Giovanni Manildo, avvocato civilista ed ex sindaco di Treviso, è il candidato unico del campo largo del centrosinistra per la presidenza del Veneto. Ecco il suo profilo
La sfida è gigantesca: battere il centrodestra in Veneto non è cosa da poco. Ma Giovanni Manildo ci è già riuscito nel 2013, quando il “panda da combattimento” del centrosinistra, come lo si chiamava scherzosamente ai tempi della campagna elettorale per Treviso, strappò la città al leghista Giancarlo Gentilini, interrompendo al ballottaggio un dominio ventennale.
Riformista, dialogante, abile a tessere alleanze, capace di ascoltare ma anche rigoroso sui principi, sarà lui a contendere ad Alberto Stefani lo scranno più alto di Palazzo Balbi. “Dopo il Veneto di uno, costruiamo il Veneto di tutti” è lo slogan su cui s’impernia la sua campagna. Il riferimento è chiaramente alla fine dell’era Zaia, secondo Manildo un’opportunità per provare a occupare lo spazio politico nello storico feudo del centrodestra.
CHI È GIOVANNI MANILDO
Trevigiano, classe 1969, è laureato in Giurisprudenza all’Università di Padova. Ex boy scout, tenente nel 16° Reggimento di Belluno degli Alpini, inizia la carriera forense come avvocato civilista, fondando insieme al padre uno studio specializzato in diritto societario e ambientale, con un focus sulle comunità energetiche.
IL DEBUTTO IN POLITICA COL PD
Manildo entra in politica attiva nei dem locali, inaugurando un percorso di chiara matrice riformista e consolidando nel tempo i rapporti con la componente renziana. Consigliere comunale nel 2008, diviene segretario cittadino del Pd nel 2009 e nel 2012 vince le primarie che gli aprono la strada per la candidatura a primo cittadino di Treviso.
SINDACO DI TREVISO DAL 2013 AL 2018
Protagonista di un clamoroso ribaltone elettorale nel 2013 ai danni della Lega, guida Treviso dal 2013 al 2018 col sostegno di una maggioranza composita — dai centristi alla sinistra radicale — e avvia interventi visibili nella riqualificazione delle piazze, nell’ampliamento delle aree pedonale e inaugurando un’intensa stagione culturale. Il mandato, però, non è privo di contrasti, dalle polemiche sul patrocinio al Gay Pride ai cantieri contestati fino al tema dei parcheggi, che ha alimentato critiche e proteste.
BATTUTO DA MARIO CONTE NEL 2018
La ricandidatura del 2018 si chiude con una sconfitta al primo turno a favore di Mario Conte (Lega). Manildo lascia la politica attiva dopo sei mesi all’opposizione: è l’unico sindaco della recente storia “dem” di Treviso a non aver ottenuto il secondo mandato. Da allora si concentra sullo studio professionale — oggi parte di Emme7G Pro — e su attività di consulenza in diritto societario e ambientale.
CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DEL VENETO
Manildo torna in campo dopo l’esperienza da sindaco e una parentesi di riflessione lontano dalla politica attiva. Renziano ma rimasto in seno ai dem, guiderà una coalizione molto ampia che comprende Pd, M5S, Avs e molte sigle civiche in rappresentanza dell’ala centrista ma anche delle forze più radicali: oltre ai partiti sono in campo le liste Uniti per Manildo, Volt Italia, Pace Salute Lavoro e Le Civiche Venete.
A 56 anni, rilancia una campagna itinerante attraverso piazze, ospedali, scuole, fabbriche, con al centro il rilancio della sanità pubblica, le politiche per i giovani e il lavoro, l’emergenza abitativa, e poi ambiente, cultura, competitività e sviluppo regionale.

