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Oltreconfine

Oltreconfine: Kiev tiene Sumy ed esce da Ottawa, accordo RDC-Ruanda, tregua a Gaza?

Oltreconfine, la rassegna stampa internazionale a cura di Marco Orioles: crisi geopolitiche e accordi strategici, aggiornamenti chiave dalla guerra in Ucraina, dal conflitto tra RDC e Ruanda e dai negoziati su Gaza

Le truppe ucraine stabilizzano Sumy, Kyiv si ritira dalla Convenzione di Ottawa. Intesa di pace tra RDC e Ruanda con mediazione USA. Dermer a Washington per negoziati su Gaza e Iran.

OLTRECONFINE: LA SITUAZIONE A SUMY E IL RITIRO DI KYIV DALLA CONVENZIONE DI OTTAWA

Le forze ucraine hanno stabilizzato la situazione nell’oblast di Sumy, respingendo l’offensiva russa iniziata a maggio e volta a penetrare nelle regioni nord-orientali ed orientali dell’Ucraina. Secondo il Kyiv Independent, le truppe ucraine hanno avanzato vicino a Oleksiivka, a meno di 30 km da Sumy, e liberato Andriivka, precedentemente occupata dai russi all’inizio di giugno. L’avanzata russa lungo la linea Yunakivka-Yablunivka-Novomykolayivka-Oleksiivka-Kindrativka e al confine con l’oblast di Kursk sarebbe stata fermata, nonostante l’impiego da parte dell’esercito di Mosca di brigate d’élite, artiglieria a lungo raggio, aerei e droni d’attacco. Il presidente Zelensky ha confermato il successo delle operazioni, sottolineando il ruolo delle unità ucraine nel bloccare i piani russi. Tuttavia, la BBC riporta che il generale ucraino Oleksandr Syrskyi, durante una visita al fronte, ha evidenziato la necessità urgente di rafforzare le fortificazioni, criticando ritardi e la scarsa qualità di alcune strutture difensive. La situazione rimane altamente instabile, con combattimenti intensi vicino al confine amministrativo di Dnipropetrovsk, dove però non ci sono stati sfondamenti russi. Mosca ha comunque intensificato gli attacchi con droni e missili, colpendo Sumy con pesanti bombardamenti, come l’attacco del 13 aprile che ha ucciso almeno 34 persone. Come riferisce ancora la BBC, Putin ha dichiarato di non avere l’obiettivo di catturare Sumy, ma non lo esclude, e ha confermato la creazione di una zona cuscinetto di 8-12 km al confine. Intanto il 29 giugno, come riporta Defense News, il presidente Zelensky ha firmato un decreto per avviare il ritiro dell’Ucraina dalla Convenzione di Ottawa, che vieta l’uso, la produzione e lo stoccaggio di mine antiuomo. Il ministero degli Esteri di Kyiv ha definito la scelta “difficile ma necessaria”, sottolineando che la Russia, non firmataria della convenzione, utilizza mine su larga scala contro militari e civili. La decisione richiede tuttavia la ratifica parlamentare e la notifica alle Nazioni Unite, con un’efficacia prevista sei mesi dopo. L’Ucraina è attualmente il paese più minato al mondo, con stime che secondo Defense News indicano fino a 30 anni per la bonifica. Altri paesi Nato geograficamente vicini alla Russia come Lettonia, Lituania, Finlandia e Polonia hanno recentemente abbandonato la convenzione, citando tutti la minaccia posta dal Paese aggressore. Tuttavia le organizzazioni per i diritti umani, come Human Rights Watch, hanno criticato tali decisioni per i rischi a lungo termine posti ai civili, specialmente bambini, a causa della persistenza delle mine sul suolo e la loro deflagrazione anche a distanza di anni dalla posa.

ACCORDO DI PACE TRA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO E RUANDA

