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Alessandro Onorato

Chi è (e a chi piace) Alessandro Onorato

È l’animatore del progetto civico a cui tutta la sinistra guarda con interesse. Giovane e popolare, Alessandro Onorato è passato da Veltroni all’UdC, poi s’è schierato con Alfio Marchini contro Marino, ha contribuito al successo di Gualtieri a Roma, dove da assessore agli Eventi porta big della moda della musica. Ma chi è davvero la stella nascente dei riformisti?

Assessore ai Grandi Eventi, Turismo e Sport del Campidoglio, imprenditore del food e organizzatore di appuntamenti che fanno notizia (da David Gilmour ai defilé ai Fori), Alessandro Onorato è probabilmente l’uomo del momento nel centrosinistra che prova a reinventarsi.

Nei corridoi del Pd piace, meno nelle stanze della segreteria, fuori dal perimetro partitico colleziona endorsement: è popolare, anche come provenienza, e sa mettere in piazza risultati e numeri quando serve. Ma è soprattutto un animale politico capace di mutare pelle.

CHI È (E DA DOVE VIENE) ALESSANDRO ONORATO

Figlio di due insegnanti, 41enne e cresciuto a Ostia, Onorato ha da questo punto di vista un profilo simile a quello della Giorgia Meloni degli inizi. Nel tempo si è però svincolato dall’immagine del ragazzo di periferia, costruendosi una reputazione da manager della città capace di trasformare i grandi eventi in bottino politico.

Imprenditore della ristorazione – è proprietario di un locale a largo di Torre Argentina – muove i primi passi politici dopo l’incontro con Walter Veltroni nel 2006: due anni dopo, candidato in una lista civica vicina al Pd, entra in consiglio comunale con 3.309 preferenze. È la premessa di una carriera non linearissima, ma sicuramente personale, benché oggi sembri meno ondivago sul suo orientamento politico (“Io sono convintamente nel centrosinistra. Di più: non sopporto l’espressione Terzo Polo. Noi non siamo moderati, non siamo di centro” ha detto recentemente in un’intervista all’Huffington Post).

I PASSAGGI DI CAMPO

Tuttavia la biografia politica di Onorato ha poco della militanza rossa e molto della staffetta tra mondi: dal Pd all’Udc (negli anni in cui si evocava il “partito della nazione”), poi protagonista del progetto civico di Alfio Marchini nel 2013, fino all’opposizione dura a Ignazio Marino.

Quando il vento politico cambia, cambia anche la sua collocazione: con Marchini nel 2016 si avvicina a forze più a destra, ma la rinnovata scelta civica lo riporta al centrosinistra con Roberto Gualtieri dopo la parentesi di Virginia Raggi. Con la civica a lui affidata vola oltre il 5% e si merita un posto in giunta.

ASSESSORE AI GRANDI EVENTI CON GUALTIERI

Da assessore porta nella Capitale spettacoli e appuntamenti che generano indotto — lui non si stanca di ricordare che la sfilata di Dolce & Gabbana ai Fori ha prodotto milioni di euro in gettito fiscale e che gran parte dei biglietti del concerto di Gilmour sono stati venduti fuori Italia, con ricadute turistico-ricettive evidenti. Sulla figuraccia con Tony Effe, che portò via dal concertone di Capodanno anche Mara Sattei e Mahmood, si ricordano in pochi, ma anche quello di era sua competenza.

A CHI PIACE ALESSANDRO ONORATO

Il rampante Onorato piace a molti, dentro e intorno al Pd. Dario Franceschini cita lui e non Schlein quando parla dei possibili leader del campo largo, il suo nome accende gli entusiasmi del solito Goffredo Bettini.

In prima linea con lui nel Progetto civico Italia ci sono Gaetano Manfredi, il federatore del campo largo in Campania, architrave dell’alleanza Pd-5S sul piano nazionale, e un’altra che mette tutti d’accordo, la sindaca della Città di Genova Silvia Salis. Convince i riformisti e i renziani, nostalgici delle prime Leopolde, meno il cerchio magico di Schlein, dove lo si guarda con un certo sospetto.

Al grande appuntamento all’hotel Parco dei Principi di lunedì non poteva mancare il sindaco di Roma, eletto anche grazie ai tanti voti convogliati da Onorato sulla civica di Gualtieri.

Alla fine all’evento s’è affacciato addirittura Giuseppe Conte (a riprova che la segreteria del Pd fa benissimo a guardarsi le spalle), tra gli endorsement in video di Achille Lauro, del direttore creativo di Balenciaga Pierpaolo Piccoli e perfino del campione di kickboxing – e notissimo influencer/giustiziere, assieme a Simone Cicalone – Mattia Faraoni.

La domanda rimane aperta: riuscirà il volto popolare del Campidoglio a tenere insieme ambizione nazionale, piglio manageriale e sentiment popolare? Per ora, la rete c’è. Per la segreteria c’è tempo.

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