skip to Main Content

Zangrillo: “Riprendere a vivere col virus per non morire di tutto il resto”

Zangrillo

“Basta con la narrazione quotidiana che porta a terrorizzare e spaventare”. Secondo Zangrillo, primario del San Raffaele: “A poco a poco dobbiamo riprendere a vivere. Perché se no non moriamo non di virus, ma di tutto il resto”

 

Non sono certo le parole di speranza che si vorrebbe ascoltare prima di Pasqua, ma il realismo di cui sono impregnate forse ci sarà più utile. “Non illudiamoci che sia finita. Questo virus è stato un campanello d’allarme di quel che potrà accadere in futuro. Ci ha messo in guardia e ha chiesto a ognuno di noi di adoperarsi perché quel che è accaduto non si ripeta più in futuro”. Lo ha detto Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano. Questo non significa però che ci aspetta un futuro di lockdown, anzi: “A poco a poco dobbiamo riprendere a vivere. Perché se no non moriamo non di virus, ma di tutto il resto”.

Leggi anche: Coldiretti: ristoranti chiusi, niente turismo, 1,1 mln/ton di cibi e vini invenduti

“Se pensiamo di limitarci a gestire una stagione che per quanto dolorosa ha un termine – ha sottolineato il dottore all’Adnkronos Salute – probabilmente non sarà così. Quel che è accaduto è un monito”. E proprio perché questo non sarà l’ultimo virus, sottolinea il prorettore dell’università Vita Salute, “tutti abbiamo il dovere di perseguire una progettualità che ci permetta di avere in futuro un sistema sanitario organizzato” per far fronte a queste crisi. “Dobbiamo arrivare a un punto fondamentale, che è la convivenza con il virus e con ogni genere di problema che potrà presentarsi. Convivenza vuol dire essere armati per affrontare le future emergenze sanitarie”.

Leggi anche: Imprese e negozi chiusi non producono rifiuti. Eppure la Tari aumenta

“Non estremizziamo il dibattito” fra aperturisti e rigoristi, chiede Zangrillo che invita anche a interrompere “la narrazione quotidiana che porta a terrorizzare e spaventare”. “Qui non ci sono buoni e cattivi, quelli che hanno ragione e chi ha torto. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte. Abbiamo capito gli errori e dagli errori dobbiamo riprendere più forti di prima e avere il coraggio e il senso di responsabilità a cui ci chiama la società per poter ripartire. Il Paese deve poter ripartire”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top