“Una coraggiosa e convinta paladina della pace” che mantiene viva la “fiamma della democrazia” nel buio del regime di Maduro: alla fine il Premio Nobel per la Pace cui ambiva Donald Trump va a María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana
María Corina Machado è il Premio Nobel per la Pace 2025 “per il suo incessante lavoro a favore dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la lotta per una transizione giusta e pacifica da una dittatura alla democrazia”.
Il riconoscimento sottolinea il ruolo di Machado come figura unificante e simbolo della resistenza civile in Venezuela, paese che vive una profonda crisi politica, economica e umanitaria.
IL PREMIO E LE MOTIVAZIONI
Secondo la motivazione ufficiale, Machado viene premiata per la promozione dei diritti democratici e per l’impegno volto a una transizione pacifica dal regime autoritario verso istituzioni rappresentative.
Il Comitato ha elogiato la sua capacità di ricomporre un’opposizione frammentata attorno alla richiesta di elezioni libere e controlli civili sulle procedure elettorali.
CHI È MARÍA CORINA MACHADO
Nata a Caracas nel 1967, ingegnera industriale di formazione, Machado è emersa come una delle leader più note dell’opposizione venezuelana. Ha fondato nel 2002 l’organizzazione di monitoraggio elettorale Súmate ed è stata parlamentare nella National Assembly.
Negli anni è diventata coordinatrice nazionale del partito Vente Venezuela e voce critica contro la repressione e la militarizzazione della vita pubblica nel suo paese.
LA LOTTA PER LA DEMOCRAZIA E IL RUOLO CIVILE
Fin dai primi anni 2000 Machado ha promosso la partecipazione civile al controllo delle elezioni e la difesa dello stato di diritto: “una scelta di schede invece che di pallottole” (“ballots over bullets”), come ha ricordato il Comitato nel sottolinearne il percorso. Il premio riconosce anche le strategie pacifiche e innovative messe in campo dall’opposizione per documentare e pubblicare i conteggi elettorali nonostante l’ostruzionismo di Maduro.
LA PRIMARIE DEL 2023 E LA CANDIDATURA BLOCCATA
Machado vinse con percentuali ampie le primarie dell’opposizione nell’ottobre 2023, ottenendo un ampio sostegno popolare; tuttavia gli organi di controllo e la magistratura venezuelana la dichiararono ineleggibile e le imposero divieti che le impedirono di presentarsi ufficialmente alle presidenziali. In seguito l’opposizione si è ricomposta attorno a candidature alternative, tra cui quella di Edmundo González Urrutia, poi battuto alle controverse consultazioni del luglio 2024, che hanno incoronato Maduro vincitore, ma secondo un conteggio largamente contestato.
VIVERE SOTTO MINACCIA E RESTARE NEL PAESE
Negli ultimi anni Machado ha dovuto operare in condizioni di massima pericolosità: minacce, ordini di inabilitazione politica e la necessità di nascondersi hanno segnato il suo percorso, ma il Comitato e numerosi organi di stampa sottolineano che ha scelto di rimanere nel paese nonostante i rischi, decisione considerata esemplare per la resistenza democratica.
RICONOSCIMENTI PRECEDENTI E CONTESTO INTERNAZIONALE
Prima del Nobel, Machado e altri esponenti dell’opposizione venezuelana avevano ricevuto premi e riconoscimenti internazionali — tra questi il Sakharov Prize 2024, assegnato a lei e a Edmundo González Urrutia — a testimonianza della crescente attenzione globale verso la crisi democratica in Venezuela.
L’assegnazione del Nobel rientra in una tradizione del Comitato di premiare chi difende i diritti civili e politici sotto regimi autoritari e risponde all’esigenza di richiamare l’attenzione internazionale sulla situazione venezuelana.