A meno di 20 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo a Sharm El-Sheik, la fragile pace tra Israele e Hamas vacilla paurosamente: l’Idf riprende gli attacchi sulla Striscia, mentre Netanyahu accusa i miliziani di aver violato la tregua
In un’escalation che minaccia di mandare in frantumi la tregua mediata dagli Stati Uniti, Israele ha lanciato potenti raid aerei su Gaza nella notte tra martedì e mercoledì, causando decine di vittime.
L’operazione, ordinata dal primo ministro Benjamin Netanyahu in risposta a presunte violazioni da parte di Hamas – tra cui l’uccisione di un soldato israeliano e la messinscena nel recupero di resti di un ostaggio – ha provocato almeno 60 morti secondo fonti locali, con Hamas che nega ogni responsabilità e accusa Israele di aver infranto l’accordo. Gli Stati Uniti, con il presidente Trump in prima linea, difendono il diritto di Israele a rispondere, pur ribadendo la tenuta della tregua.
LE ACCUSE DI ISRAELE CONTRO HAMAS
Netanyahu ha ordinato “colpi potenti e immediati” contro Gaza martedì sera, accusando Hamas di aver violato la tregua attraverso un attacco che ha causato la morte di un soldato e per aver inscenato il recupero di resti di un ostaggio. Come riporta il New York Times, l’ufficio del primo ministro ha annunciato la decisione, presa in coordinamento con l’esercito israeliano, e comunicata in anticipo al presidente Trump.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha definito l’azione di Hamas come il superamento di una “linea rossa”, avvertendo che “Hamas pagherà molte volte per aver attaccato i soldati e violato l’accordo sul ritorno dei caduti”. L’esercito israeliano ha confermato la morte del sergente di riserva Yona Efraim Feldbaum, 37 anni, colpito da fuoco nemico a Rafah, a est della “linea gialla” demarcata dalla tregua, mentre le truppe smantellavano tunnel di Hamas. Come scrive la BBC, un fonte militare ha descritto l’attacco come un’imboscata con missili anticarro, senza ulteriori feriti.
Inoltre, come riferisce l’Associated Press, Israele ha diffuso un video di 14 minuti ripreso da drone che mostrerebbe militanti di Hamas seppellire e riesumare resti parziali di Ofir Tzarfati, un ostaggio ucciso nel 2023 e già recuperato in parte, per simulare una scoperta autentica davanti alla Croce Rossa. La portavoce della stessa Croce Rossa Shosh Bedrosian ha confermato che si trattava di una “messinscena” per creare un’illusione di sforzi in buona fede.
LE VITTIME A GAZA
Gli attacchi israeliani hanno colpito duramente Gaza, uccidendo almeno 60 persone e ferendone oltre 200, secondo le autorità sanitarie locali e l’agenzia di difesa civile di Hamas. Come riporta l’Associated Press, l’ospedale Aqsa a Deir al-Balah ha ricevuto 10 corpi dopo due raid; il Nasser Hospital a Khan Younis ne ha contati 20, mentre Al-Awda ne ha registrati 30. Reuters aggiorna il bilancio a almeno 70 morti, con strikes su una casa nel campo profughi di Bureij (cinque vittime), un edificio nel quartiere Sabra di Gaza City (quattro morti) e un’auto a Khan Younis (cinque uccisi). Testimoni descrivono scene apocalittiche: “pilastri di fuoco e fumo” a Gaza City, come riferisce la BBC, con esplosioni che hanno scosso quartieri residenziali, scuole e tende per sfollati a Beit Lahia, Nuseirat e altrove. La portavoce della difesa civile Mahmoud Bassal ha definito la situazione “catastrofica e terrificante”, come sottolinea il Guardian.
LA REPLICA DI HAMAS
Hamas ha categoricamente negato coinvolgimento nell’uccisione del soldato israeliano a Rafah, ribadendo il proprio impegno per la tregua e accusando Israele di averla violata per primo con i raid. Come riporta Reuters, in una dichiarazione il gruppo ha affermato di “non avere alcuna connessione” con la sparatoria e ha condannato i bombardamenti come “violazione lampante” dell’accordo, appellandosi ai mediatori per fermare Israele. La BBC cita un comunicato dell’ala militare di Hamas che annuncia il rinvio della consegna di un altro corpo di ostaggio, motivato dalle “violazioni israeliane”.
Riguardo al video sul presunto staging, Hamas ha rimandato a una nota precedente in cui accusa Israele di “fabbricare pretesti falsi per preparare nuove aggressioni”, come scrive il New York Times. Il gruppo ha insistito di lavorare in buona fede per recuperare i resti, ostacolato dalle condizioni devastate di Gaza dopo due anni di guerra, e ha negato ritardi intenzionali.
Come riporta il Guardian, il capo negoziatore di Hamas Khalil al-Hayya ha legato la consegna delle armi del gruppo “all’esistenza dell’occupazione e dell’aggressione”, promettendo di cederle se l’occupazione terminasse.
LA POSIZIONE AMERICANA
Gli Stati Uniti hanno difeso l’azione israeliana, pur minimizzando i rischi per la tregua. Trump, a bordo dell’Air Force One diretto in Asia, ha dichiarato che “nulla metterà in pericolo” l’accordo da lui mediato il 10 ottobre, ma ha aggiunto che Israele “dovrebbe reagire” quando i suoi soldati sono attaccati. Come scrive Bloomberg, il capo della Casa Bianca ha specificato: “Hanno ucciso un soldato israeliano, quindi gli israeliani hanno colpito e dovrebbero colpire”.
Il vicepresidente JD Vance, parlando dal Campidoglio, ha descritto la tregua come “tenuta” nonostante “piccole scaramucce”, prevedendo risposte israeliane ma confidando nella “pace del presidente”. Come riporta il Nyt, Vance ha minimizzato l’incidente, mentre due funzionari Usa anonimi hanno confermato che Israele ha notificato gli strikes in anticipo, come indicato dall’Associated Press. The Donald ha anche criticato i ritardi nel ritorno dei corpi, notando che alcuni “possono essere restituiti ora e, per qualche motivo, non lo sono”, legandoli al disarmo di Hamas, un punto centrale del suo piano a 20 punti accettato dal gruppo.
UNA PACE PRECARIA
La tregua, entrata in vigore il 10 ottobre, è già stata segnata da tensioni: Israele accusa Hamas di 80 violazioni che hanno determinato la reazione dello Stato ebraico e la morte di 97 palestinesi, come riporta il Guardian, mentre entrambe le parti giurano fedeltà all’accordo.
La Croce Rossa ha condannato la “falsa ripresa” dei resti israeliani come “inaccettabile”, sottolineando l’angoscia delle famiglie in attesa, come scrive la BBC.
Figure di estrema destra israeliane, come i ministri Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, spingono per una ripresa della guerra, mentre la Turchia denuncia un “genocidio” israeliano, accusa respinta da Tel Aviv che parla di autodifesa.
Nonostante le vittime e le controaccuse, Trump insiste che la pace terrà, con Hamas obbligato a disarmare per un futuro stabile. Tuttavia questo episodio evidenzia le fragilità di un accordo nato su basi instabili, con il rischio di un ritorno al caos se le violazioni non cesseranno.

