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Turismo, le critiche e le proposte di un settore a rischio causa Covid-19

Vacanze

In commissione Bilancio alla Camera audizioni sul decreto Rilancio delle associazioni di categoria Fipe, Federalberghi, Confindustria Alberghi e Federturismo con alcune proposte per il rilancio del settore turismo

Un quadro a tinte fosche, molto fosche, ma anche una serie di spunti per migliorare i provvedimenti a riguardo e un elenco di proposte per aiutare un settore che il Covid-19 rischia di mettere in ginocchio. Nell’ambito delle audizioni della commissione Bilancio di Montecitorio sul decreto Rilancio oggi è stata la volta delle associazioni di categoria che si sono presentate preoccupate ma anche decise a difendere un settore chiave per l’economia italiana.

I NUMERI DELLA CRISI

Partiamo con le cifre che – nella loro essenzialità – non hanno bisogno di tante spiegazioni. “Chiediamo maggiore coraggio nel concentrare gli aiuti su coloro che hanno registrato una maggior perdita di fatturato” ha detto Roberto Calugi, direttore generale di Fipe, la federazione dei pubblici esercizi. L’impatto della pandemia su bar e ristoranti “è stato devastante: sono stati persi 34 miliardi di euro, per 50mila imprese c’è il rischio chiusura”. A pesare non solo il lockdown ma anche la situazione attuale: nella prima settimana di riapertura “il calo del fatturato è stato del 70%, così le attività non sono sostenibili. I nostri collaboratori sono alla Caritas e il rischio di disordini sociali cresce giorno dopo giorno”. Per questo, secondo Federturismo Confindustria, “se non si interverrà adeguatamente e in fretta sarà a rischio la tenuta stessa di tutta l’industria turistica”.

LE CRITICHE AL DL RILANCIO

Il provvedimento oggetto di audizione è stato bersagliato di parecchie lamentele. “Non possiamo che esprimere una certa delusione nei confronti delle misure disposte per il turismo, sia dal punto di vista delle dotazioni (si pensi al Fondo turismo) sia per alcune modalità di accesso (ad esempio per lo stralcio dell’Imu)” si legge in una memoria depositata in commissione da Federturismo Confindustria che prosegue: “Non rintracciamo una strategia chiara e una visione di lungo periodo in un decreto che invece avrebbe l’ambizione di ‘rilanciare’ l’economia. Inoltre rileviamo una distribuzione delle risorse del tutto sbilanciata a favore della domanda, basti confrontare la previsione di stanziamento per il bonus vacanza con quella per il Fondo turismo per le imprese, oltre che una ingiustificata esclusione di alcuni comparti della filiera turistica”. Secondo Federturismo-Confindustria c’è invece “la necessità di prevedere una particolare attenzione e un sostegno specifico da un lato a tutte le attività stagionali che, a causa della limitata ripartenza delle attività, fino al prossimo anno subiranno delle gravissime ripercussioni dal punto di vista economico, in quanto potranno riaprire solo nel periodo di bassa stagione; dall’altro un chiarimento e un aiuto adeguato sono attesi da tutte le imprese ancora chiuse per decreto, come le terme, le discoteche, gli impianti di risalita”

Critiche anche per “i ritardi che tuttora sussistono per l’accesso al credito, la scarsa chiarezza sui tempi e le modalità delle riaperture, i costi per la messa in sicurezza” e per il tax credit vacanze. “Come strutturato – si legge ancora nella memoria – non avrà un impatto significativo sulla domanda, rischiando invece di mettere in difficoltà l’offerta: le imprese non hanno in questa fase la forza di poter fare sconti in fattura per l’80% del valore, molte hanno già dichiarato che non lo accetteranno”. Perciò “i 2,3 miliardi stanziati andrebbero usati per misure in grado di salvare l’offerta, non solo ricettiva, ma anche delle filiere turistiche dimenticate (impianti a fune, agenzie di viaggio, tour operator, locali di intrattenimento, meeting industry, autotrasporto con bus turistici, aeroporti, parchi di divertimento e parchi avventura-zoologici, società del Tax free shopping, etc..)”. Come? Magari rendendo “direttamente liquidabile il valore del bonus presso qualunque istituto bancario” ed estendendolo “anche ad altri servizi turistici offerti da imprese con sede nel territorio italiano come i trasporti, i pacchetti turistici o i servizi turistici collegati offerti da tour operator e agenzie di viaggi”.

