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Tutti i contraccolpi del voto in Sardegna

I Graffi di Damato sul rapporto tra Salvini e Di Maio all’indomani del voto regionale in Sardegna

Le due immagini speculari del melodramma prodotto dalle elezioni regionali sarde sono quelle del capo -non so ancora per quando- del movimento delle 5 stelle, Luigi Di Maio, che esce impettito da Palazzo Chigi per liquidare come “accozzaglia” il centrodestra uscito vincente dalle urne, e del capo della Lega Matteo Salvini, omologo dello stesso Di Maio alla vice presidenza del Consiglio dei Ministri, che asseconda l’amico.

Avvolto questa volta in un giubbotto bianco con i quattro mori della bandiera sarda bene in vista e sprofondato nella poltrona, o schierato davanti alla telecamera di turno, Salvini si è quasi scusato con l’amico Di Maio per il colpo che egli contribuito, sia pure modestamente, a infliggergli e lo ha incoraggiato a sorridere dell’accaduto. Come se l’amico non fosse neppure scivolato sul latte sparso dai pastori sulle strade sarde, secondo una delle tante vignette -quella di Stefano Rolli– che hanno cercato di rappresentare sulle prime pagine dei giornali l’esito del voto nell’isola.

SALVINI RASSICURA DI MAIO SULLA TENUTA DEL GOVERNO

Il governo -ha garantito Salvini all’amico- potrà continuare più o meno tranquillamente ad andare avanti verso l’obiettivo della durata di cinque anni, costi quel che costi al Paese entrato intanto in recessione. E Silvio Berlusconi la smetta di frignare e di chiamarlo al telefono, o di lanciargli messaggi e moniti, perché -gli ricordato esplicitamente il leader leghista al Cavaliere- fu proprio lui l’anno scorso a consentirgli di mettersi in aspettativa dal centrodestra a livello nazionale per “provare” a governare con i grillini.

C’è un non detto pubblicamente di Salvini a Berlusconi che è questo: perché ti lamenti se sto tagliando a fette il salame grillino ? Che è poi il ragionamento tradotto dal vignettista del Fatto Quotidiano, Vauro Senesi, nel Salvini che abbraccia Di Maio scuotendolo rovinosamente, gli chiede se regge al gioco e si sente rispondere di sì, nella speranza evidentemente che nessuno nel movimento delle cinque stelle ormai filanti abbia davvero la voglia e la forza di liberarsi di un capo del genere e di interrompere quella danza mortale.

COSA HA FATTO LA LEGA IN SARDEGNA

Ebbene, messo il discorso in questi termini, si potrebbe riconoscere a Salvini doti geniali, e liquidare davvero Berlusconi come uno sprovveduto, un dilettante della politica nonostante i venticinque anni e più trascorsi dal suo esordio. E che esordio, con quella vittoria elettorale nel 1994 sulla “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto e il suo’arrivo bruciante a Palazzo Chigi. Ma in Sardegna è accaduto qualcosa che Salvini ha fatto e fa finta di non vedere. Egli ha smesso, almeno nell’isola, di guadagnare voti ai danni, contemporaneamente, dei suoi alleati a livello nazionale e locale, ai danni cioè dei partiti di Berlusconi e di Di Maio.

Rispetto alle elezioni politiche di meno di un anno fa Berlusconi, scendendo all’8 per cento ha perso in Sardegna altri 69 mila voti e di Maio addirittura 297 mila, precipitando da oltre il 42 per cento a meno del 10 per cento dei voti. Il partito di Salvini, pur raccogliendo qualcosa meno di un pur ragguardevole 12 per cento, ha perso quattromila voti. E li ha persi nonostante, o forse proprio a causa della forte esposizione personale cercata nell’isola sfruttando tutte le occasioni possibili e immaginabili: a cominciare dalla vertenza del latte delle pecore, che non è peraltro riuscito a comporre nonostante disponesse del Ministero dell’Agricoltura retto da un leghista.

ATTENZIONE AL PD PIÙ CHE AI GRILLINI PER IL NUOVO GOVERNATORE

La sovraesposizione di Salvini è stata tale da danneggiare il pur vincente candidato del centrodestra alla carica di governatore, l’ormai ex senatore sardoleghista Christian Solinas. Che non a caso ha festeggiato la vittoria ringraziando i sardi e spendendo per Salvini qualche parola, a volte persino imbarazzata, se richiesto dai giornalisti.

Ritrovata la sua visibilità sul palco del vincitore, il nuovo governatore della Sardegna sa, fra l’altro, che nella difficile gestione dell’ancor più difficile Sardegna egli dovrà fare i conti non con l’opposizione grillina a brandelli, per quanto esordiente nel Consiglio regionale, ma con un centrosinistra per niente morto. Che è stato distanziato di ben 14 punti da un centrodestra avvicinatosi al 48 per cento. ma è guidato da un Pd che si è rivelato il primo partito dell’isola, seguito e non preceduto, come sperava Salvini, dalla Lega. E ciò a dispetto della vittoria tennistica di sei a zero vantato dallo stesso Salvini a livello nazionale proprio sul Pd riepilogando le elezioni locali seguite a quelle nazionali dell’anno scorso.

 

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

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