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Tutte le donne di Conte al Quirinale

Quirinale Regioni

I Graffi di Francesco Damato

Pur ignorata dal suo ammiratore abituale Marco Travaglio, una volta tanto dissidente dal migliore presidente del Consiglio che, secondo lui, avrebbe avuto l’Italia nella sua storia repubblicana, prima di essere pugnalato anche dagli amici all’inizio di questo tragico anno per fortuna alla fine, prosegue la campagna di Giuseppe Conte per una donna al Quirinale. Che lo ha visto però impegnato nelle ultime 24 ore in una serie fittissima di incontri tutti o prevalentemente nella propria area politica, sotto le cinque stelle grilline. Dove evidentemente Travaglio riesce ancora a provocare emozioni, diciamo così, di cui l’avvocato che presiede il MoVimento deve tener conto.

Non so se più sorpreso o allarmato dalle reazioni non entusiasmanti alle prime candidature femminili attribuitegli – di Elisabetta Belloni, Letizia Moratti e Paola Severino, in ordine rigorosamente alfabetico- Conte si è messo a coltivare altri nomi, sempre cercando di trovarne uno non o non troppo divisivo, come si dice in queste circostanze. Ed è venuta fuori l’indiscrezione, raccolta in particolare dal Foglio, molto attento -come vedremo- alla successione a Sergio Mattarella, sul lancio della candidatura della giudice costituzionale Silvana Sciarra. Che oltre ad essere pugliese come Conte, nata 73 anni fa a Trani, ha avuto la fortuna di essere eletta dalle Camere alla Consulta nel 2014, al ventunesimo scrutinio rigorosamente segreto, da una maggioranza in qualche modo anticipatrice di quella attuale, o quasi: estesa dai grillini ai forzisti, dal Pd allora guidato da Matteo Renzi , allora anche presidente del Consiglio, ad una parte almeno dei leghisti. La professoressa del diritto di lavoro ebbe, in particolare, 630 voti su 748. La signora non era, e non è grillina, ma i parlamentari pentastellati la votarono in cambio dei voti assicurati dal Pd e da altri partiti ad un loro candidato al Consiglio Superiore della Magistratura.

Vista alla luce della situazione politica di questa fine d’anno, con una maggioranza quasi analoga -ripeto- che rischia di sfasciarsi con le candidature maschili emerse sinora dalle cronache e dai maneggi, quella elezione deve essere apparsa a Conte leggendaria, premonitrice e non so cos’altro.

Il giornale, dicevo, che ha raccolto per primo o di più questa indiscrezione su Silvana Sciarra candidata al Colle è Il Foglio di Giuliano Ferrara fondatore e Claudio Cerasa direttore, entrambi però fermi alla preferenza per Mario Draghi. Il quale potrebbe servire meglio il Paese per sette anni al Quirinale che per poco più di un anno ancora a Palazzo Chigi. E cui -sperano sempre al Foglio– potrebbe finire per dare una mano persino l’amico e ora concorrente Silvio Berlusconi con un bel gesto di rinuncia, magari dopo qualche votazione parlamentare di assaggio del suo protagonismo.

“Prima ancora di ragionare sul tema “ci vorrebbe una donna”, i leader più sprovveduti e in cerca disperata di strategie per il futuro -ha scritto Cerasa rafforzando l’ironia epistolare di Michele Magno- dovrebbero ragionare su un altro ritornello sempre vendittiano: ci vorrebbe un amico, per poterti un pò consigliare”.

Giuliano Ferrara, dal canto suo, prendendosi l’apertura del giornale ha rilanciato la campagna per Draghi al Quirinale con un articolo lungo quasi come il titolo, si fa per dire, dipinto di azzurro. Che dice, testualmente, in continuità con articoli dei giorni precedenti sulla stucchevole polemica di costituzionalisti e politici contro il presidenzialismo surrettizio in cui ci troveremmo da tempo: “Cari partiti, se non volete Draghi al Quirinale va bene, ma non fateci ridere con la scusa della difesa democratica dall’uomo solo al comando. Draghi non è un avventuriero solitario nemico dei partiti e la paura del rischio autoritario fa ridere”. E’ una risata ripetitiva quella cui il mio amico Giuliano vorrebbe sottrarsi.

TUTTI I GRAFFI DI FRANCESCO DAMATO

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