Confindustria Alberghi pone l’accento sulla riduzione dell’Irap prevista dal provvedimento che “rischia di provocare una distorsione perché l’agevolazione si applicherebbe nel 2021 per moltissime realtà del nostro settore” e dunque occorre “riformulare la norma tenendo conto di queste realtà che nel nostro settore sono particolarmente numerose”. Una cosa è certa: il dl Rilancio è una risposta “largamente insufficiente” secondo il direttore generale di Confindustria Alberghi, Barbara Casillo. Se infatti “non sarà possibile recuperare le perdite di questi mesi, non si può fare magazzino e le camere invendute non sarà in alcun modo possibile recuperarle” pure “è indispensabile che le imprese del settore siano messe in condizione di poter riaprire e contenere la crisi prima che diventi irreversibile”.

Altro elemento negativo è la lentezza dei tempi: “Il decreto Rilancio era atteso nei primi giorni di aprile e se fosse arrivato per quella data forse oggi avrebbe dato i suoi effetti. Questo ritardo di quasi due mesi ne condiziona l’efficacia e rende la risposta alla crisi ancora largamente insufficiente”. Nessun rilancio, insomma, ma solo “misure emergenziali” che a questo punto devono trovare un iter veloce in sede di conversione.

PROPOSTE PER RILANCIARE IL TURISMO

Oltre alle richieste di intervento per modificare il decreto Rilancio, le associazioni di categoria si sono presentate in commissione Bilancio anche con una serie di proposte per il settore. “C’è la necessità di avere misure strutturali per il rilancio di alcuni settori, soprattutto il turismo, al di là di misure di emergenza” ha spiegato Calugi di Fipe. “Serve più coraggio e destinare risorse per ridurre il cuneo fiscale e tagliare le tasse sul lavoro” perché “non si può immaginare di ricorrere alla cig all’infinito, per mantenere i posti di lavoro bisogna avere più coraggio”.

Da Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, qualche idea che modifica le abitudini degli italiani ma che può essere d’aiuto. “Fermo restando l’interesse primario degli studenti, se le scuole cominciano 10 giorni dopo, senza accorciare la durata dell’anno scolastico, il settore turistico ne trarrà beneficio. Se ci chiedete un parere, diciamo: fatele iniziare a ottobre”. Nucara si è poi schierato contro l’ipotesi di election day a settembre. “Se bruciamo il weekend del 13 e 14 settembre con il rischio di bruciare anche quello del ballottaggio del 27 e 28, bruciamo due weekend di una stagione brevissima”.

E ancora: “Occorre liberare da ogni vincolo tutti gli strumenti che possano consentire agli imprenditori di assumere, compresi i voucher. Se c’è da lavorare per un weekend assumeremmo per un weekend, se per una settimana assumeremmo per una settimana”. Secondo Federalberghi inoltre bisogna “incentivare la ripartenza riconoscendo aiuti a chi dà lavoro e non a chi sta a casa”, dunque meglio incentivi alle imprese che cassaintegrazione. Nucara ha poi chiesto che gli alberghi rientrino nell’ecobonus al 110% mentre per quanto riguarda il “bonus facciate, con gli esercizi chiusi, va spostato in avanti, perché è ovvio che non si sono potuti fare i cantieri”. Sul fronte eco-bonus, ha affermato, “se si pensa di allargarlo alle seconde case, si sappia che si allargherà a tanti appartamenti che sotto mentite spoglie fanno concorrenza agli alberghi, con le case vacanze. Va esteso prima di tutto alle imprese”.

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