Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini non sta vivendo un buon momento. Dopo l’assoluzione del 20 dicembre nel processo Open Arms è stato un susseguirsi di brutte notizie per il ministro Salvini, dai ritardi dei treni, ai numerosi (e sospetti) guasti, alle bocciature del Tar del progetto del Ponte sullo stretto e della presentazione dello sciopero del 13 dicembre scorso e, per finire, alle difficili relazioni con gli alleati di governo che vorrebbero candidare un uomo di FdI alla guida del Veneto
Il ministero dei Trasporti è sempre stato stretto a Matteo Salvini che non ha mai fatto nulla per nascondere che le sue ambizioni guardano a un ritorno al Viminale, oggi occupato da Matteo Piantedosi, ex Prefetto di Bologna, indipendente ma politicamente vicino alla Lega di Salvini.
DAGLI SCIOPERI AI RITARDI: TUTTE LE GRANE DI SALVINI
A pensare male si potrebbe pensare che ce la stia mettendo tutta per non brillare al Ministero di Porta Pia. Scioperi, ritardi ferroviari e, da ultima, la bocciatura del Tar per la precettazione dello sciopero dei trasporti dello scorso 13 dicembre che ne aveva imposto la riduzione a quattro ore (il Mit è stato anche condannato “al pagamento delle spese di lite in favore delle organizzazioni ricorrenti, quantificate in euro 2.500”), e, da ultimo, il pronunciamento del Tribunale amministrativo del Lazio nei confronti del ricorso presentato dal Comune di Villa San Giovanni e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria contro il parere positivo della commissione Via Vas al progetto di Ponte sullo Stretto.
A complicare il quadro ministeriale si aggiunge la nota politico-amministrativa delle prossime elezioni regionali in Veneto che vedono contrapposte la Lega, che fa quadrato intorno a Luca Zaia, e Fratelli d’Italia che vorrebbe correre con un suo uomo.
ASSOLTO per aver fermato l’immigrazione di massa e difeso il mio Paese.
Vince la Lega, vince il buonsenso, vince l’Italia. pic.twitter.com/rGf3g85RQ7— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 20, 2024
IL MINISTRO SALVINI PROVA A SCARICARE LE RESPONSABILITÀ SUI PREDECESSORI
Insomma, un quadro complesso, un tritacarne dal quale il ministro Salvini sta provando, a fatica, a tirarsi fuori. Sabato scorso si è verificato l’ennesimo guasto elettrico a Milano Centrale, responsabili per via di due pantografi che hanno urtato la linea aerea e mandato in tilt treni e corse. Il risultato è stata una catena di ritardi fino a tre ore. ““Per recuperare i danni del malgoverno della sinistra, abbiamo avviato un piano da 100 miliardi di investimenti per le infrastrutture ferroviarie, con oltre 1.200 cantieri già attivi per recuperare decenni di ritardi sulle ferrovie di questo Paese, ma Renzi se la prende con me… Ma non doveva ritirarsi dalla politica – lo ha scritto Matteo Salvini replicando alle accuse del sen. Matteo Renzi -. Dopo decenni di mancati investimenti della sinistra su treni e ferrovie, Renzi chiede le dimissioni del ministro Salvini. Ridicolo! Ma non doveva sparire dalla politica?”.
Sabotaggi? Danni causati volontariamente? Ritardi organizzati? I dubbi e i sospetti di Fs sono stati depositati ufficialmente alle autorità competenti. Auspico risposte inequivocabili e rapide, perché sarebbe gravissimo fare battaglia politica sulla pelle dei lavoratori e dei…
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 15, 2025
FERROVIE DELLO STATO: L’ESPOSTO E LE PREOCCUPAZIONI DI SABOTAGGIO
Se Salvini prova a “mandare la palla in tribuna”, dalle parti di Porta Pia si è fatto largo il sospetto che il susseguirsi di guasti non sia da attribuire solo ai numerosi cantieri in corso. Il gruppo Ferrovie dello Stato ha presentato alla questura di Roma un esposto per chiedere di avviare indagini sui numerosi guasti che negli ultimi mesi hanno causato gravi disagi alla circolazione e ai viaggiatori. Insomma, il sospetto è che siano in corso azioni di sabotaggio atti a “destabilizzare, anche a livello istituzionale e governativo, il gruppo FS e il relativo management”. Però, come scrive il Post, al netto di “alcune frasi allusive, rilanciate e sostenute da esponenti della Lega tra cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, nella documentazione presentata alla questura non ci sono prove a supporto di questa teoria”.
Sarebbe gravissimo che qualcuno – per fare battaglia politica contro Salvini e la Lega – danneggiasse la giornata di pendolari, lavoratori e dipendenti.
Quando hai il massimo storico di treni in circolazione e di cantieri aperti (per recuperare decenni di mancati investimenti) è… pic.twitter.com/Ro2qQFFFot— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 17, 2025
IL GIRO DI POLTRONE IN TRENITALIA E FERROVIE DELLO STATO
Una situazione che si intreccia, è bene precisarlo solo dal punto di vista del timing, con un “giro di poltrone” che interessano Ferrovie dello Stato e Trenitalia. Luigi Corradi, attuale Ad di Trenitalia dovrebbe andare alla guida di Fs International, al suo posto Gianpiero Strisciuglio, ad di Rfi, indicato dal vicepremier Salvini già nel maggio. Il posto di Striscuglio in Rfi dovrebbe andare ad Aldo Isi, attuale ad di Anas, mentre Dario Lo Bosco passerebbe al vertice di Italferr, la società di ingegneria del gruppo lasciando la presidenza di Rfi.
