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Le preoccupazioni di Nicola Zingaretti

Referendum

Il commento di Francesco Damato

L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, deciso a rimanere sulle prime pagine dei giornali dove lo ha riportato la Corte di Cassazione annullando la condanna per gli scontrini delle cene che contribuirono, quanto meno, all’infelice epilogo della sua esperienza capitolina, si è doluto al telefono col manifesto, dalla sua casa a Philadelphia, che dal Pd lo abbiano chiamato “in tanti ma non tutti”. E ti credo, avrebbe potuto dirgli l’interlocutrice raccontandogli lo stato di agitazione, anzi di panico, creatosi al Nazareno e dintorni per il terremoto politico in Umbria. Dove la Procura di Perugia ha perquisito la stanza della governatrice della Regione Catiuscia Marini, indagata per concorso in abuso d’ufficio, rivelazione di segreto e falso, e ha fatto mandare agli arresti domiciliari l’assessore alla Sanità Luca Barberi, il segretario regionale del Pd, nonché ex sottosegretario all’Interno, Giampiero Bocci e i direttori generale e amministrativo dell’azienda ospedaliera Emilio Duca e Maurizio Valorosi: tutti partecipi, secondo l’accusa, di un gioco di concorsi più o meno truccati per lottizzare le assunzioni nella sanità, dagli infermieri in su, o dai primari in giù, come preferite.

Arresti a sinistra, ha titolato e targato in prima pagina la Repubblica, inseguita da quasi tutti gli altri giornali, concordi nel vedere e indicare il Pd impietosamente nei guai proprio mentre Repubblica.jpgsembrava riprendersi mediaticamente ed elettoralmente con l’arrivo del nuovo segretario Nicola Zingaretti. Che ha finito per avvalorare la desolante impressione, anche a costo di rafforzare l’impianto dell’accusa, rimuovendo all’istante il segretario regionale del partito, senza chiederne e aspettarne le dimissioni, e spedendo a Perugia come commissario Walter Verini, deputato umbro di 63 anni nei cui panni, peraltro conoscendolo, non vorrei davvero trovarmi per il clima giustizialista in cui, coi tempi che corrono da parecchio, sarà costretto a muoversi.

Franco Bechis, giunto alla direzione del Tempo da quella di alcuni giornali regionali, fra i quali il Corriere dell’Umbria, ha assicurato della piena attendibilità del titolare delle indagini La Stampa.jpge ha previsto che esse “forse picconano definitivamente quel che resta del Pd, già travolto dalla rabbia e dalla delusione degli elettori” anche da quelle parti. E’ una convinzione condivisa, credo, dal leader leghista Matteo Salvini, Messaggero.jpgche -non si sa se più in questa veste o in quella di vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno- si è affrettato a chiedere le dimissioni della governatrice e le elezioni regionali anticipate. Dalle quali il centrodestra, ancora operante a livello locale, potrebbe in effetti guadagnare moltissimo, avendo già rasentato la vittoria nelle elezioni precedenti, in uno scrutinio notturno all’ultimo respiro, con la bandierina rossa della regione già ammainata in qualche plastico di redazione.

Quegli arresti a sinistra gridati da Repubblica conservano, al di là della serietà e, diciamo pure, gravità Il Fatto.jpgdei fatti contestati col supporto di intercettazioni che sembrano chiodi infissi su una parete di legno, una certa aria poco consolante di lottizzazione non solo dei posti messi fintamente a concorso, ma degli arresti. Che cominciano anch’essi ad essere classificati nei titoli dei giornali a sinistra, a destra, al centro e in tutte le altre possibili o immaginabili collocazioni politiche.

Non è, francamente, un bel vedere e leggere, al pari di quella foto che ho visto pubblicata sul Corriere della Sera, sia pure La coppia di Perugia.jpgall’interno e non in prima pagina, della governatrice uscente, diciamo così, dell’Umbria e del segretario regionale del Pd uscito: ripresi insieme come una coppia felice, inconsapevole della capsula dell’infortunio incorporata.

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