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Correnti Pd

Tutte le correnti del Pd

A Montepulciano prende forma il nuovo assetto delle correnti interne al Pd: ecco chi prende posto dentro il nuovo contenitore della trimurti Franceschini-Orlando-Speranza e chi c’è nelle altre aree

La storia del Partito Democratico è anche, o forse soprattutto, una storia di correnti che si muovono, si alleano, si separano e si rinegoziano continuamente.

L’ultima, il cosiddetto “correntone” studiato dai tre ex ministri Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza ufficialmente per accrescere il peso della segretaria Elly Schlein, in realtà per arginarne il decisionismo, servirà a riportare il partito verso un coordinamento più strutturato tra le varie aree. Ma Montepulciano è stata anche un occasione per pesare le varie fronde e osservarle interagire.

LA NASCITA DEL “CORRENTONE”

Dopo la spaccatura nel gruppo dei bonacciniani e i vari movimenti che hanno interessato l’area dei cosiddetti riformisti, a Montepulciano Dario Franceschini, Andrea Orlando e Roberto Speranza hanno riunito le rispettive correnti, portando in dote alla segretaria Elly Schlein circa 60 parlamentari pronti a passare dentro la neonata “Riscossa democratica” o “Alternativa democratica”, a seconda della dicitura preferita del “correntone”.

DENTRO I DEMS, GLI AREADEM E GLI EX ARTICOLO 1

Dentro ci sono gli orlandiani di Dems — Peppe Provenzano, Marco Sarracino, Anna Rossomando, Antonio Misiani, Andrea Martella, Valentina Ghio, Cristina Tajani, Alessandra Nardini, Emma Petitti, Simone Oggionni e altri — si sono trovati a dialogare con i franceschiniani di AreaDem, rappresentati da Michela Di Biase, Chiara Braga, Alberto Losacco, Marina Sereni, Dario Nardella, Daniele Leodori e altri ancora.

A chiudere la triangolazione i rientrati dall’esperienza di Articolo 1, guidati da Roberto Speranza, con i  parlamentari Nico Stumpo, Cecilia Guerra, Arturo Scotto e altri che hanno scelto di tornare ad animare il campo dem all’interno del partito.

GLI OSSERVATORI “A BORDO CAMPO”: LETTA, DELRIO, ZINGARETTI, ORFINI

A bordo campo osservavano gli ex fedelissimi di Enrico Letta — riuniti nell’area Crea sotto Marco Meloni e Anna Ascani. Esserci rappresenta per loro una svolta, dopo una stagione in cui avevano appoggiato Stefano Bonaccini alle primarie.

Sullo stesso palco si sono alternati volti storici della sinistra dem come Gianni Cuperlo e Barbara Pollastrini; Debora Serracchiani ha portato la voce delle anime più «cattoliche» del partito, mentre Graziano Delrio si tiene più in disparte, restando in parte all’opposizione rispetto ad alcune scelte della segreteria e coltivando parallelamente la sua “Comunità Democratica”.

La situazione è resa ancora più complessa dalla presenza di altri osservatori formalmente non schierati: Nicola Zingaretti e Francesco Boccia, ad esempio, pur non essendo organici a questa nuova esperienza, hanno preso la parola e curano rapporti di buon vicinato con l’iniziativa. Malgrado l’ex governatore del Lazio non manchi di presenziare agli eventi di area riformista 

Anche Matteo Orfini, leader dei Giovani Turchi, dopo una riflessione ha deciso di restare fuori dal correntone, pur sostenendo la segretaria; e Rete democratica — il contenitore romano-laziale che gravita fra Schlein e Stefano Bonaccini, con il sindaco Roberto Gualtieri e il deputato Claudio Mancini come riferimenti — continua a muoversi in equilibrio, dichiarando rapporti buoni con l’intero spettro che va da Franceschini ai civici di Manfredi, Onorato e Salis.

INTORNO, RIVISTE E FONDAZIONI

Intanto l’immancabile Goffredo Bettini è tornato in campo con la rivista Rinascita, pensata come strumento al servizio di un campo largo che sostiene la segreteria ma mantiene legami anche con altre figure del centro-sinistra, come l’ex premier Giuseppe Conte.

E poi ci sono i temi pratici che rendono tutto meno romantico e molto concreto: il grande non detto riguarda le compensazioni che questo nuovo correntone potrebbe chiedere alla segreteria — posti in organigramma, poltrone nella segreteria politica, e ruoli nella gestione di organismi come la fondazione “Demo”, che secondo il Corriere potrebbe essere affidata all’economista Emanuele Felice, voluto da chi guarda all’area Orlando, con Pier Luigi Bersani che avrebbe declinato una proposta legata alla guida della stessa fondazione.

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