PONTE SULLO STRETTO: IL RICORSO AL TAR DI VILLA SAN GIOVANNI E REGGIO CALABRIA
Ed è accidentato anche il percorso del Ponte sullo Stretto di Messina che il ministro dei Trasporti vorrebbe intitolare a Silvio Berlusconi, tra i decisori politici che più ha lavorato alla realizzazione del progetto. Il Tar del Lazio, come riportato da Repubblica, non solo ha accolto l’istanza dei due comuni calabresi di Villa San Giovanni e Reggio Calabria contro la Valutazione di impatto ambientale (Via) positiva espressa dal Ministero dell’Ambiente ma ha anche accolto la richiesta di integrazione documentale delle due amministrazioni.
“Il ministero dei Trasporti e la Stretto di Messina avrebbero voluto chiudere subito la partita, spegnendo sul nascere il contenzioso con una dichiarazione di inammissibilità, considerando il parere un atto endoprocedimentale – scrive Repubblica -. Di tutt’altro avviso gli enti, che tramite i loro legali non solo hanno insistito nel ricorso, ma alla luce dei nuovi atti emanati dopo il parere Via Vas e che su quello si basano, hanno rinunciato alla sospensiva, chiedendo un giudizio di merito e un rinvio per integrazione documentale. Richiesta accordata dai giudici del Tar del Lazio, che a margine dell’udienza – riferiscono i presenti – si sono fatti scappare: “questo sarà un procedimento lungo e complesso”.
Il ministro delle Infrastrutture Salvini ha dichiarato che l’altezza del ponte sullo Stretto di Messina, pari a 65 metri, è stata pensata affinché le navi possano passarci sotto. In realtà, non sarebbe proprio così.
Ne parliamo domenica dalle 20.30 su #Rai3 pic.twitter.com/iALPlyR6At— Report (@reportrai3) January 17, 2025
Fornisce una valutazione diversa l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che ha dichiarato che “la notizia sulla ammissibilità del ricorso è infondata” e che “la ricostruzione fornita dei fatti non è assolutamente coerente con lo svolgimento dell’udienza. In particolare, diversamente da quanto ricostruito, l’avvocato incaricato dalle due amministrazioni ha rinunciato alla fase cautelare da lui stesso richiesta, con conseguente cancellazione dal ruolo della causa disposta dal Presidente della sezione”. Quindi, sarebbe “falso che il TAR abbia ‘dichiarato ammissibile l’impugnazione del parere della commissione Via Vas’ e non abbia accolto l’istanza del Ministero delle Infrastrutture e di Stretto di Messina”. “Ciò che è avvenuto processualmente – ha continuato Ciucci – è la rinuncia alla fase cautelare del giudizio da parte dei ricorrenti, che comporterà la fissazione di una nuova udienza di merito da parte del Tribunale Amministrativo. Nessuna istanza del Mit e della società è stata respinta – ha concluso Ciucci – e al contrario la rinuncia alla fase cautelare da parte dei ricorrenti conferma la correttezza dell’eccezione sollevata dal Mit e dalla società circa l’assenza dei presupposti di urgenza per la richiesta di sospensione del parere Via”.
SALVINI ALLA PROVA DELLA GRANA ZAIA: IN PERICOLO IL RAPPORTO CON GLI ALLEATI DI GOVERNO
E poi l’ultima grana, quella politica che attiene al rapporto tra gli alleati di governo. Fratelli d’Italia vorrebbe proporre un proprio uomo alla guida della Regione Veneto, visto anche che Luca Zaia sarebbe al quarto mandato. Ma c’è un problema, Zaia non vuole ritirarsi dalla corsa e “minaccia” di correre da solo. Le ultime elezioni regionali le ha portate a casa con il 76% a capo di una lista che porta il suo nome e che sul territorio vale più del 40%. A fare quadrato intorno a lui il consiglio federale della Lega e il segretario del partito Matteo Salvini.
“Mettere in discussione il buon governo della Lega e di Zaia in Veneto da anni per equilibri politici e per scelte romane non mi sembrerebbe utile – ha detto Matteo Salvini nel corso della trasmissione “Cinque Minuti” condotta da Bruno Vespa su Rai 1 -. Quindi sono sicuro che con gli alleati troveremo una quadra come abbiamo sempre trovato e sono sicuro che nessuno voglia mettere in discussione uno dei governi più virtuosi d’Europa per mettere una bandierina da qualche parte. In questi due anni e pochi mesi di governo – la Lega è stata assolutamente leale in ogni votazione nei confronti del governo. La stabilità del governo italiano è un patrimonio che l’Europa ci sta invidiando e che ci sta premiando economicamente, quindi non si mette in discussione assolutamente un governo che arriverà a tutti e cinque gli anni”.