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Vittorio Pisani

Chi è Vittorio Pisani, il superpoliziotto ricevuto da Mattarella al Quirinale

Vittorio Pisani convocato da Mattarella. Ecco chi è il capo della Polizia

Stamane il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto per un colloquio il Capo della Polizia Vittorio Pisani. Una risposta al polverone scatenato dalle raccomandazioni del Consiglio d’Europa e all’invito ad affrontare il tema della profilazione razziale nelle forze dell’ordine italiane.

La motivazione ufficiale della convocazione, come riporta una nota del Quirinale, è “riconfermare la stima e la fiducia della Repubblica nelle Forze dell’ordine, la cui azione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione”.

Pare chiaro come Mattarella non intenda trascurare l’appello del Consiglio d’Europa da un lato, ma anche rinnovare la fiducia nei confronti della Polizia e del suo numero uno, in carica dal 2023, con cui condivide una profonda conoscenza del fenomeno mafioso.

CHI È VITTORIO PISANI

“Sbirro di razza”, come lo ebbe a definire Giovanni Bianconi sul Corriere all’indomani della sua nomina, Pisani si è distinto nelle fila delle Squadre mobili e dell’Anticrimine come un funzionario affidabile e inflessibile nel contrasto alla criminalità organizzata, con una reputazione da cacciatore di latitanti e una lunga lista di arresti eccellenti, prima di intraprendere la via degli incarichi dirigenziali che lo hanno portato a essere capo della Polizia.

Catanzarese, oggi cinquantottenne, ha indossato la divisa durante tutto il nefasto periodo delle stragi mafiose, prestando servizio alla questura napoletana, dove approda nel 1990, dopo la laurea in Giurisprudenza e la nomina a Vice Commissario della Polizia di Stato.

CACCIATORE DI LATITANTI

Assegnato alla Squadra mobile, nel 1997 diventa capo della sezione Omicidi. Nel 1999 è chiamato a Roma, al Servizio centrale operativo, dal quale coordina le indagini per la repressione della criminalità organizzata e l’attività di ricerca di latitanti in Italia e all’estero. In queste vesti, nel 2000, mette a segno la cattura in Grecia del boss della Sacra Corona Unita Francesco Prudentino.

Nell’ottobre 2004 rientra alla Questura di Napoli per assumere la guida della Squadra Mobile, incarico che manterrà fino al giugno 2011. In questi sette anni coordina alcune tra le più rilevanti operazioni contro la criminalità organizzata nel capoluogo campano e nel suo hinterland. Sotto la sua direzione vengono ricostruite le articolazioni interne di numerosi clan camorristici, sia napoletani che casertani, e vengono arrestati i responsabili di gravi delitti di sangue. Tra i latitanti catturati nel corso della sua gestione figurano boss di primo piano della camorra, tra cui Edoardo Contini, Vincenzo Licciardi, Salvatore Russo, Biagio Cava, Paolo Di Mauro, Raffaele Amato, Cesare Pagano, Antonio Iovine, Giuseppe Dell’Aquila e Carmine Amato.

Tra il 2011 e il 2012 torna a Roma allo Sco, anche per proteggersi dalle accuse, poi conclusesi in un’assoluzione con formula piena, di favoreggiamento alla camorra.  Ma non smette di coordinare la caccia al capo dei Casalesi Michele Zagaria, e infatti i suoi uomini alla Squadra mobile lo vogliono presente alle foto di rito con il boss in manette. L’operazione gli varrà la promozione a Dirigente superiore per merito straordinario e persino una fiction Rai, con Claudio Gioè nei suoi panni.

DAL FRONTE CALDO DEL SERVIZIO IMMIGRAZIONE A CAPO DELLA POLIZIA

Dal 2012 passa al Servizio immigrazione, carica che manterrà anche con Piantedosi capo di gabinetto e Salvini ministro dell’Interno – siamo nel governo Conte I -, quando l’ufficio si tramuterà in uno dei principali agoni politici del nuovo esecutivo.

L’approccio di Pisani piace ai vertici del dicastero e si guadagna presto la promozione a vicedirettore dell’Aisi. Quando Piantedosi rileva il ministero dell’Interno, poi, Pisani viene visto come l’uomo giusto  per dare un segnale di rottura ai vertici della Polizia, dopo la fase Gabrielli, molto critico nei confronti del governo proprio sui temi dell’immigrazione, cui è seguito il biennio con Giannini, considerato un profilo in continuità.

La nomina di Pisani rifletteva invece una visione diversa del ruolo della polizia, che ponesse l’accento sul lavoro “di strada”, sull’Anticrimine e sulle Squadre Mobili, archiviando la fase delle grandi inchieste.

I CAPITOLI DIFFICILI

Molte catture e poche polemiche, per Pisani. Ma fece discutere, nel 2009, il suo parere negativo all’assegnazione della scorta allo scrittore Roberto Saviano.

Altra vicenda, e con strascichi ben più lunghi quella a cui abbiamo già accennato, emersa in corrispondenza con la cattura di Zagaria: nel 2011 Pisani viene coinvolto in un’inchiesta sugli affari del clan camorrista Lo Russo in alcuni ristoranti del lungomare napoletano, che si trasforma in un processo alla sua carriera e alla sua moralità. Viene addirittura colpito dall’obbligo di dimora che lo allontana da Napoli, accusato di favoreggiamento, falso e rivelazione di segreto d’ufficio. Alla fine la vicenda si risolve nel 2013 in un nulla di fatto, con Pisani scagionato da tutte le accuse.

L’ultima polemica sollevata sul suo conto è emersa a marzo, con un’inchiesta del Domani sul possibile conflitto di interesse in merito alle richieste di vitalizio, per sé e per gli eredi del suocero, tra cui l’attuale moglie – quest’ultima venne poi accolta nel 2020 anche grazie a un rapporto firmato proprio da Pisani.

Mentre sulle manganellate di febbraio agli studenti di Pisa che manifestavano in sostegno al popolo palestinese – sono in corso le indagini interne, affidate ai carabinieri – ha tenuto un profilo basso, promettendo “verifiche severe” e accogliendo in silenzio, come d’uopo, i richiami di Mattarella.

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