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Manovra 2026

Cosa c’è nella manovra 2026 e cosa non c’è più dopo lo scontro sulle pensioni

Dopo giorni di fibrillazioni nella maggioranza sul tema delle pensioni e dopo l’ok della Commissione bilancio, approda oggi in Aula la manovra 2026.  Tutte le novità e perché la Lega si è divisa

Sabato sera la commissione Bilancio del Senato ha chiuso l’esame della legge di Bilancio 2026: il testo — già rivisto più volte e riscritto in extremis con un maxi-emendamento — è stato approvato nella forma che oggi viene posta al voto dell’Aula del Senato. La legge di bilancio dovrà poi essere trasmessa alla Camera entro il 30 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.

COSA È SUCCESSO SULLE PENSIONI

La manovra è arrivata in commissione dopo mesi di trattativa e oltre due mesi dall’approvazione in Consiglio dei ministri. Un percorso particolarmente turbolento, che ha innescato un braccio di ferro nella maggioranza sul tema delle pensioni.

Riassumendo: il governo ha presentato un maxi-emendamento che di fatto riscriveva il testo della norma. Procedura questa ritenuta irrituale, dal momento che di solito interviene solo sul riordinamento degli emendamenti, e che invece in questo caso serviva a riassegnare i 3,5 miliardi destinati alle imprese. Le coperture inizialmente individuate dal ministro Giancarlo Giorgetti si traducevano in un aumento dell’età pensionabile prevista dalla Legge Fornero e in un ritardo della finestra mobile per l’ottenimento della pensione. Modifiche indigeribili per la Lega, che da sempre si oppone alla legge Fornero, e difficilmente avrebbe potuto spiegare alla propria base elettorale un peggioramento delle condizioni per l’accesso alla pensione.

Così, tramite il senatore Claudio Borghi, tra i firmatari della Legge di Bilancio, il Carroccio ha messo nel mirino proprio un suo ministro, al punto che nelle ore più critiche sono circolate voci sulle sue possibili dimissioni, poi smentite.

COME SONO STATE TROVATE LE COPERTURE

Alla fine la maggioranza ha trovato un compromesso: le coperture rimangono in gran parte nell’ambito delle politiche pensionistiche, ma senza aumento generalizzato dell’età pensionabile. La versione definitiva evita infatti la stretta sulla finestra che aveva scatenato le proteste interne alla maggioranza, ma introduce comunque misure che comprimono alcune possibilità di accesso anticipato.

Viene infatti cancellata la possibilità — prevista dal 2025 — di cumulare ai fini del raggiungimento della pensione anche il valore di rendite di forme di previdenza complementari (ossia l’altra proposta della Lega, che su questo punto ha dovuto ingoiare lo stop); aumentano i tagli all’anticipo per i lavoratori precoci e si dimezza il fondo per i lavoratori usuranti. Novità anche sul TFR: dal 2026 le aziende con almeno 60 dipendenti dovranno versare il TFR all’INPS, soglia che scenderà poi a 50 (2028) e 40 (2032).

Confermati anche i tagli ai finanziamenti per le metropolitane di Roma, Milano e Napoli; sul fronte editoria, però, sono arrivati 60 milioni in più per il 2026.

LE MISURE PER LE IMPRESE (E QUANDO SONO TORNATE)

Nella versione finale entrano risorse per le imprese giudicate necessarie dal governo. Si tratta delle agevolazioni fiscali per la Zona Economica Speciale (ZES) del Sud, stanziamenti per Transizione 5.0 (incentivi per digitalizzazione ed efficienza energetica) e un fondo per mitigare i rincari dei materiali nelle gare pubbliche.

CASA, FAMIGLIA E SCUOLA

Tra le misure sociali e familiari: esclusione della prima casa dal calcolo ISEE e aumento della soglia di franchigia ISEE a 91.500 euro (con maggiorazioni per figli), proroga per tutto il 2026 delle detrazioni per ristrutturazioni ed efficientamento (50% per la prima casa), conferma del bonus mobili per il 2026 e stanziamento da 200 milioni per il Piano Casa. È riconosciuto un bonus fino a 1.500 euro per le famiglie con ISEE fino a 30.000 euro che scelgono le scuole paritarie (medie e biennio superiore); esenzione IMU per le stesse scuole in specifiche condizioni.

FISCALITÀ, IRPEF E NOVITÀ SUL FRONTE FINANZIARIO

La manovra conferma il taglio dell’IRPEF per i redditi fino a 50.000 euro: aliquota massima ridotta dal 35% al 33%. Previste misure per banche e assicurazioni (circa 11 miliardi nel triennio via aumento IRAP e minore deducibilità delle perdite, con franchigia per le imprese più piccole). Raddoppia l’aliquota sulle transazioni finanziarie (Tobin tax) dallo 0,02% allo 0,04%. Confermato anche l’iperammortamento triennale e stanziamenti per il credito d’imposta Transizione 4.0.

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