Neanche il tempo di interrompere i rapporti col suo “first buddy” Elon Musk, che Trump si volge già a battagliare con un nuovo, e più stimolante, miglior nemico, il governatore della California Gavin Newsom. Che adesso potrebbe diventare la proposta dei democratici per le presidenziali del 2028
Mentre le proteste contro le politiche anti-migranti di Trump si estendono da Los Angeles a San Francisco, con manifestazioni anche ad Atlanta, Seattle, Louisville e New York, la California si trasforma nel ring perfetto per la resa dei conti tra il tycoon e il fronte progressista.
Un assalto alla roccaforte democratica lungamente atteso e oggi cavalcato da The Donald, che punta forte su questa disputa per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica americana dai magri risultati conseguiti sul piano internazionale.
E nel governatore della California, Gavin Newsom, ha trovato l’avversario perfetto.
TRUMP VS NEWSOM
La campanella è suonata sabato, quando Trump ha deciso di bypassare il leader del Golden State e dispiegare comunque la Guardia Nazionale per le strade di Los Angeles, malgrado le proteste proseguissero in forma pacifica e i rari focolai di violenze fossero già stati sedati.
Newsom non si è però fatto trovare spiazzato. Ha subito definito Trump un “dittatore” e annunciato due uppercut legali contro il Presidente Usa e il Dipartimento della Difesa – uno per averlo scavalcato ignorando l’autorità congiunta sulla Guardia Nazionale, l’altro, notizia di oggi, per l’impiego dei Marines.
One of the cornerstones of our Nation and our democracy is that our people are governed by civil, not military, rule.
The Founders enshrined these principles in our Constitution — that a government should be accountable to its people, guided by the rule of law, and one of civil… pic.twitter.com/zF6FzmmOQv
— Gavin Newsom (@GavinNewsom) June 9, 2025
Nel frattempo, il tycoon lavora per alzare sempre più l’asticella dello scontro: ieri ha addirittura evocato la possibilità di arrestare il governatore della California, avallando alcune dichiarazioni rilasciate dallo “zar dei confini” Tom Homan nei giorni precedenti. E Newsom raccoglie il guanto di sfida: “vieni a prendermi”, scrive su X.
Trump’s border czar is threatening to arrest me for speaking out.
Come and get me, tough guy.
I don’t give a damn.
It won’t stop me from standing up for California.pic.twitter.com/DvVQljAgir
— Gavin Newsom (@GavinNewsom) June 9, 2025
CHI È GAVIN NEWSOM
Cinquantasettenne di San Francisco, la stessa città della sua coetanea Kamala Harris, Newsom è da tempo uno dei leader democratici più riconoscibili a livello nazionale, malgrado qualche inciampo sul versante della vita privata, tasto sensibile dall’opinione pubblica americana.
Con la sua chioma argentata e il sorriso smagliante ha scalato via via tutti i gradini della politica californiana e il suo nome è stato spesso tirato in ballo nelle rose per le presidenziali.
Del resto, Newsom non è uno sparring partner occasionale per Donald Trump, di cui per certi versi rappresenta la nemesi. Guida politica della quinta economia mondiale, sede delle maggiori aziende digitali al mondo, è un liberal che piace al mondo dei businessman, capace di resistere a una “recall election” – sorta di sfiducia rimessa al voto popolare -, contemperando aperture progressiste e interesse verso il mondo Maga, tanto da invitarne alcuni punti di riferimento, come Steve Bannon, nel discusso podcast lanciato a inizio anno.
Ora abbandona anche le cautele con cui ha arginato le voci sulle sue ambizioni presidenziali, rispondendo con definizioni al vetriolo – un “bugiardo sfacciato”, un “dittatore” – all’autoritarismo con cui The Donald prova a presentarsi come l’uomo dell’ordine.
