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I dazi Usa porteranno più Cina in Europa

Nella partita dei dazi tra Usa e Cina il mercato europeo rischia di essere inondato da merci cinesi: l’analisi della Banca centrale europea 

I dazi di Trump serviranno davvero a fare grande l’America? Il presidente Usa Trump, dando seguito a quanto promesso in campagna elettorale, sta attuando una politica estera spregiudicata in cui adopera strumenti di politica commerciale con finalità strategiche. Utilizza il peso della prima economia del mondo per rendere plastica evidenza dei paesi più vicini (gli amici) e di quelli più lontani (nemici?).

I DAZI AMERICANI INONDERANNO L’EUROPA DI MERCI CINESI

Ma qual è l’effetto immediato e a medio termine di queste operazioni? La Banca centrale europea ha elaborato uno studio secondo il quale i dazi statunitensi avranno l’effetto inondare i mercati europei di merci cinesi. A pesare, in questo caso, sono le tensioni tariffarie tra le due superpotenze, il secondo tempo di una partita iniziata già nel 2018.

“Allora, i dazi statunitensi sui beni cinesi provocarono un forte calo delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti e l’area dell’euro contribuì ad assorbire parte degli scambi deviati a causa dei dazi statunitensi (Gunnella et al., 2025). Tra il 2018 e il 2019, le importazioni dall’area dell’euro dalla Cina aumentarono di circa il 2-3%”, si legge nell’analisi della BCE.

DAZI USA – CINA PROROGA DI 90 GIORNI

Oggi la storia potrebbe ripetersi. All’inizio di questa settimana si è tenuto il terzo round di colloqui commerciali tra Usa e Cina a Stoccolma: la conclusione è stata una proroga dello stop agli aumenti dei dazi di altri tre mesi, per scongiurare tariffe al 135% a partire dal 12 agosto.

LE MERCI CINESI IN EUROPA POTREBBERO AUMENTARE DAL 7 AL 10%

L’analisi degli economisti della BCE considerano due scenari, un primo “severo” che prevede dazi statunitensi sui beni cinesi al 135%, come ipotizzato nelle proiezioni di giugno 2025. Secondo le stime della BCE le importazioni dalla Cina in Europa potrebbero aumentare di una percentuale che va dal 7 al 10% nel 2026.

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I MERCATI EUROPEI SONO UN’ALTERNATIVA NATURALE PER LE MERCI STATUNITENSI

“Diversi fattori suggeriscono che l’area dell’euro potrebbe subire un dirottamento delle esportazioni cinesi più consistente rispetto al 2018”, si legge nello studio della Banca Centrale Europea. Il primo è che “la composizione delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti e verso l’area dell’euro è simile, rendendo quest’ultima un’alternativa naturale”. Il secondo riguarda “i legami già consolidati nelle catene di approvvigionamento – che si sono ampliati dalla precedente guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti – e i continui aggiornamenti industriali in Cina (Al-Haschimi et al., 2024) che facilitano il dirottamento dei flussi commerciali”.

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Infatti, molte imprese dell’area dell’euro dipendono già dalle importazioni cinesi “oltre due quinti delle aziende nell’area dell’euro importano prodotti dalla Cina” e “circa il 75% di tutti i prodotti importati dai grandi Paesi dell’area dell’euro ha già almeno un fornitore cinese”. Il terzo punto sottolineato dalla BCE riguarda il fatto che la Cina ha già preparato il terreno per un ingresso più massiccio nei mercati europei attraverso investimenti nelle reti di vendita e distribuzione in Europa. A questo si aggiunge la svalutazione del renminbi cinese che rende i beni cinesi più economici e la capacità, degli esportatori cinesi, di assorbire ulteriori riduzioni della redditività.

IL CONTRIBUTO STATALE ALLE ESPORTAZIONI 

E, ultimo ma non meno importante, “le autorità cinesi hanno promesso un sostegno mirato per aiutare gli esportatori costretti a dirottare le merci verso il mercato interno o verso mercati terzi, il che potrebbe consentire ulteriori riduzioni dei prezzi.

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