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Vaccini antinfluenzali. Scorte limitate, le Regioni accusano i produttori
La distribuzione dei vaccini antinfluenzali poteva essere anche un test importante in vista di quella dei futuri vaccini anti Covid-19, ma dalla Lombardia alla Puglia, passando per Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, il test è già fallito: “Scorte finite, causa alle aziende”
Erano mesi che si preparava la strategia contro l’influenza stagionale, preoccupati della sovrapposizione alla seconda ondata di Covid-19. La distribuzione dei vaccini antinfluenzali poteva essere anche un test importante in vista di quella dei futuri vaccini anti Covid-19, ma dalla Lombardia alla Puglia, passando per Piemonte, Emilia, Toscana e Lazio, il test è già fallito: “Scorte finite, causa alle aziende”. La situazione (grave) è ben descritta da un articolo di Repubblica, che oggi denuncia: “Bloccata la campagna in Lombardia, la Regione attacca i fornitori. Stop anche in Piemonte: indagano i pm. In Puglia manca metà delle dosi. Vendute più fiale di quante se ne potevano produrre: nel mirino Sanofi e Gsk”. Insomma, da Nord a Sud l’Italia è in difficoltà nella gestione del vaccino antinfluenzale.
LE AZIENDE COINVOLTE, LE DOSI CHE MANCANO
Secondo Repubblica, sono 890 mila le dosi di vaccino antinfluenzale che mancano in Puglia. Eppure la Regione del governatore Michele Emiliano si era mossa presto, “acquistando mesi fa 2,1 milioni di dosi, sufficienti per la metà dei suoi cittadini. Di quei vaccini, 1,5 milioni li doveva fornire proprio Sanofi, che ha ricevuto 8,3 milioni di euro. L’azienda giovedì scorso ha comunicato però di non poter distribuire le altre 890 mila”.
400 mila sono le dosi mancanti in Piemonte e Lombardia. Anche qui ci sono accuse reciproche tra pubblico e privato: “in Piemonte mancano le dosi di Sanofi e nella seconda quelle di Seqirus”. L’assessore alla Salute e al Welfare in carica nella Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha minacciato una causa legale.
In Emilia Romagna e Toscana mancano rispettivamente 200 mila vaccini ciascuna. Il produttore, Gsk, – come ha scritto Repubblica – “non ha riconosciuto la quota aggiuntiva del 20 per cento della fornitura prevista dalle gare”.
MANCANO 3 MILIONI DI DOSI TOTALI
In via precauzionale, il ministero aveva abbassato l’età a rischio, dai 65 a 60 anni. Alcune Regioni come la Lombardia, spiega Repubblica, “non si sono mosse per tempo con le gare”. In tutto, dunque, “l’Italia ha acquistato circa 16,7 milioni di dosi (contro le 10 usate l’anno scorso) e la campagna è iniziata ai primi di ottobre”. La domanda è stata subito molto alta e a novembre sono iniziati i primi problemi. “Almeno tre case farmaceutiche non hanno rispettato gli impegni che avevano preso, facendo mancare all’appello, per ora, almeno 3 milioni di dosi”.
IL CASO DEL LAZIO E LE CRITICHE A ZINGARETTI
Anche a Roma e nel Lazio sembra difficile vaccinarsi contro l’influenza. In molti hanno denunciato pubblicamente le inefficienze del servizio nella Capitale e nel resto della Regione. In un post su Facebook del 25 novembre, l’ex Ambasciatore in Turchia Carlo Marsili ha raccontato la sua esperienza: “Ho appena ricevuto – come tanti miei concittadini, immagino – questa lettera [vedi foto sotto] a firma del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che mi sollecita a farmi il vaccino antinfluenzale recandomi con fiducia dal medico di famiglia. Caro Presidente, io mi sono recato con fiducia dal medico di famiglia a fine settembre per prenotare la vaccinazione ma il 9 novembre, alla vigilia della data prefissata, sono stato informato che il vaccino era finito. Nonostante i ripetuti tentativi non c’è stato niente da fare né in ambulatorio né in farmacia. Due giorni fa mi sono recato in provincia di Ancona dove ho potuto vaccinarmi percorrendo in auto circa settecento chilometri in giornata tra andata e ritorno. Caro Presidente, prima di portare in giro i cittadini, la prossima volta si informi su come vanno le cose, risparmiandoci magari il suo ineffabile, immarcescibile sorrisetto. Grazie”.
ANCHE A MILANO LE COSE NON VANNO MEGLIO
Anche a Milano le cose non cambiano, come testimonia il post del Professor Vittorio Emanuele Parsi, che chiama in causa il governatore Attilio Fontana, commentando anche lui una lettera che annulla l’appuntamento per fare la vaccinazione antinfluenzale richiesta: “Fontana in un Paese decente si sarebbe dimesso e sarebbe sotto processo”, ha scritto Parsi.