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Tutti i finanziatori di Italia Viva (tra cui una leghista)

Renzi crisi

Tutti i finanziamenti di Italia Viva: dai parlamentari, alle aziende, ai ricchi amici di Matteo Renzi. Ma spunta una leghista distratta

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è stato tra i primi capi politici a sostenere la necessità di lasciarsi alle spalle la stagione del finanziamento pubblico ai partiti. “Il finanziamento pubblico va abolito o drasticamente ridotto” recitava una delle 100 proposte per l’Italia avanzate da Renzi nel corso della Leopolda del 2011.

Come si finanziano i partiti?

Tramontata l’epoca dei finanziamenti statali che avevano l’effetto di scaricare sulla spesa pubblica i costi di gestione dei partiti, le forze politiche hanno dovuto trovare altri metodi per far fronte alle loro spese. Oggi il 2 per mille del gettito Irpef dei contribuenti e i finanziamenti da privati (che se superano i 500 euro devono essere rendicontati nel rispetto della legge 9 gennaio 2019, n. 3, c.d. “Legge spazzacorrotti”) sono le maggiori fonti di approvvigionamento. In entrambi i casi non tutti i partiti possono ricevere finanziamenti: è necessario infatti avere uno statuto ed essere iscritti al registro stilato dalla commissione di magistrati designata al fine di escludere le formazioni che per statuto non applichino principi di democrazia interna.

Italia viva: 612 mila euro da privati

Secondo l’ultimo Rendiconto di Italia Viva, quello relativo al 2021, il conto economico del partito di Renzi è così ripartito:

  • 298.136 euro da quote associative annuali;
  • 807.964 euro da contributo annuale derivante dalla destinazione del 2 per mille dell’IRPEF;
  • 611.865 euro da contribuzioni da persone fisiche;
  • 27.500 euro da contribuzioni da persone giuridiche.

Buona parte delle donazioni, da 500 euro, derivano da parlamentari di Italia Viva o da esponenti politici attivi ai livelli territoriali. Del resto questo è un trend che si ritrova in tutti i partiti. Secondo le rielaborazioni dei dati operata da Repubblica “su 2764 finanziatori totali, 740 sono parlamentari e 995 i cittadini che ricoprono cariche politiche a livello regionale, provinciale o comunale. Appena un terzo del totale delle erogazioni arriva quindi da chi vive fuori dalla macchina politica”.

Da chi arrivano i fondi

Tornando a Italia Viva tra i politici che finanziano il partito con contributi regolari da 500 euro mensili troviamo: Raffaella Paita, Gennaro Migliore, Teresa Bellanova, Gianfranco Librandi, Lucia Annibali, Ivan Scalfarotto, Maria Elena Boschi, Gabriele Toccafondi, Luigi Marattin, Ettore Rosato, Matteo Colaninno, Daniela Sbrollini, Marco Di Maio, Ivan Scalfarotto, Daniela Conzatti, Davide Faraone, Annamaria Parente, Michele Anzaldi, Giuseppina Occhionero, Roberto Giachetti, Ettore Rosato e Mattia Mor. I parlamentari, e i rappresentanti di Italia Viva a livello territoriale, versano al partito 500 euro al mese.

I finanziamenti dei privati: da Serra alla cioccolateria Venchi

A finanziare Italia Viva, però, non sono solo gli uomini e le donne che hanno incarichi pubblici. Tra i finanziatori privati la SO.I.GE.A SRL, azienda attiva nel settore di costruzione di linee elettriche MT BT con sede a Sarno (Salerno), ha donato a Italia Viva 50mila euro nel mese di giugno 2022. Ad aprile Davide Serra, finanziere, fondatore di Algebris, amico personale di Matteo Renzi che in passato è stato uno dei maggiori finanziatori della Fondazione Open, ha donato a Italia Viva 25mila euro. A marzo, la Sofib Srl, un’azienda attiva nel settore agenti e gestori proprietà immobiliari con sede a Brescia, ha donato 50mila euro. Nel 2021 Italia Viva ha ricevuto 4mila euro da Venchi Spa, l’azienda che produce cioccolato, e 20mila euro dalla Ferriera Valsabbia, un’acciaieria di Odolo (Brescia).

50mila euro a Italia Viva della leghista distratta

All’inizio dell’anno, a gennaio 2022, la S.L.1., una società di Bolzano che si occupa di costruzione e ristrutturazione di edifici di Ermelinda Bellinato, ex consigliera comunale di Bolzano della Lega, ha donato al partito di Matteo Renzi 50 mila euro effettuando due bonifici da 10mila euro e due da 15mila. L’ex consigliera leghista ha detto, però, di non sapere niente di quel finanziamento. “Non ne so nulla, quei bonifici sono stati fatti a mia insaputa – ha detto all’AdnKronos -, ma può darsi che io li abbia autorizzati, volevo fare beneficenza e non sapevo dove sarebbero andati quei soldi. Voglio vederci chiaro”.

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