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Tutte le scintille a 5 stelle fra Fico, Di Maio e Salvini

I Graffi di Damato sulle dichiarazioni di Roberto Fico che hanno agitato il vice premier Salvini in occasione della parata per la festa della Repubblica

Volente o nolente, trascinatovi o no dal presidente grillino della Camera Roberto Fico con una dichiarazione dalla quale si è dissociato con significativo tempismo lo stesso capo del movimento delle 5 stelle Luigi Di Maio in questo momento di grande incertezza politica, dopo i risultati delle elezioni europee, piemontesi ed amministrative del 26 maggio, il vice presidente leghista del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini è riuscito ad agitare, diciamo così, la parata militare per la festa della Repubblica più ancora dei “quattro generali dietro la collina”. Così il manifesto ha definito nel titolo di un editoriale i già capi dell’Aeronautica, e alcuni anche capi di Stato Maggiore della Difesa, oggi in pensione, che hanno disertato la storica sfilata davanti al presidente della Repubblica ai Fori Imperiali motivando il loro dissenso dalla ministra Elisabetta Trenta, ma anche dall’intero governo per il trattamento delle Forze Armate.

SALVINI NON HA GRADITO L’ESTERNAZIONE DI FICO

Reduce dal ricevimento, il giorno prima, nei giardini del Quirinale, dove si era praticamente trattenuto, sempre mano nella mano con la fidanzata Francesca Verdini, da risentimenti politici e personali per le allusioni ravvisabili nei suoi riguardi dal monito appena espresso dal capo dello Stato contro chi attenta alla Costituzione esasperando i contrasti e vivendo di nemici, Salvini non ha retto all’estensione della festa della Repubblica, da parte di Fico, a tutti “i presenti nel territorio” italiano, compresi migranti, rom, sinti”. Di cui invece il ministro dell’Interno ha ricordato “i campi” dove non c’è di solito molto rispetto della legalità. Perciò egli ha opposto alle parole del presidente della Camera, in qualche modo conformi peraltro al tema dell’”inclusione” scelto dalla ministra della Difesa per questa edizione della parata, la popolana e ben poco istituzionale espressione del “rivolgimento di scatole”. Che è stata tradotta dalla vignetta di Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera in un Salvini schizzato via con quei giramenti come una freccia tricolore.

Quella esplosa tra alte uniformi, pennacchi, cavalli, ottoni, selfie e bande musicali in una domenica per fortuna e finalmente di sole, non è stata la prima, e probabilmente non sarà neppure l’ultima polemica fra il presidente grillino di Montecitorio e il leader leghista, scontratisi già, ma a maggiore distanza, proprio sul tema dell’immigrazione, e nel pieno dello svolgimento di operazioni ad alta tensione politica, come gli sbarchi impediti dal Viminale nei porti italiani.

IL DISSENSO DI FICO SUL DECRETO SICUREZZA

È capitato al presidente della Camera persino di sottolineare, per vantarsene, la rinuncia a presiedere, appunto, la seduta d’aula per la conversione in legge del primo decreto sulla sicurezza voluto da Salvini fra le resistenze e anche qualche voto contrario dei grillini riferibili, nel movimento delle 5 stelle, proprio alle posizioni di Fico.

Chiaro fu anche il dissenso del presidente della Camera dal mancato processo a Salvini per l’affare  della nave Diciotti della scorsa estate: processo per sequestro aggravato di persone chiesto dal cosiddetto tribunale dei ministri di Catania e non autorizzato dal Senato, dopo un referendum digitale improvvisato tra i grillini e conclusosi col 60 per cento dei no contro il 40 per cento dei sì.

LO SFOGO DI LUIGI DI MAIO

Dev’esserci stata la memoria anche di questi precedenti, e in più del dissenso dal referendum digitale di conferma del capo pentastellato, nello sfogo attribuito, in particolare, dal Messaggero a Di Maio con i suoi amici contro un “Fico servo del Pd”. Col quale, da “esploratore” nominato da Sergio Mattarella, il presidente della Camera cercò un aggancio l’anno scorso per un governo alternativo a quello poi negoziato dal suo partito con i leghisti.

La parata, diciamo così, della parolaccia deve avere prodotto ulteriore sconforto e preoccupazione nel presidente della Repubblica, visti gli “scenari avvilenti” di crisi e di “rassegnazione” alle elezioni anticipate di cui ha scritto sul Corriere della Sera il quirinalista di provata esperienza e attendibilità Marzio Breda. Cresce anche per questo l’attesa della conferenza stampa prenotata dal presidente del Consiglio, a mercati prudentemente chiusi,  nel primo -e si vedrà anche se unico- compleanno del suo governo gialloverde.

 

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

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