momento esclude cambi in corsa: “Il tema non è si è posto all’attenzione del mio gruppo – dice – e i problemi di abbondanza non sono problemi. Siamo saliti da 44 deputati eletti nel 2022 a 51 di oggi. Questo è quello che per FI conta e colgo l’occasione di farlo rilevare”.