Un’elezione segnata dall’unità (quasi) completa, le prime parole di Parodi alla guida dell'Anm: "Sciopero confermato"…
Vi spiego come Bardi ha vinto le elezioni in Basilicata. Parla Tiberio Brunetti (Vis Factor)

La campagna elettorale appena conclusa in Basilicata con la rielezione di Vito Bardi come presidente della Regione ha segnato un’ulteriore vittoria anche per Vis Factor, società di posizionamento strategico e comunicazione integrata, molto presente nel contesto politico nazionale. Vis Factor già cinque anni fa aveva seguito il governatore lucano nella prima vittoria.
“Questa volta si è trattato di un percorso di accompagnamento del Presidente. Cinque anni fa, invece, non partimmo da favoriti e quindi ideammo una campagna elettorale più aggressiva”. Tiberio Brunetti, 43 anni è, insieme a Valentina Fontana, il fondatore di Vis Factor. Consulente politico navigato, ha seguito con la sua società, negli ultimi sei anni, oltre cento candidati nelle campagne elettorali, candidati di tutti gli schieramenti, con un segno positivo per oltre il 90%.
Qual è stato lo schema per la campagna in Basilicata?
“Raccontare cosa è stato fatto e cosa si intenda fare e rassicurare con un tono pacato e moderato. Abbiamo scelto di non rispondere quasi mai agli avversari, ma di tenere sempre un tono istituzionale e di prossimità umana”.
Come nasce il claim Orgoglio Lucano? E’ stato apprezzato?
5 anni fa scegliemmo il claim “presente”, per diverse ragioni: sia per rispondere alle accuse di un candidato assente dal territorio, sia per richiamarne il passato militare del curriculum di Bardi. Il claim Orgoglio Lucano nasce in continuità evolutiva con quello passato di cinque anni fa. Il popolo lucano cinque anni fa ha risposto positivamente e, grazie ad un’azione amministrativa accorta degli scorsi cinque anni, usando il linguaggio di centrodestra potremmo dire di buon governo, abbiamo reso collettiva quella presenza in un comunitario e orizzontale “orgoglio lucano”.
Come studiate i candidati per cui seguite le strategie comunicative?
Mi preme dire che innanzitutto non accettiamo di seguire tutti coloro che ci contattano. Partiamo da un assunto fondamentale: con il nostro lavoro contribuiamo all’elezione di persone, il cui compito è di amministrare un territorio e una comunità. Eticamente ci poniamo la questione dell’affidabilità, della credibilità e della competenza del candidato che vuole che noi lo seguiamo. Se non risponde a questi requisiti decliniamo l’invito. Successivamente, ci prepariamo con un approccio integrato che parte dalla psicologia e dalla sociologia e solo dopo arriva al posizionamento e alla comunicazione integrata. Prima dobbiamo entrare in empatia con il candidato, poi trasferire idealmente questa empatia in un progetto di campagna. Poi si parte.
Ora centrodestra e centrosinistra si preparano alle elezioni europee. Come partono posizionati? Quali sono gli errori da non commettere?
Nel centrosinistra è in atto un tentativo di cannibalizzazione politica degli elettori intermedi da parte principalmente del Movimento 5 Stelle verso il Pd. Questi processi di solito non portano a crescite significative di consensi, ma hanno come conseguenza quella di elidere vicendevolmente parti dall’una all’altra parte. Diciamo che la situazione è più tranquilla nel centrodestra, dove c’è un partito che esercita in maniera indiscussa la leadership, Fratelli d’Italia, che parte, sondaggi alla mano, dalle stesse percentuali delle politiche del 2022, dunque senza un logoramento dovuto al primo anno e mezzo di governo. La Lega soffre la mancanza di una mission chiara di governo, mentre a crescere è Forza Italia, con un posizionamento moderato e rassicurante che attira molto gli elettori di centro. Le due novità per le europee sono la leadership di Tajani e il progetto degli Stati Uniti d’Europa che può erodere molti consensi nell’area riformista del centrosinistra.