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Riforma della Giustizia

Cosa prevede la riforma della Giustizia

Approvata in via definitiva al Senato la riforma della Giustizia che introduce la separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri. Il testo, fortemente voluto dal governo Meloni e dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, segna un punto di svolta nel sistema giudiziario italiano. Ora la parola passa ai cittadini, chiamati a pronunciarsi con il referendum confermativo previsto per la prossima primavera.

Con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni, il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere nella magistratura. Si tratta del quarto e ultimo passaggio parlamentare, che chiude l’iter legislativo previsto dalla Costituzione.

Il testo, presentato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e sostenuto dalla premier Giorgia Meloni, non ha subito modifiche nel corso delle quattro letture tra Camera e Senato. Come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, non avendo raggiunto la maggioranza dei due terzi, la riforma dovrà ora passare al referendum confermativo.

COSA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

Il cuore della riforma è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Oggi, in Italia, i magistrati possono passare da un ruolo all’altro nel corso della carriera; con la nuova normativa, invece, le due figure avranno percorsi distinti e non interscambiabili.

Questo significa che chi sceglie la carriera da giudice non potrà, in futuro, diventare pubblico ministero, e viceversa. L’obiettivo dichiarato è garantire una maggiore terzietà del giudice e una distinzione netta tra chi accusa e chi giudica.

I DEI DUE CSM E L’ALTA CORTE DISCIPLINARE

La riforma prevede la nascita di due Consigli Superiori della Magistratura, uno per i giudici e l’altro per i pubblici ministeri (Csm giudicante e Csm requirente).

La presidenza di entrambi gli organi sarebbe affidata al Presidente della Repubblica.  Gli altri membri di diritto del Consiglio superiore della magistratura giudicante e del Consiglio superiore della magistratura requirente sarebbero rispettivamente il Primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore generale della Corte di Cassazione.

Una delle innovazioni più discusse è l’introduzione del sorteggio come metodo per selezionare i componenti togati del Csm e dell’Alta Corte.

I restanti componenti di ciascun Consiglio verrebbero infatti selezionati a sorte: un terzo tra un elenco di professori e avvocati stilato dal Parlamento in seduta comune; i restanti due terzi tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti. I vicepresidenti di entrambi gli organi sarebbero invece eletti tra i membri sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento.

Inoltre, verrà istituita una nuova Alta Corte disciplinare, incaricata di valutare eventuali comportamenti scorretti dei magistrati: ne farebbero parte 15 giudici, di cui 3 nominati dal Presidente della Repubblica, e gli altri pescati a sorte tra i magistrati di ciascun organo.

LE REAZIONI POLITICHE

Il dibattito in Aula è stato acceso. Tra gli interventi più critici, quello del senatore Roberto Scarpinato (M5S), che ha parlato di un “attacco all’indipendenza della magistratura”.

Sull’altro versante, Forza Italia ha voluto ricordare la figura di Enzo Tortora, simbolo delle battaglie per una giustizia più garantista, ma anche Silvio Berlusconi e le sue vicende giudiziarie, considerate dal partito l’emblema di una magistratura politicizzata.

Per il ministro Nordio,si tratta di una vittoria della democrazia, mentre le forze di opposizione denunciano il rischio di una “giustizia controllata dal potere politico”.

ORA PAROLA AI CITTADINI: IL REFERENDUM CONFERMATIVO

Come stabilito dalla Costituzione, la riforma della Giustizia dovrà essere sottoposta a referendum confermativo, non avendo ottenuto la maggioranza dei due terzi in Parlamento. Potrà essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera, da 500 mila elettori o da cinque Consigli regionali.

Il referendum si terrà in primavera 2026 e non avrà quorum: il testo sarà confermato se prevarranno i “sì”.

Il ministro Nordio ha già annunciato che farà campagna per la conferma della riforma, ma ha anche lanciato un monito alla magistratura: “È bene che esponga le sue ragioni tecniche e razionali, ma non si aggreghi a forze politiche per trasformare il referendum in un voto pro o contro il governo. Sarebbe catastrofico per la politica e per la magistratura stessa”.

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