Il 27 giugno la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il Ruanda hanno firmato un accordo di pace a Washington per porre fine a un conflitto trentennale nell’est del Congo che era scoppiato già ai tempi del celeberrimo genocidio ruandese del 1994. Come sottolinea Al Jazeera, l’accordo è stato mediato dagli Stati Uniti e dal Qatar ed è stato siglato dai ministri degli Esteri della RDC Therese Kayikwamba Wagner e da Olivier Nduhungirehe del Ruanda. Esso prevede il ritiro delle truppe ruandesi entro tre mesi, la neutralizzazione di gruppi armati come l’FDLR, e un quadro di integrazione economica regionale entro 90 giorni. La mediazione Usa, guidata dal Segretario di Stato Marco Rubio e dal consigliere Massad Boulos, è stata cruciale: Rubio ha definito l’evento “un momento importante dopo 30 anni di guerra”, sottolineando che “permette alle persone di sognare una vita migliore, prosperità e opportunità economiche”. Dal canto suo Trump ha celebrato l’intesa come un “trionfo storico”, dichiarando, con parole riportate da Nbc News: “oggi, la violenza e la distruzione finiscono, e l’intera regione inizia un nuovo capitolo di speranza e opportunità” Come evidenzia Cbs News, il vicepresidente Usa Vance ha elogiato il ruolo di Trump, definendo l’accordo un “nuovo inizio di prosperità e pace”. Tuttavia, come sottolinea Al Jazeera, l’accordo appare sin dal principio fragile in quanto non include il gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, che controlla città chiave come Goma e Bukavu. Analisti come Christian Moleka, citato da Nbc News, avvertono inoltre che l’intesa non affronta crimini di guerra e giustizia per le vittime, rischiando di non garantire una pace duratura. Come rilevano sia Nbc News che Al Jazeera, l’aspetto centrale dell’accordo è l’accesso degli Usa ai minerali critici della RDC, come cobalto, litio, rame, tantalio e oro, essenziali per tecnologie come smartphone e jet da combattimento. Trump ha sottolineato il vantaggio economico per gli Usa, stimato in 24 trilioni di dollari: “stiamo ottenendo per gli Stati Uniti – ha dichiarato – molti dei diritti sui minerali del Congo”. L’intesa va messa in relazione alla competizione con la Cina, che domina il settore minerario congolese, in particolare nella raffinazione del cobalto, di cui, come ricorda Nbc News, Pechino controlla la maggior parte della fornitura globale. L’accesso ai minerali è negoziato separatamente tra Usa e RDC, con il Congo che vede l’America come un “partner affidabile” per la sicurezza e gli investimenti.

LA VISITA DEL MINISTRO ISRAELIANO DERMER A WASHINGTON

Come riferisce il Jerusalem Post, il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer è arrivato ieri a Washington per discutere con l’amministrazione Trump di un cessate il fuoco a Gaza, delle tensioni con l’Iran e della visita programmata del primo ministro Netanyahu alla Casa Bianca. La visita di Dermer avviene nel contesto delle forti pressioni Usa sullo Stato ebraico affinché ponga fine alla guerra nella Striscia: come evidenziato da un funzionario Usa e un diplomatico arabo citati dal Times of Israel, l’amministrazione Trump intende spingere Tel Aviv a concludere un accordo prima della visita di Netanyahu, prevista per il 7 luglio. Stando a quanto scrive Middle East Monitor, dopo aver parlato il 27 giugno con alcune persone coinvolte nei negoziati, Trump ha dichiarato che un cessate il fuoco a Gaza è “vicino” e potrebbe essere raggiunto “entro la prossima settimana”. Dal canto suo la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha sottolineato che porre fine alla guerra a Gaza è una priorità per il presidente, che mantiene una “comunicazione costante” con Netanyahu e considera “straziante” la sofferenza di entrambe le parti. Come ricorda il Times of Israel, i principali ostacoli al cessate il fuoco includono la richiesta di Hamas di una fine permanente della guerra, in contrasto con la preferenza di Israele per una tregua temporanea che consenta di riprendere i combattimenti, e la questione della distribuzione degli aiuti umanitari. A tal proposito Hamas chiede il ritorno ai vecchi meccanismi di distribuzione o un nuovo sistema per sostituire la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), l’organizzazione sostenuta da Usa e Israele che ha tagliato fuori le Nazioni Unite e le Ong attive nel territorio ma anche Hamas, accusato di sottrarre gli aiuti e rivenderli a caro prezzo ai gazawi. I mediatori egiziani e qatarioti hanno proposto una soluzione ponte per avvicinare la proposta dell’inviato Usa Steve Witkoff alle richieste di Hamas, ma Israele ha preferito inviare Dermer a Washington invece di una delegazione al Cairo, come richiesto dai mediatori. Trump ha anche espresso critiche al processo per corruzione contro Netanyahu in corso in Israele, definendolo una “caccia alle streghe” che interferisce con i negoziati su Gaza e Iran, scrivendo su Truth Social che “la farsa della ‘giustizia’ interferirà con le negoziazioni con Hamas e Iran”. Netanyahu ha ringraziato Trump, dichiarando: “Insieme, renderemo il Medio Oriente grande di nuovo!”.

 

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