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Un suicidio che deve far riflettere

I Graffi di Damato sul suicidio di un’imprenditore di Gela in Sicilia passato inosservato dalla stampa a e dal Viminale

Per suicidio di Stato s’intende, in genere, un omicidio commissionato dall’alto in regimi autoritari, o falsamente democratici, ed eseguito in modo tale da sembrare un suicidio, ed essere come tale certificato dalle competenti e al tempo stesso compiacenti autorità giudiziarie. Ma per suicidio di Stato, magari inconsapevole, può anche intendersi quello appena compiuto da un disperato imprenditore siciliano. Che uccidendosi dopo avere inutilmente contrastato con i dovuti ricorsi un’interdittiva antimafia risalente alla oggettiva responsabilità di una struttura del Viminale chiamata quasi paradossalmente “Sisma”, ha pagato assurdamente la colpa di avere denunciato dodici anni fa nella sua Gela un’organizzazione mafiosa.

LA VICENDA DI GELA

Il suicida si chiama, anzi si chiamava Rocco Greco, di 57 anni, La sua società si chiama “Cosiam”, interdetta da ogni gara e ridotta ad uno stato pre-fallimentare per dubbi a suo carico rimasti negli uffici di governo nonostante le assoluzioni ottenute nei processi subiti su denuncia ritorsiva dei mafiosi di cui nel 2007 aveva fatto sgominare l’attività estorsiva. All’ombra del pentitismo -si sa- si possono comsumare ignominie di ogni tipo.

La notizia del suicidio non la troverete nei giornaloni, e neppure nei giornali di dimensioni e diffusioni, diciamo così, ordinarie e necessariamente contenute, con la crisi che attraversa l’editoria destinata alle edicole. L’ha diffusa meritoriamente un giornale cosiddetto di nicchia come Il Dubbio, che già col nome della testata ne indica la linea garantista, e di denuncia di tutto ciò che appunto suscita dubbi più che certezze, fossero pure bollate con la ceralacca dei ministeri e dei tribunali.

MENTRE NEL GOVERNO GIALLOVERDE

Il vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini, o “il capitano”, come lo chiamano i leghisti, affettuosi e ammirati della sua leadership, peraltro premiata con molta generosità dagli elettori, ha molti e seri problemi di cui occuparsi in questi giorni, non foss’altro per calibrare i rapporti con gli alleati grillini in evidente e crescente crisi di identità. Così scrivono e dicono gli specialisti commentando le continue e dure sconfitte elettorali di Luigi Di Maio in sede locale, preludio di quella in arrivo con le elezioni europee di fine maggio. Nelle quali sarà ben difficile che le cinque stelle potranno tornare a brillare col 32 per cento ottenuto nelle elezioni politiche dell’anno scorso.

ALL’ATTENZIONE DEL VIMINALE

Ma tra un conto e l’altro, tra una dichiarazione e l’altra sulla Tav, come si chiama la controversa linea di alta velocità ferroviaria per le merci da Lione a Torino; tra un sospiro e l’altro, un’allusione o una minaccia contro il percorso delle autonomie differenziate, o potenziate, avviato dal precedente governo e rallentato da questo che pur è a partecipazione leghista; tra una frappa e l’altra consumata nei vertici a Palazzo Chigi in questo periodo di Carnevale discutendo anche delle nomine, mai state peraltro così copiose come da otto mesi a questa parte, cioè dalla nascita della maggioranza gialloverde; tra una protesta e l’altra per il congresso della cosiddetta Magistratura Democratica, la cui segretaria Maria Rosaria Guglielmi ha dato dell’”eversivo” al governo in carica facendo sobbalzare sulla sedia anche qualche altra corrente giudiziaria; tra una telefonata e l’altra all’amico e alleato dei giorni pari Silvio Berlusconi, che sogna un calendario da cui cancellare i giorni dispari in cui il segretario leghista ritiene improponibile un governo di centrodestra a livello nazionale; tra una foto con qualche felpa della Polizia e una col giubbotto bianco segnato dai quattro mori sardi che lo hanno fermato domenica scorsa nelle urne poco sopra l’11 per cento, dal 18 o 20 o ancor più su cui lui forse sperava dopo essersi tanto speso personalmente nella campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale; fra una sommessa e l’altra sulla possibilità di riformare davvero entro questo mese la disciplina della legittima difesa vincendo le resistenze dei grillini; fra una previsione e l’altra sul risultato delle pur snobbate primarie di domani nel Pd per la scelta del nuovo segretario, da cui deve attendersi una ostilità largamente ricambiata; tra una cosa e l’altra, dicevo, spero proprio che Salvini trovi il tempo e la voglia di occuparsi del Sisma, al maiuscolo, che opera al Viminale. E di capire che cosa di preciso sia accaduto per provocare il suicidio del povero Rocco Greco. Che, ad occhio e croce, mi sembra gridi proprio vendetta. Forza, capitano.

 

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