Colloqui e tensioni sul presente e sul futuro di Kiev
Il vertice europeo a Tirana, le telefonate a Trump, le richieste impossibili di Mosca e un cessate il fuoco che sembra ancora lontano. Ma intanto, in Europa, la domanda si fa più insistente: si stanno preparando le truppe Ue per Kiev? Il clima resta incandescente, mentre Russia e Ucraina tornano a parlarsi.
Due ore di confronto tra le delegazioni, il tavolo negoziale che si è riaperto dopo oltre tre anni di silenzio. Certo, non ha segnato un momento di svolta, ma sicuramente un passaggio centrale nonostante nessun passo avanti concreto. Secondo Kiev, Mosca ha avanzato richieste “inaccettabili”, come il ritiro dell’esercito ucraino da diverse zone occupate, descritte da fonti diplomatiche come “slegate dalla realtà”. I russi, dal canto loro, parlano di una volontà condivisa di elaborare proposte per un cessate il fuoco. Per ora, solo ipotesi.
Trump, telefonata a sorpresa (e forse strategica)
Nel frattempo il presidente Usa Donald Trump lancia una proposta che punta a scuotere gli equilibri: “Potrei chiamare Putin per capire le sue intenzioni sulla guerra”. Lo ha detto a bordo dell’Air Force One, lasciando intendere che si muoverà in prima persona per facilitare un eventuale incontro con il leader del Cremlino. “O la risolviamo, o sarà comunque molto interessante”, ha chiosato con il suo consueto stile. Poche ore dopo, è arrivata la conferma di una telefonata tra lui, Zelensky e i principali leader europei della “coalizione dei volenterosi”.
GB DISPONIBILI A INVIARE TRUPPE IN UCRAINA, IL NO DELLA POLONIA
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, intervenendo alla plenaria della Comunità Politica Europea a Tirana, ha parlato di “segnali positivi” dai colloqui, ma ha ribadito che il sostegno militare a Kiev “deve continuare e senza ambiguità”. Una linea condivisa da Macron, Starmer e Tusk, che si sono uniti a Zelensky nel rilanciare un messaggio chiaro: se Mosca continua, il mondo deve reagire con fermezza.
E infatti arrivano le parole del ministro della Difesa britannico John Healey al termine della riunione E5 a Roma: “Truppe in Ucraina? La pianificazione è condotta dai militari e include trenta paesi: stiamo considerando piani per la sicurezza in mare in cielo, perché una Ucraina forte è il deterrente contro Putin. Se è necessario
siamo disponibili a mandare truppe in Ucraina, assieme ad altri attori. Non vorrei dare altri dettagli perché non vorrei informare anche Putin, ma ci sono delle pianificazioni che però dovrebbero rimanere classificate”.
La Polonia, invece, precisa che “non invierà mai truppe in Ucraina, nemmeno nel contesto di una forza di pace” ha dichiarato il ministro della Difesa polacco, Wadysaw Kosiniak-Kamysz. No alle truppe anche da parte dell’Italia, per bocca di Giorgia Meloni, anche lei a Tirana. A differenza della Polonia, però, ancora una volta la premier italiana non ha partecipato alla riunione della coalizione dei ‘volenterosi’ (Uk, Francia, Germania e Polonia) che si è svolta a margine del vertice di Tirana.
TRUPPE SI O NO?
Un piccolo spiraglio di concretezza arriva dal ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov: tra le proposte sul tavolo c’è uno scambio “mille per mille” di prigionieri. Umerov ha anche parlato della possibile organizzazione di un incontro tra Putin e Zelensky. Medinsky, capo della delegazione russa, ha confermato che la richiesta è stata ricevuta e verrà valutata.
Zelensky lo ha scritto senza giri di parole: “Se Mosca rifiuta il cessate il fuoco incondizionato, ci vogliono sanzioni ancora più dure”. Il tempo stringe, e mentre i diplomatici scrivono bozze di tregua, il rumore delle armi continua. La vera domanda resta sul tavolo: l’Europa è pronta a fare il passo successivo e schierare (anche simbolicamente) le sue “truppe”, politiche e militari, al fianco dell’Ucraina?