Skip to content

Bishara Bahbah

Chi è Bishara Bahbah, il nuovo (e inatteso) mediatore degli Usa in Palestina

È uscito dall’ombra con un risultato clamoroso: il rilascio dell’ostaggio americano-israeliano Edan Alexander. Il suo nome è Bishara Bahbah, palestinese di Gerusalemme Est, ma americano d’adozione, e oggi al centro di una diplomazia parallela tra Washington, Hamas e le capitali mediorientali.

Nelle ultime settimane le trattative per placare l’offensiva israeliana hanno visto emergere un nuovo e inatteso protagonista. Durante la campagna elettorale era l’uomo che doveva convincere gli arabo-americani a votare per Trump, oggi si muove come inviato informale del tycoon, emergendo come figura chiave per scavalcare Israele nelle trattative dirette con Hamas.

Ma Bishara Bahbah non è un diplomatico di carriera né un ufficiale dell’intelligence.

LA FIGURA CHIAVE NEI NEGOZIATI USA-HAMAS

È stato l’unico in grado di aprire un canale diretto tra Hamas e gli Stati Uniti. Il contatto iniziale risale all’inizio del 2025, quando Suha Arafat, vedova dello storico leader palestinese, lo ha messo in comunicazione con la leadership del gruppo islamista fuori dalla Striscia.

Da quel momento, Bahbah ha facilitato una fitta corrispondenza tra Washington e i vertici di Hamas. Proprio questo scambio avrebbe portato al rilascio “incondizionato” di Edan Alexander come gesto di buona volontà verso l’amministrazione Trump. Lo stesso Bahbah, in un’intervista al New York Post ha confermato il suo ruolo nell’operazione:“Sono lieto di aver contribuito al rilascio di un concittadino statunitense”.

Ma sulla genuinità del gesto restano dubbi: molti osservatori sostengono che la liberazione sia stata “acquistata” con una promessa americana di pressione diplomatica su Israele per facilitare gli aiuti umanitari a Gaza.

CHI È BISHARA BAHBAH

Bahbah si definisce un uomo di pace: “Il mio obiettivo è porre fine alle sofferenze e alla fame a Gaza,” ha detto. Ma la sua traiettoria politica è più complessa. Nato a Gerusalemme Est nel 1958, cresciuto tra la Giordania (dove la sua famiglia si rifugiò dopo la Nakba) e gli Stati Uniti, Bahbah ha studiato alla Brigham Young University e ottenuto un PhD ad Harvard, dove ha anche insegnato.

Negli anni ’90 fece parte della delegazione palestinese per i negoziati di pace e fu editorialista del quotidiano Al-Fajr. In seguito ha diretto la United Palestinian Appeal e fondato il Palestine Center a Washington.

IL RUOLO NELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI TRUMP

Un tempo convinto democratico, come molti arabo-americani, Bahbah ha rotto con il partito dopo il 7 ottobre, deluso dalla risposta blanda dell’amministrazione Biden alla guerra a Gaza. È stato allora che ha lanciato Arab Americans for Trump, con l’obiettivo di spostare voti arabo-americani verso il tycoon, lavorando fianco a fianco con figure come Richard Grenell, ex inviato speciale, e Massad Boulos, uomo d’affari libanese-americano legato alla famiglia Trump.

Il progetto ha avuto un discreto impatto nella campagna elettorale. E dopo la vittoria, Bahbah è stato l’autore della lettera di congratulazioni dell’ANP a Trump, un documento che ha riaperto un fragile canale tra Ramallah e Washington.

SUPPORTER CRITICO DI TRUMP

I rapporti con Trump si sono però raffreddati quando il presidente eletto ha ipotizzato di trasformare Gaza in una sorta di “riviera del Medio Oriente svuotata dai palestinesi”. Bahbah ha allora ribattezzato la sua organizzazione in Arab Americans for Peace, pur continuando a operare — di fatto — come mediatore informale per l’entourage trumpiano.

È stato ancora lui a presentare agli israeliani, nei giorni scorsi, una proposta di tregua di 70 giorni: rilascio graduale di ostaggi, ingresso nella Striscia di 1000 camion di aiuti, garanzie americane contro la ripresa immediata delle ostilità. Un piano che Israele ha respinto, ma che dimostra la centralità di Bahbah nei negoziati paralleli.

Martedì, Axios ha riportato che questo piano differisce da quello proposto ufficialmente dal team Witkoff — altro canale negoziale vicino a Trump — e che Bahbah potrebbe aver oltrepassato le linee guida ricevute. Ma nel vuoto diplomatico lasciato dalla diplomazia ufficiale, la sua figura si è imposta come riferimento per chi cerca una soluzione fuori dagli schemi.

Fonte immagine: profilo X di Bishara Bahbah

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su