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Enrico Grosso

Giustizia, Enrico Grosso presidente del comitato per il “no” al referendum. Il profilo

Sarà il costituzionalista Enrico Grosso a guidare il fronte del “no” in vista del referendum confermativo sulla riforma della giustizia

Dopo l’approvazione di ieri della riforma Nordio sulla giustizia alla quarta e ultima lettura in Senato, l’Associazione nazionale magistrati ha annunciato il nome del presidente onorario per il “no” al referendum confermativo previsto per la prossima primavera: sarà Enrico Grosso

CHI È ENRICO GROSSO

Enrico Grosso — 59 anni, avvocato e professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Torino — è la figura scelta dall’Associazione Nazionale Magistrati per guidare la componente “laica” nella campagna per il No al referendum sulla separazione delle carriere.

Figlio del noto giurista Carlo Federico Grosso e figura vicina alle correnti di sinistra della magistratura e accademico di lungo corso, si è formato nel capoluogo piemontese sotto la guida di Gustavo Zagrebelsky. Professore negli atenei di Lecce, del Salento e del Piemonte Orientale, e di lì a Torino, vanta una lunga produzione scientifica sui temi costituzionali, la cittadinanza e il rapporto tra corti e politica

PRESIDENTE DEL COMITATO PER IL NO

Grosso affiancherà il giudice Antonio Diella – che sarà invece il presidente esecutivo – nel neonato “Comitato a difesa della Costituzione”. La sua candidatura è emersa dopo la rinuncia del celebre penalista Franco Coppi, superando le resistenze di Magistratura Indipendente, che ha richiesto anche il divieto di iscrizione a “persone che abbiano o abbiano avuto incarichi in partiti politici o in associazioni con esplicite finalità elettorali”, il che ha escluso automaticamente varie alternative di rilievo, tra cui quella di Gianrico Carofiglio.

Figura pubblica laica chiamata a parlare al mondo accademico, all’avvocatura e all’opinione pubblica non togata, oppone considerazioni di carattere intrinseco alla riforma Nordio – a suo dire “mistificatoria e soprattutto inutile”, come chiarisce nell’intervista di oggi su la Repubblica.

LE RAGIONI DEL “NO” ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

La tesi centrale è che la separazione delle carriere e le modifiche al CSM non perseguano la soluzione dei problemi concreti, né che il vero obiettivo sia la separazione delle carriere, quanto piuttosto una ridefinizione del ruolo del Csm che può indebolire l’autonomia della magistratura e, con essa, la tutela dei diritti dei cittadini.

Tra gli aspetti più contestati dalla sua analisi figura il meccanismo del sorteggio per la composizione di parti dei nuovi organi di governo della magistratura: un “esperimento” che, per Grosso, incide sul principio di competenza e svilisce le funzioni di alta amministrazione demandate al Consiglio.

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