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Servizio militare

Crosetto annuncia una legge sul servizio militare in Italia. Ecco in cosa consiste

Il ministro della Difesa Guido Crosetto apre alla possibilità di reintrodurre in Italia una forma di servizio militare:

il governo intende presentare in Consiglio dei ministri una bozza di disegno di legge da portare poi in Parlamento per avviare la discussione. La proposta nasce nel solco delle iniziative annunciate in queste settimane da Francia e Germania, che hanno già delineato piani concreti per rafforzare le proprie forze e le riserve.

Intervistato dal Tg3, Crosetto ha spiegato che la scelta finale spetterà alle Camere ma che l’esecutivo vuole aprire la riflessione: “Io penso di proporre, prima in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento, una bozza di disegno di legge da discutere che garantisca la difesa del Paese nei prossimi anni e che non parlerà soltanto di numero di militari ma proprio di organizzazione e di regole”.

TORNA IL SERVIZIO MILITARE? ECCO PERCHÉ SECONDO CROSETTO È NECESSARIO

Crosetto ha collegato l’iniziativa al mutato scenario internazionale e alla necessità di rivedere modelli pensati 10-15 anni fa, quando in molti Paesi europei si era puntato a ridurre gli organici. “Ci sono motivi di sicurezza che rendono importante farlo”, ha sintetizzato il ministro, sottolineando l’esigenza non solo di numeri maggiori, ma anche di una diversa organizzazione e capacità di mobilitazione delle riserve.

IL CONFRONTO EUROPEO: PERCHÉ ORA

L’ipotesi italiana arriva mentre altre capitali europee stanno varando o ripensando misure analoghe: scelte che, secondo i governi coinvolti, mirano ad aumentare la prontezza e la resilienza nazionale di fronte a tensioni geopolitiche. L’effetto domino fra Paesi membri dell’Ue — con piani diversi per portare più personale nelle forze armate o per rafforzare la riserva — è il contesto in cui Roma intende muoversi.

COSA PREVEDE IL PIANO PER IL SERVIZIO MILITARE IN GERMANIA E FRANCIA

Come raccontato, la Germania ha già approvato un modello per il servizio militare ibrido, che prevede la registrazione obbligatoria per i 18enni, l’arruolamento volontario fino al raggiungimento degli obiettivi numerici e la possibilità—come extrema ratio—di attivare una leva obbligatoria. La prima generazione coinvolta sarà quella dei nati nel 2008.

A partire dal 1° gennaio 2026, è previsto l’invio di un modulo informativo ai giovani nati nel 2008 per raccogliere dati su idoneità fisica e disponibilità all’arruolamento; il questionario sarà obbligatorio per i maschi e facoltativo per le femmine, con visite mediche di accertamento. L’obiettivo dichiarato è aumentare significativamente sia il personale attivo sia i riservisti entro il 2035.

Anche il presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’istituzione di un nuovo servizio nazionale a carattere militare e volontario con una durata prevista di 10 mesi (un mese di formazione e nove mesi in unità sul territorio), indennità minima attorno a 800 euro mensili, vitto, alloggio ed equipaggiamento. Il piano partirà su numeri contenuti per crescere negli anni (proiezioni che parlano di migliaia di giovani all’avvio e decine di migliaia entro il 2030–2035) e contempla la conversione di parte dei partecipanti in riserva attiva. Parigi ha motivato la scelta con la necessità di rafforzare la coesione nazionale e la capacità di risposta in un quadro di minacce crescenti.

COSA POTREBBE PREVEDERE IL DISEGNO DI LEGGE ITALIANO

Crosetto ha anticipato che la bozza non si limiterà al mero conteggio di reclute: sarà — nelle intenzioni del ministro — un quadro organico su «organizzazione e regole» della difesa nei prossimi anni. Possibili elementi che potrebbero emergere nel dibattito parlamentare includono forme di servizio volontario (con incentivi economici e percorsi formativi), misure per rafforzare la riserva nazionale, meccanismi di mobilitazione in caso di crisi, e norme su durata, età e compatibilità con studi e lavoro. Altre scelte (obbligatorietà, misure per genere, esenzioni) saranno inevitabilmente oggetto di scontro politico e tecnico.

LE PROSSIME TAPPE POLITICHE

Secondo quanto dichiarato dal ministro, l’intenzione è presentare una bozza in Consiglio dei ministri prima di portarla alle Camere: da qui inizierà il confronto parlamentare che deciderà se e in quale forma introdurre la nuova disciplina.

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