Due manifestazioni, due linee: la sinistra si divide tra appelli alla pace e accuse di ambiguità sull’antisemitismo.
L’unità politica “per le vittime palestinesi e israeliane” si è ridotta a quel minuto di silenzio in Camera e al Senato prima dell‘informativa di Tajani. Quella del campo largo, poco di più: gli entusiasmi per la vittoria di Salis a Genova si raffreddano improvvisamente con l’annuncio della manifestazione per Gaza a San Giovanni il 7 giugno, e poco dopo con quello della contro-iniziativa capitanata dal redivivo duo Renzi-Calenda per il 6.
In mezzo i dem si muovono in ordine sparso, cercando di tirare un colpo al cerchio della segreteria e uno alla botte del riformismo. Mentre il fu Terzo Polo dà un segno di reviviscenza, ma solo, presumibilmente, per un giorno.
LE DUE MANIFESTAZIONI
Un corteo, con i leader di Pd, M5S e Avs, sfilerà a Roma da Piazza Vittorio verso San Giovanni il 7 giugno. La location scelta è quella delle grandi manifestazioni, segno della volontà da parte dei giallorossi di alzare al massimo la potenza della mobilitazione.
Frattanto il duo ritrovato Calenda e Renzi annuncia un’iniziativa congiunta tra Azione e Italia Viva il 6 giugno al Teatro Parenti di Milano. Un’assemblea in un teatro, con il dialogo al centro del messaggio.
DUE MANIFESTAZIONI, DUE VISIONI
Due giorni fa la nota congiunta di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che discende direttamente dalla mozione unitaria presentata in Parlamento il mese scorso: “Tutte e tutti a Roma sabato 7 giugno. Una grande manifestazione nazionale per fermare il massacro del popolo palestinese”. La mozione chiedeva il riconoscimento dello Stato di Palestina e la condanna dei crimini di guerra di Israele.
Ma da Italia Viva e Azione arrivano presto dubbi e timori, si parla di rischio di derive antisemite. Si prova a ricucire, il nodo è la condanna esplicita dell’antisemitismo, su cui M5S e Avs tengono il punto, e che invece costituisce un nodo fondamentale per gli altri.
Alla fine la piattaforma dell’iniziativa rimane quella prestabilita: respinte le richieste di rimaneggiare il testo della convocazione.
Di conseguenza, a Milano l’iniziativa sarà non solo contro “l’azione del governo israeliano” ma anche “di sensibilizzazione sul pericolo dell’antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello stato di Israele”. E Renzi precisa: “si entra con la bandiera di Israele e quella della Palestina, insieme”.
LE ADESIONI INCROCIATE
L’ostacolo più grande al campo largo, si sa, è la politica estera. Ma mentre la corrente interna al Pd, fin qui, s’era differenziata per l’approccio al referendum, a difesa dei quesiti che vanno a intaccare il Jobs Act, la doppia iniziativa evidenzia nuove disomogeneità. Il risultato è una doppia adesione diffusa, al netto dei promotori delle due manifestazioni.
La vera notizia sarebbe la ritrovata unità di posizioni tra Renzi e Calenda. Ma se il primo continua a iscriversi nel perimetro del centrosinistra, cercando di ritagliarsi un ruolo più centrista rispetto agli altri della compagnia, il secondo non ne vuole sapere del bipartitismo.
Quanto al Pd, la “fronda” – che poi assomiglia molto a quella del Circolo Matteotti – prenderà parte a entrambe le manifestazioni: sia a Milano che a Roma, dunque, Simona Malpezzi, Marianna Madia, Lorenzo Guerini, Filippo Sensi, Graziano Delrio, Piero Fassino, Valeria Valente, Walter Verini, Sandra Zampa, Alfredo Bazoli, Virginio Merola, Pina Picierno, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini e Pierfrancesco Maran.
Stesso discorso per Emanuele Fiano di Sinistra per Israele, e Riccardo Magi di +Europa, che giudica un errore la doppia convocazione, ma parteciperà a entrambi gli eventi.
Intanto Gentiloni manda un messaggio a Schlein: «Nella manifestazione del 7 giugno è molto importante che non ci siano ambiguità nella condanna di Hamas e nella richiesta di liberazione degli ostaggi».
Ma da Avs Fratoianni respinge in toto la questione: «Trovo insultanti le accuse di ambiguità», mentre Conte invita il governo a promuovere l’embargo delle armi a Israele. E dalla Puglia Michele Emiliano chiede il blocco totale dei rapporti con «i rappresentanti istituzionali del governo Netanyahu».