DA IMPRENDITORE A SINDACO DI SAN FRANCISCO
Dopo aver mosso i primi passi nell’imprenditoria – è co-fondatore di diverse attività nel settore vinicolo e della ristorazione – nel 1997 Newsom entra nel Board of Supervisors di San Francisco.
Nel 2004, a soli 36 anni, diventa il sindaco della città più giovane da un secolo a quella parte. Con una mossa audace e controversa, autorizza l’emissione di licenze matrimoniali per le coppie dello stesso sesso, sfidando apertamente la legge statale dell’epoca. Durante la sua sindacatura, lancia anche “Care Not Cash”, un programma per indirizzare i fondi per i senzatetto verso servizi abitativi e sanitari, piuttosto che erogazioni dirette in denaro.
I PROBLEMI PERSONALI
La sua ascesa è segnata anche da un periodo difficile a livello personale. Dopo il divorzio dalla prima moglie, Kimberly Guilfoyle, oggi grande sostenitrice di Trump, nel 2007 viene travolto dallo scandalo per una relazione extraconiugale con la moglie di un suo strettissimo collaboratore.
La vicenda lo costringe a scusarsi pubblicamente. In qualche modo, Newsom archivia questa fase e nel 2008 sposa l’attrice e regista Jennifer Siebel, con la quale ha quattro figli, ricomponendo la sua immagine di padre di famiglia.
GOVERNATORE DELLA CALIFORNIA
Nel 2010 viene eletto vicegovernatore della California, ruolo che ricoprirà per due mandati fino al 2019, quando sale al gradino più alto del governo di Sacramento, con un mandato forte che gli consegna le redini dello Stato più ricco degli Stati Uniti.
Da governatore Newsom marca i tratti del “sanctuary state” californiano, punta su energie rinnovabili e riduzione delle emissioni, diritto alla sanità e alla casa, ma apre anche la porta al dialogo coi repubblicani. Affronta l’emergenza dei senza tetto che dilaga alle periferie di Los Angeles e San Francisco inizialmente con un approccio morbido, ma sarà lui stesso a segnare un cambio di passo, attirandosi le critiche dei suoi, quando ordinerà l’abbattimento delle tendopoli.
Ed è qui che, per la prima volta, incrocia i guantoni con Trump. I punti di contatto sono molteplici, dalla gestione dei migranti all’approccio al cambiamento climatico. Trump lo critica per la gestione dei frequenti e devastanti incendi, anche se non mancano momenti di collaborazione pratica. Agli albori della pandemia i rapporti tra i due si fanno più tesi, con Newsom che è il primo a ordinare un lockdown a livello statale, mentre il tycoon ancora minimizza e preme per le riaperture.
Nel 2022 il Governatore si difende dal voto di sfiducia e rilancia la sua leadership.
A gennaio, a una settimana dalla cerimonia inaugurale della nuova amministrazione, il Governatore lancia un guanto di sfida preventivo, blindando il suo Stato con un piano “a prova di Trump”, stanziando 50 milioni di dollari in un fondo ad hoc per prevenire le azioni legali derivanti dai possibili contrasti col governo federale sul dossier immigrazione.
A febbraio c’era poi stato un breve incontro apparentemente distensivo tra i due, ma poi ma già nelle settimane successive Newsom aveva convocato una sessione straordinaria per opporsi alle politiche federali, suscitando l’ira di Trump.
Da allora fino allo scontro di questi giorni, la relazione tra i due è rimasta conflittuale, con scontri frequenti per questioni di giurisdizione, leggi sull’immigrazione e ora per l’impiego delle forze armate.
NEWSOM L’ANTI-TRUMP?
Lo scontro con Trump è l’opportunità per Newsom per prendersi il centro dell’arena politica. In pochi giorni, è passato dallo status di governatore di uno Stato in fermento a essere il simbolo di una battaglia ideologica e culturale contro le politiche di Trump, una sfida che entrambi sembrano intenzionati a cavalcare fino in fondo.